1 – TAX CREDIT E CINEMA
5 Giugno 2014E’ stato approvato il decreto cultura, con più incentivi ai film stranieri, fino a 10 milioni per ogni film straniero girato in Italia, è aumentata anche la cifra totale del tax credit da 100 a 115 milioni di euro, ma come funziona per i prodotti indipendenti?
Non molto bene, funziona più per i prodotti medi per i film-commedia dove è più facile incassare se hai una confezione importante, e anche per i grossi film cooprodotti, ma l’apporto massimo di un milione di euro non permette investimenti decisivi e molti film non partono perché mancano di altri soldi. Come funziona la tax credit?
Ci risponde Ester Corvi di Milano Finanza, un milione di euro può costituire il 40% di un budget di 2,5 milioni di euro e su questo importo di un milione di euro, il 40% può essere recuperato in crediti fiscali e il finanziatore può pretendere di essere il primo a beneficiare degli utili generati dal film.
Gli operatori stanno attendendo i decreti attuativi che probabilmente spiegheranno nel dettaglio certe cose controverse. Alcune banche sono entrate nel settore come la Bnl (gruppo Bnp Paribas), la Popolare di Vicenza, il Credito Valtellinese, Cariparma e IntesaSanpaolo. Secondo qualcuno bisognerebbe costruire un apposito fondo a cui diversi investitori potrebbero contribuire diversificando il rischio perché il cinema è fatto, come sappiamo di prototipi.
Gli operatori del settore ci dicono che però bisognerebbe alzare il tetto del tax credit per attrarre produzioni estere, da un milione a 5 milioni, nel decreto cultura è stato alzato il tetto per coloro che vogliono girare in Italia soprattutto a Cinecittà, da 5 milioni a dieci, però in definitiva gli investimenti delle banche costituiscono una parte minimale dei progetti ad alto budget, mentre per i progetti a basso budget difficilmente ci entrano, se a questo aggiungiamo che i privati non sono così motivati almeno per il momento, vediamo che il tax credit ha un effetto meno dirompente del previsto, occorre però (e questo è un grosso deficit del Decreto Cultura), vedere attraverso un monitoraggio puntuale e anche un elenco delle produzioni che lo percepiscono, l’andamento effettivo di questo tax credit, e soprattutto se va solo e sempre ai soliti nomi, o addirittura si creano delle società che non solo collegabili alle produzioni.
A mio parere è necessario alzare al 60% la quota di defiscalizzazione per i film difficili e dare la possibilità anche al cinema indipendente di concorrere a queste detrazioni fiscali con distribuzioni che si avvalgono del beneficio.
giancarlo sartoretto