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Il pugile e la ballerina

Fabio è un pugile che sta consumando la possibilità di una carriera sportiva all’inizio promettente,
ora destinata al fallimento.
Enzo è omosessuale, Fabio non lo è per niente.

Regia: Francesco Suriano

Interpreti: Marcello Mazzarella, Enzo Mazzarella, Fabio Mattei, Peppino Mazzotta

Sceneggiatura e soggetto: Marco Saure e Francesco Suriano

Direttore della fotofrafia : Alessio Gelsini

Scenografia: Bruno Colella

Costumi: Caterina Nardi e Claudio Vaccaio

Montaggio: Natalie Cristiani

Musica: Giuseppe Napoli

Produttore: P.F.A, Films

Produzione esecutiva: Caro Film

Durata: 90 min.

Anno: 2008


Enzo e Fabio sono una strana coppia. Vivono assieme in una grande casa al centro di Roma.

Enzo è diventato un grande esperto e abile mercante d’arte del Novecento.
Fabio è un pugile che sta consumando la possibilità di una carriera sportiva all’inizio promettente, ora destinata al fallimento.
Enzo è omosessuale, Fabio non lo è per niente.

Dunque la loro è una vita difficile: Enzo rispetta Fabio, Fabio rispetta Enzo, ma le loro tensioni contrapposte sono destinate ad esplodere in conflitti tanto violenti quanto irrazionali.

E’ la storia di cinque anni di amore univoco, senza speranza.

Anche Osho e Carletto sono una strana coppia: passano le giornate facendo piccole truffe. Per compiere i loro imbroglio si fingono poliziotti, girando insieme sulla loro autocivetta per le strade del centro. Il loro è un rapporto di irrisolta sopraffazione: Osho riesce a far commettere qualsiasi cosa a Carletto, che lo teme.

Le due coppie vivono una vita parallela fatta di incomprensione e violenza. Ognuno di loro è a suo modo infelice e irrisolto, vittime della loro solitudine maschile!

Ottimo esordio alla regia per Francesco Suriano al suo primo lungometraggio.
Il regista ci propone un film intenso e vitale sui rapporti umani, un buon esempio di come nel cinema non siano tanto le storie che si raccontano a provocare interesse quanto “come” vengono raccontate.
Il film ci dà testimonianza di uno spaccato molto bello e vivo di Roma, una Roma rumorosa, stretta in un quartiere in cui le persone vivono in piazza e nella loro vita ripetitiva, si incontrano spesso, si osservano e sono solidali.

Il pugile e la ballerina narra due storie. Una vera, recitata dai veri protagonisti, Enzo e Fabio, unici due non-attori del cast e una storia di invenzione, quella di Osho e Carletto, interpretata da due attori.
Il regista crea così un paradosso sulla realtà, in cui la storia surreale di Enzo e Fabio che sembra essere frutto di invenzione è una storia veramente accaduta, intensamente vissuta dai due protagonisti e riportata da loro stessi sullo schermo, mentre la storia di Osho e Carletto che ha in sé qualcosa di plausibile e credibile è invece una storia inventata.
Fin qui può sembrare il classico dramma un po’ melenso sull’amore non corrisposto, sulla sensibilità incompresa di un omosessuale, su rapporti nevrotici e morbosi.

In realtà il film si mantiene fresco e asciutto nonostante la profondità e la complessità dei temi trattati, l’intera vicenda è raccontata con misura ed equilibrio, esponendo solo gli eventi.
Tutti i drammi profondi, le ferite e i sentimenti vengono lasciati sotto intesi, affidati alle sfumature delle parole, alle espressioni del volto e ad alcune inquadrature molto evocative.

L’amore erotico che Enzo nutre per Fabio non sarà mai ricambiato se non con un affetto di sincera amicizia e viene interpretato con grande dignità, senza mai sfociare in scenate melodrammatiche, anzi c’è sempre una vena ironica accattivante e profondamente umana.
Enzo vive questo amore impossibile con una intensità coinvolgente, ma ciò che conquista è quel suo modo di raccontarsi, senza mai prendersi troppo sul serio, con quella vena di autoironia che nelle situazioni difficili e dolorose è segno di grande saggezza.
Anche il rapporto tra Osho e Carletto viene sviluppato senza inutili commozioni e buonismi. Persino Osho, personaggio oscuro e negativo ha in sè una irrazionalità molto umana e sorpendente che ce lo rende estremamente simpatico e vicino.

Enzo e Fabio, che recitano se stessi, sono molto bravi pur non essendo attori e riescono a restituire sullo schermo tutta l’energia e la vitalità delle emozioni e dei sentimenti con cui hanno vissuto la loro storia.
Ottimo il lavoro svolto per far sì che la loro recitazione assolutamente amatoriale potesse amalgamarsi e mescolarsi con la recitazione sicura e efficace degli ottimi attori di cui il cast è composto.

Cecilia Spaziani