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IL TAX CREDIT DALLA LEGGE ALLE DISPOSIZIONI APPLICATIVE

15 Giugno 2018

ART 15 LEGGE 220

Credito d’imposta per le imprese di produzione

1. Alle imprese di produzione cinematografica e audiovisiva

è riconosciuto un credito d’imposta, in misura non

inferiore al 15 per cento e non superiore al 30 per cento

del costo complessivo di produzione di opere cinematografiche

e audiovisive.

2. Nella determinazione dell’aliquota del credito d’imposta,

il decreto di cui all’articolo 21 prevede comunque

che:

a) per le opere cinematografiche  è prevista l’aliquota

del 30 per cento;

b) per le opere audiovisive, l’aliquota del 30 per

cento può essere prevista in via prioritaria per le opere

realizzate per essere distribuite attraverso un’emittente

televisiva nazionale e, congiuntamente, in coproduzione

internazionale ovvero per le opere audiovisive di produzione

internazionale; per le opere non realizzate in coproduzione

internazionale ovvero che non siano opere audiovisive

di produzione internazionale; per le opere in cui il

produttore indipendente mantiene la titolarità dei diritti in

misura non inferiore al 30 per cento, secondo le modalità

previste nel medesimo decreto di cui all’articolo 21.

3. Per le altre tipologie di opere audiovisive, l’aliquota

è determinata tenendo conto delle risorse disponibili

e nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi previsti

dall’articolo 12.

DISPOSIZIONI APPLICATIVE IN MATERIA DI CREDITI DI’IMPOSTA ART. 15 220/16

Si vuole lo sviluppo la crescita e l’INternazionalizzazione delle Imprese, e quindi nuovi autori, nuove imprese, innovazione tecnologia e manageriale ed evoluzione nelle politiche commerciali, si vuole promuovere il merito, il mercato e la concorrenza. “Cosa vuoi più dalla vita” e si va avanti con questo entusiasmo burocratico e intanto si complicano normative da renderle inapplicabili.

Sviluppo e Crescita non mi sembra che ce ne sia nel cinema e internazionalizzazione delle imprese ancora meno, di autori ce ne sono una caterva che non arrivano al secondo film però completamente mangiati da un sistema burocratico mercantilistico, nuove imprese proprio no, innovazione tecnologica e manageriale ed evoluzione nelle politiche commerciali stiamo a zero, il merito il mercato non te lo dà perché il mercato non c’è e quindi non essendoci non può promuovere nessuna concorrenza, è vero che ci sono incentivi per ideazione, scrittura sviluppo, produzione distribuzione, diffusione, ma non si sa come fare, il produttore per poter fare una domanda visto questo livello di burocrazia è costretto a dire cose mendaci con il rischio di essere escluso per 5 anni anche per falsa documentazione, hanno talmente falsificato la realtà di settore che se non spari qualche cavolata non ne vieni fuori vivo.

Il produttore indipendente è colui innazitutto che svolge attività di produzione audiovisiva e non è controllato da, ovvero collegato a, fornitori di servizi di media audiovisivi se per un periodo di 3 anni non destina più del 90% della propria produzione ad un solo fornitore (invece di essere così farraginoso basta dire che produce sempre col solito fornitore).

I diritti primari sono relativi allo sfruttamento di una opera audiovisiva in Italia sulla reti di comunicazione elettronici, i diritti secondari riguardano lo sfruttamento delle produzioni audiovisive all’estero

L’art 2 (Oggetto e Requisti) ci dice che sono ammessi ai benefici i produttori indipendenti che abbiano sede legale nella SEE (SPAZIO ECONOMICO EUROPEO) OSTREGA!

Chi se l’è inventata questa formula? Che abbiano capitale sociale minimo interamente versato ed un patrimonio netto di € 40.000, che siano in possesso di classificazione ATECOj591, devono avere nazionalità italiana e i requisiti di eleggibilità culturale alla Tab A e qui si parla di opere cinematografiche, di opere audiovisive per mezzo di un fornitore di servizi di media televisivi.

I crediti di imposta e le altre misure pubbliche di sostegno pubblico non possono superare la misura del 50% del costo dell’opera, l’altro 50% del costo deve essere finanziato privatamente, però in certi casi è elevato al 100 % del costo complessivo per le opere difficili, tipo quelle in coproduzione DAC, e opere di animazione non in grado di attrarre risorse finanziarie significative del settore privato (per dire che non ti c…onsidera nessuno), poi film che abbiano avuto i contributi selettivi che anche loro essendo troppo difficili non li considera nessuno, ma che saranno sti film difficili: staranno per 50 minuti ad inquadrare un uomo che si gratta le unghie sul muro?! E con un costo complessivo di produzione di 2.500.000 ovvero i film distribuiti in contemporanea in un numero di sale cinematografiche inferiore al 20%… del quadrato dell’ipotenusa. (E’ troppo complicato)!

1a parte Gian Sart

Seconda parte articolo

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