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LE TRE VIE DELL’UOMO

31 Dicembre 2015

Da tutti gli infiniti discorsi orali o scritti di saggezza umana, i tre percorso più frequenti nell’esistenza umana sono:

  1. Il percorso dal verso sbagliato;
  2. Il percorso dell’appiattimento e dell’indifferenza;
  3. Il percorso dal verso giusto.

Cominciamo dal punto 1) il percorso dal verso sbagliato. Succede che la natura umana abbia determinate caratteristiche fisiche, psicologiche funzionali alla propria riproduzione in ambiente ostile, non tener conto da dove si viene, quale sia la realtà che si vive, fa si che molti individui facciano tutto ciò che è sbagliato e che viene disapprovato dall’istinto di sopravvivenza anche quando si dice di voler esaltare il proprio istinto rispetto ad una ”cultura” che lo depriva.

Il verso sbagliato ad es. si prende quando si pensa che la vita nostra sia una continua e grande festa, una carnevalata che non ha mai fine e che tutto sia eccitazione, sentimento e passione. E’ vero che bisogna cavalcare tutto ciò che puo’ farci conoscere meglio la realtà, il mondo, provare le nostre verità per crescere anche dentro di sé e conoscersi meglio e soprattutto per sviluppare il massimo di sé senza “bruciarsi”.

Però sono tanti che percorrono il verso sbagliato pensando che sia quello vero e nei rapporti umani finiscono per fallire quasi tutti, non si accorgono degli altri e rischiano di essere egocentrici, non vedono la direzione delle cose, si intrufolano in situazioni sbagliate e le accentuano e invece di attenuarle, cioè fanno tutto ciò che non dovrebbero fare e finiscono per trovarsi con un pugno di mosche in mano…anche se molti di questi comportamenti sono anticipatori rispetto a ciò che deve avvenire o percorsi artistici che a volte finiscono nell’autodistruzione o nell’emarginazione.

Il secondo percorso in sé è giusto solo che invece di mantenerlo vivo, lo si uccide ogni giorno crescendo in abitudini, conformismi, grigiori. Di per sé la vita non ci esalta nel quotidiano, anche perché è l’infanzia che ha bisogno di stimoli per crescere questo non significa però che non ci debbano essere più stimoli e che ci si annulli sui figli non dando a loro più niente di sé ma accontentandoli su tutto anche perché a volte il dovere diventa tutto sacrificio e dis-piacere.

Per mantenersi vivi e quindi per essere in grado di comunicare qualcosa di vivo ai figli non bisogna rinunciare a vivere o appiattirsi fino al punto di diventare un essere meschino, falso, non autentico, doppio, incapace di un qualcosa che possa essere vero diventando un esempio poco esaltante, non ha coraggio, preferisce il compromesso spesso disonorevole gli manca ogni senso di dignità, prende quello che gli danno e se gli danno meno prende quello, vede gli altri in maniera superficiale tratta tutto rimanendo nell’esteriorità e il fatto di non approfondire può essere letale anche per se stesso, non si accorge dell’ambiente intorno a se, di ciò che mangia, non si interessa alla politica se non per avere un interesse immediato, un favore, uno scambio, tutta la vita la considera uno scambio, una convenienza, non si esce da una certa ristrettezza fino al punto che ogni cosa ha un suo valore economico e fuori da quel valore non esiste niente, è un tipo anafettivo, non riesce a provare grandi emozioni, sentimenti, passioni, e l’unica passione un po’ irrazionale diventa uno sfogatoio, il calcio della domenica, parla per ore di cose che non sanno di niente di un argomento sterile e vuoto, si riempie di parole inutili. E quando diventa vecchio si attacca ai soldi.

Il percorso del verso giusto è quel percorso che ci permette di crescere e di arrivare a dei risultati positivi in cui si ha la percezione di questo sviluppo mentale, di non andare a vuoto, di raccogliere ciò che si semina.

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