Passiamo invece ai finanziamenti indiretti che non valutano il progetto ma la capacità manageriale della produzione attraverso la compensazione dei debiti fiscali.

Naturalmente avendo nel progetto filmico nomi di prestigio, registi di grido è più facile ottenere il tax credit da investitori esterni (che non hanno niente a che vedere col cinema) mentre ci sono anche i vari tax credit interni per le imprese di produzione e distribuzione cinematografica, per gli  esercenti cinematografici, le imprese di produzione esecutiva e post-produzione (si tratta di tax credit interno dalla filiera cinematografica).

Il tax shelter invece riguarda gli utili cinematografici reinvestiti e non ha avuto molto successo come istituto.

Spero di aver dato qualche lume, rimane una materia in cui bisogna però anche avere competenza perché i vari disegni di legge si butteranno  sui vari istituti sulle percentuali senza che la gente fuori, capisca molto di tutto

Se noi pensiamo che un progetto costa 100 e solo 49 dovrà riguardare l’investitore esterno e di questo 49 solo il 40% potrà avere il Tax Credit, mentre il produttore potrà cedere fino al 70% degli utili, parliamo di cose da esperti, se poi 51% del 100 iniziale fa parte della quota produzione e su quel 100 iniziale ha diritto al 15% di tax credit interna, vediamo che l’affare si complica, mentre negli apporti del produttore è previsto anche eventuali finanziamenti diretti dal Mibact, altri Ministeri, Film Commission regionali, Comuni, constatiamo che la questione non è delle più semplici senza contare che nella CATEGORIA FILM DIFFICILI fino a 1.500.000 gli aiuti di stato possono aumentare fino all’80% del budget mentre per il film normali arriva al 50%.

GIAN E VERO SARTORETTO

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UN PO’ DI CHIAREZZA/2
UN PO’ DI CHIAREZZA
CRITICA…. DELLA RAGION CINEMATOGRAFICA
CINEMA E MEDIA….A FARE UNA LEGGE CHE SE RIMEDIA?
LA CRITICA AI DUE DISEGNI DI LEGGE SUL CINEMA DEL PD
CERCHIAMO DI CAPIRCI COSA VUOLE FARE IL PD con la legge sul cinema
Discussione punti all’attenzione per una LEGGE SUL CINEMA e l’audiovisivo
Primi punti di attenzione per una LEGGE SUL CINEMA

 

 

Nel post precedente abbiamo parlato di finanziamenti diretti sulla base di una valutazione del progetto da parte di una COMMISSIONE GIUDICANTE eletta dallo stesso MIBACT (Ministero Attività Culturali e Turismo) ma anche di ristorni governativi sulla base degli incassi (una percentuale che ritorna al produttore per tutti i  film di nazionalità italiana a prescindere dall’interesse culturale) e quindi possiamo parlare di finanziamenti automatici.

Nel primo caso l’impresa deve fare una domanda online (telematica) nelle tre sessioni annue (quadrimestrali) a gennaio, maggio e settembre, chiede l’interesse culturale e in subordine anche un finanziamento  e per la richiesta si paga una tassa al Mibact. Il finanziamento è una percentuale del budget (costi ammissibili): qualcuno chiede soltanto l’interesse culturale e paga una tassa minore.

Prima della legge del 1994 di Veltroni, le Commissioni erano formate da rappresentanti delle varie categorie (anche sindacali) che lavoravano nel cinema, dopo Veltroni sono diventate più ministeriali e contava molto l’influenza politica che tradotto vuol dire RACCOMANDAZIONE di serie A, B, C1 C2 CI LORO. Era una graduatoria di chi aveva il politico più potente e influente del momento e cosi è andato avanti il cinema diciamo “pubblico” ovvero statale ovvero italiano (visti i ristorni)  e naturalmente questo valeva (vale) anche alla Rai,  per cui una sceneggiatura giaceva impolverata in qualche scaffale di Piazza Adriana fino a quando una telefonata provvidenziale la faceva tirar fuori dal mucchio, anche da sotto, facendo lavorare l’inserviente in mezzo alla polvere. Qualche nome grosso, se non mi ricordo male Ricky Tognazzi, fu bocciato in una di queste commissioni del Mibact e impiantò un casino tale a livello mass-mediologico che da allora subentrarono i punteggi automatici in parte per ridurre la discrezionalità che cmq c’era sempre, ma molto più nascosta (però cosi si finanziavano sempre i soliti noti).

Sull’INt. Culturale il Mibact non ci dice niente, ci dice genericamente ciò che non deve essere: commerciale! E’ il gioco delle due carte, mancando  la terza carta il gioco si fa meno duro, quindi dice in “negativo” ciò che non è (e quindi ci può essere di tutto in positivo; ecco che le raccomandazioni rientrano dalla finestra).

Secondo noi invece dovrebbe essere l’interesse culturale che giustifica un finanziamento, SEPPUR RIDOTTO, ed è non solo per lo sviluppo dell’indotto keynesianamente parlando,  ma per uno sviluppo del Made in Italy nel senso (e anche nel dissenso) di personaggi che hanno fatto grande l’italia (non solo stilisti) e quindi eroi, naviganti e santi, luoghi, turismo e prodotti etc,. E’ una promozione della cultura italiana tout court, diversa da quella industriale, ma anche sperimentazione, di linguaggi, di idee, di generi.

Detto questo la domanda è: come dovrebbero essere strutturate le Commissioni?

Secondo noi, innanzitutto da esperti, come dice anche Marco Bartoccioni, faccio un esempio: se uno è specializzato in film horror, ne ha visti, schedati e analizzati una montagna  è in grado di decifrare alla luce anche di tutti gli “aggiornamenti” filmici, le potenzialità di quel progetto horror presentato al Mibact (noi siamo tra l’altro per il superamento del concetto di opere prime, seconde, di contorno, o giovanili come ctg panda), la Commissione però deve essere “Plurale” e quindi formata da un editor, un esperto di promozione cinematografica (se l’idea cioè potrà conquistare un pubblico) un film-maker, uno sceneggiatore: meno i critici cinematografici perché sono più capaci ad analizzare  la storia del cinema che in cinema del presente (a meno che non abbiano una potenzialità in questo senso).

La moltiplicazione delle Commissioni contenuta nei ns 10 punti aggiunge quella “concorrenzialità” tra Commissioni che è sempre mancata in Italia e che ha finito nell’unica Commissione Nazionale esistente, col creare una influenza “aggiunta” anche per chi diceva che non c’era neanche quella principale.

GIAN E VERO SARTORETTO

(continua)

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 Quindi secondo il disegno di legge Franceschini testè licenziato dal governo sono previste poche imprese molto forti sul mercato, pochi autori consciuti attori famosi mentre gli altri dovranno cambiare mestiere.

Solo 15% di tutti sti soldi è destinato a finanziamenti selettivi attraverso la valutazione di 5 esperti.

Un motivo di dissenso però con La Brai sono i contributi alla carta stampata  e dell’editoria che sono diventati strategici nella manipolazione massmediologica e che sono utilizzati dai centri di potere.

Ci sono poi alcune questioni della Brai un po’ troppo ideologiche di quella cultura in nome della quali si aprono un sacco di rubinetti in cui si mantiene anche una mafia dei finanziamenti e dei privilegi partitocratici.

Su certe questioni si può essere post-ideologici e capire con disincanto quali soluzioni sono condivisibili e quali invece da combattere.

Spieghiamo alcune cose elementari

I finanziamenti statali al cinema italiano: quanti sono e quali sono

 

Soldi, che si spendono (non sempre bene) e soldi che si dovrebbero risparmiare. E’ un ritornello che spesso viene ripetuto nei dibattiti televisivi.

Alcuni costi, però, sono più nascosti rispetto ad altri più conosciuti come le auto blu, le province.

Facciamo un esempio. Chi va al cinema magari non se ne accorge ma all’inizio, nei cosiddetti titoli di testa, può capitare di vedere una scritta: “Film riconosciuto di interesse culturale” con il logo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali che sovrasta la dicitura.

Cosa significa? Perché un film come “La prima volta di mia figlia”, viene riconosciuto di “interesse culturale”?

Andiamo con ordine. Il Ministero, attingendo dal Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo), decide di sostenere economicamente i film italiani.

I PRINCIPALI FINANZIAMENTI.

I finanziamenti principali sono prima della realizzazione del film e dopo.

Il primo tipo viene stabilito dalla Commissione per la Cinematografia, composta da membri scelti dal ministero stesso. I commissari lavorano su base volontaria e non percepiscono alcun gettone di presenza.

La Commissione, prendendo visione della sceneggiatura del film, del cast e di tutti i particolari del film, decide di assegnare un punteggio discrezionale. Il massimo è 100 e, già per la sceneggiatura e il soggetto, il punteggio più alto è 45. Gli altri valori sono: componenti tecniche e tecnologiche (massimo 10 punti); qualità, completezza e realizzabilità del progetto produttivo (massimo 15 punti); punteggio automatico da 0 a 30.

Nel concreto, citiamo direttamente dal sito della Direzione Generale Cinema: «I progetti di nazionalità italiana che rispondano a requisiti di idoneità tecnica, qualità culturale o artistica e spettacolare sono riconosciuti di interesse culturale dalla Commissione per la Cinematografia. Su richiesta dell’impresa cinematografica produttrice, la stessa Commissione delibera anche l’attribuzione del relativo contributo al progetto riconosciuto di interesse culturale. Sono previsti contributi anche per lo sviluppo di progetti di film di lungometraggio tratti da sceneggiature originali o trattamenti (solo nel caso di documentari)».

EBBENE IL DISEGNO DI LEGGE DEL GOVERNO VUOLE ABOLIRE L’INTERESSE CULTURALE SOSTITUENDOLO CON PUNTEGGI E FINANZIAMENTI AUTOMATICI.

Giancarlo  Sartoretto

(continua)

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In sostanza ci dice la BRAI non si possono toccare gli interessi delle multinazionali della Comunicazione e delle Televisioni e con i soldi dei cittadini invece di finanziare la cultura finanziamo le imprese.

Ecco i punti allarmanti secondo la responsabile Cinema del PRC:

1- la legge equipara sotto tutti gli aspetti l’opera cinematografica a quella audiovisiva (e qui secondo me ci puo’ anche stare, soprattutto vista anche la recente e costosa tecnologia della distribuzione e visto che ormai la pellicola è superata) però la cosa inquietante sono i VIDEOGIOCHI.

Se pensiamo che il cinema spettacolare Usa si sta ispirando ai videogiochi?!?!?!

2- Il Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo sarà solo ministeriale, togliendo quindi tutti i rappresentanti delle varie categorie, praticamente la politica cinematografica sarà solo burocratica e di controllo politico (come l’associazione di Martha Capello). Questo lo dico io.

3- Lo Stato contribuisce secondo Franceschini, non tanto a promuovere la CULTURA ITALIANA NEL MONDO con ricadute sul turismo, bensì per l’evoluzione delle tecnologie e dei mercati nazionali ed internazionali: la cultura si mangia come i pomodori (non con cui si mangia) afferma la Brai. E’ come dire:”lo Stato finanzia gli 0spedali pubblici per aiutarli a trasformarsi in cliniche private”.

Questa è la filosofia del disegno di legge Franceschini (senza contare secondo me che il cinema Usa ha un potere finanziario mondiale e l’Italia è un piccolo Paese, che assomiglia a un mercato rionale, può fare solo il solletico.

4- Il capitolo Finanziamenti è ancora + doloroso: l’85% del fondo è destinato al TAX CREDIT e ai finanziamenti automatici CHE SALVAGUARDANO I SOLITI NOTI.

I contributi automatici verranno dati all’impresa in relazione alle opere cinematografiche e audiovisive precedenti (leggermente attenuato) perché tra i criteri è previsto l’aver vinto a Venezia e a Cannes e non al Festival del Cinema Indipendente di Foggia.

Poi ci saranno dei decreti (altri) attuativi: si arriverà al punto che un film-maker pagherà per essere preso in una grande rassegna cinematografica perché farà punteggio e curriculum.

Quindi sopravviveranno i produttori di film commerciali e chiuderanno tutte le imprese indipendenti che tentano di produrre film di qualità.

E ci ricorda la cara Stefani che la “TERRA TREMA” di un certo (non si capisce bene  chi è) Lucino, Vischan…Luchino Visoconti, fu  un flop al botteghino…e qualcuno (esaltato) lo considera (per fortuna sono in pochi) uno dei capolavori della storia del cinema mondiale…pensa che coraggio! 
Giancarlo Sartoretto

(continua)

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Primi punti di attenzione per una LEGGE SUL CINEMA

 

Seguirà una risposta di Alessandro Verdecchi alla critica di Visalberghi (DOC.IT) per quanto riguarda l’intervento della Brai che privilegia la vecchia sala cinematografica rispetto ai NUOVI MEDIA, tra i quali ci sono anche i videogiochi.
Io però sono più d’accordo con la Brai rispetto a un Visalberghi di cui francamente non capisco la posizione essendo egli presidente di Doc.It, associazione storica in difesa del documentario che per sua natura è la produzione indipendente per eccellenza. Ma gli importa veramente la sorte del documentario visto che appoggia così palesemente i poteri forti? Forse ha degli interessi personali da difendere? (gian sart)

ALESSANDRO VERDECCHI!

Che i tempi siano cambiati non c’è dubbio . Che la Brai tende a chiudersi nella torre d’avorio è un vizio degli autori di cinema che segna il suo passo già da diversi decenni . Ma devo anche riconoscere a Stefania una straordinaria lucidità nell’analisi dei fatti . Che poi non tenga conto di quanto il mondo , il pubblico e mezzi di fruizione del prodotto cinema/audiovisivo siano cambiati , bhe è ovvio e palese . Ci troviamo come sempre accade dalle nostre parti , lontani dalla realtà. Vado spesso in metropolitana e altri mezzi pubblici e vedere il 70% delle persone che smanipolano costantemente con il loro cellulare vedendo di tutto mi suggerisce che qualcosa forse è cambiato e il vecchio mondo di Stefania non se ne è ancora accorto . E’ anche vero che avere questa immensa fiducia nel decreto del governo Renzi mi sembra da pazzi . Possiamo dire che c’è la buona volontà di fare qualcosa per il nostro settore ma si perde in mare di rivoli e ripensamenti e ignoranze che possono solo essere risolte consultandoci e lavorando insieme . Come sempre ci sono dei così detti “professoroni” che senza conoscere bene la realtà che li circonda , dall’alto delle loro posizioni di potere, da accademici ,sentenziano e legiferano sulla base non di esperienza diretta ma di studi e statistiche e esempi francesi e guarda di là e guarda di qua . Guardiamo per bene in casa nostra e facciamo un passo avanti verso il futuro evitando di sognare troppo ma anche di cadere nel terrificante buio di sale semideserte che proiettano film “purtroppo” spesso inguardabili

Per Stefania Brai, responsabile nazionale di Rifondazione Comunista, il disegno di legge licenziato da Renzi e Franceschini rappresenta la fine del cinema indipendente e d’autore in Italia.

I due disegni di legge del Pd sono tra di loro molto diversi però si trovano d’accordo nell’  impedire una OFFERTA PLURALE (di cui al punto 2° dei nostri 10 comandamenti) che ribadisce anche la Brai – cancellando DI FATTO il Cinema Indipendente e d’autore.

Senza contare che il Disegno di legge Franceschini prrrevede la necessità di una marea di decreti attuativi e deleghe al governo, quindi lungaggini che possono strozzare definitivamente il cinema indipendente magari bloccando il tax credit per un lungo periodo.

Questa legge si ispira al modello francese di autofinanziamento, però alla fine siamo in …Italia e con l’evasione che c’è afferma pessimisticamente Stefania, saranno i cittadini a pagare per la differenza con lo scopo di finanziare i grossi produttori che non hanno nessun bisogno di essere finanziati.

E questa sarebbe già una stortura notevole, eppoi – prosegue la nostra – quello che hanno fatto Renzi e Franceschini non è neanche una tassa di scopo, cioè un prelievo “aggiuntivo” su tutti i soggetti che hanno dei proventi tramite il cinema…insomma pagheranno caro pagheranno tutto, i poveri cittadini, già specializzati in questa pratica.

Aggiungo io, si imita il modello francese all’Italiana che è ancora peggio di ciò che è esclusivamente italiano: non si deve premiare chi è già forte nel mercato MA CHI PER I MECCANISMI RISTRETTI DEl MERCATO NON POTREBBE MAI VEDERE LA LUCE (parlo di molti film indipendenti che rimangono nell’ombra).

Se il mercato è iperselettivo e premia il Cinema Usa perché è molto più costoso, anche perché viene distribuito in tutto il mondo, il costo può essere così ripartito tra più Paesi (questo meccanismo ha distrutto di fatto il cinema di genere italiano) e quindi solo e solo se,  si aggiunge LO STATO si manterrebbe l’offerta plurale, altrimenti il cinema italiano perderebbe una sua connotazione  culturale (ormai residua) per diventare commedia di intrattenimento che rifletterebbe la caratteristica degli italiani come un popolo di commedianti, e quindi capaci di fare e vedere solo quel tipo di cinema.

In questo modo si passerebbe alla dismissione del ruolo sociale dello Stato che diventa solo “STATO DEL MERCATO”.

Giancarlo Sartoretto

(continua)

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Discussione punti all’attenzione per una Legge sul cinema e l’audiovisivo

Primi punti di attenzione per una Legge sul cinema

Partiamo col disegno di legge Di Giorgi- Zavoli  E LA FIRMA DI 37 IMPORTANTI REGISTI:

  1. a) all’art. 8 il Disegno di legge Di Giorgi prevede le Commissioni per il Cinema formate da  componenti che durano in carica un anno;
  2. b) il disegno di legge Di Giorgi cmq prevede dei contributi automatici e dei contributi selettivi quest’ultimi attribuiti previa valutazione da parte della Commissione di cui all’art. 8.

Questo era l’impianto, della Di Giorgi in cui tra l’altro si creava IL CENTRO NAZIONALE DEL CINEMA con la sua governance, sulla quale ad esempio non è d’accordo l’ANAC (perché è troppo burocratica e ministeriale).

Anche i 100 autori sono critici oltre per la governance, anche perché manca del tutto dalla normativa,  il cinema indipendente.

Il Disegno di legge licenziato dal Governo l’altro ieri con i quattro premi Oscar di contorno, appare di più come un disegno di legge del Ministro Franceschini perché leggendo il comunicato stampa,  praticamente si collegherà in Parlamento con quello di Di Giorgi, quindi questo è un altro e fa delle modifiche rispetto a quello, molto importanti:

– innanzitutto è COLLEGATO alla Manovra di Finanza Pubblica dal titolo DISCIPLINA DEL CINEMA , DELL’AUDIOVISIVO E DELLO SPETTACOLO che promette soldi a palate.

E’ un FONDO AUTONOMO di 400 milioni di euro all’anno (+ di 150 milioni rispetto al FUS) ed è formato dal tax credit e da contributi automatici, audite, audite: QUINDI ELIMINA I CONTRIBUTI SELETTIVI promessi dal disegno di legge Di Giorgi.

Il Fondo  sarà ALIMENTATO sul modello francese DA VARI INTROITI ERARIALI di televisioni, distribuzione cinematografica, proiezione cinematografica, servizi di accesso a internet delle imprese telefoniche, quindi un 11-12 % dal gettito di IRES e IVA di questi settori.

Siccome prima non si parlava più di contributi selettivi ci si aspetta il peggio: difatti questo disegno di legge del governo Renzi-Franceschini intende ABOLIRE LE COMMISSIONI MINISTERIALI CHE DAVANO L’INTERESSE CULTURALE INTRODUCENDO UN SISTEMA DI INCENTIVI AUTOMATICI PER LE OPERE DI NAZIONALITA’ ITALIANA CHE TENGANO CONTO DEI RISULTATI ECONOMICI ARTISTICI E DI DIFFUSIONE.

Cmq avrà un suo percorso in Parlamento ( come detto) che si collegherà al Disegno di Legge di Giorgi.

Poi il comunicato stampa prosegue affermando che ci saranno forti  incentivi  per i giovani (categoria Panda)  e salvaguarderà le opere prime  e seconde, le start up  e le piccole sale. Come?

Non si sa? Visto che sono state abolite le commissioni e l’interesse culturale, chi vivrà vedrà.

Forse con la valutazione artistica del film, ma come verrà fatta?

Mi sembra leggendo il comunicato stampa che ci sia tanta confusione… forse perché ci sono poche idee.

I nostri dieci punti (allegati) VANNO IN TUTT’ALTRA DIREZIONE, al punto 2)   si vuole salvaguardare la moltiplicazione delle commissioni in maniera da sfuggire a UN CENTRO DI POTERE “RACCOMANDANTE””e un circuito di sale a cui dare il marchio di distribuzione dei film indipendenti, oltre ad altri punti fondamentali per permettere di esistere, di farsi notare e anche di guadagnare,  mentre invece questi due disegni di legge del Pd (duri a capire che il pubblico cinematografico è a sommatoria zero) possono favorire quella cinquantina di film all’anno (che non hanno neanche bisogno –paradossalmente- di una legge che tuteli il cinema). Mentre gli altri 50-60 indipendenti verrebbero eliminati dagli automatismi. Quindi hanno ragione i 100 autori a  preoccuparsi, ma noi dobbiamo convincere i ns parlamentari a modificare in profondità i due disegni di legge.

A me ad esempio non mi interessa assolutamente un CENTRO NAZIONALE DEL CINEMA E DELL’AUDIOVISIVO (centro di potere di cui si diceva prima). Per essere il più possibile sintetico (il documento si trova nella home page del Mibact (Direzione Generale del Cinema) gli altri punti sono:

– potenziamento di ben sei Tax Credit (forma indiretta di finanziamento mediante la leva fiscale);

– tax credit al 30 % anche a chi distribuisce cinema italiano a chi rinnova le sale, a chi incrementa il pubblico di film italiani, quindi distributori ed esercenti;

– si toglie l’interesse culturale ai progetti e lo si dà ai cinema storici e alle librerie  di cinema;

– nasce il Consiglio Superiore per il Cinema e l’Audiovisivo per le politiche cinematografiche;

– ci saranno decreti legislativi per il rispetto delle quote;

-sparisce la censura quindi le commissioni di revisione cinematografica;

– infine entro un anno avremo (per la gioia degli avvocati di cinema) IL CODICE DELLO SPETTACOLO.

Tutti questi ultimi punti sono condivisibili, meno che il Consiglio Superiore, però rimangono dei grossi interrogativi sui contributi automatici (a chi di fondo non ne ha bisogno perché già incassa con i film).

Giancarlo Sartoretto

(continua)

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Discussione punti all’attenzione per una Legge sul cinema e l’audiovisivo

Primi punti di attenzione per una Legge sul cinema

 

 

 

 

 

DISCUSSIONE PUNTI ALL’ATTENZIONE PER UNA LEGGE SUL CINEMA E AUDIOVISIVO
Produzione Cinematografica
1) Nuova definizione di film indipendenti:
– sono film indipendenti tutti i film considerati difficili per il low budget, fino ad un massimo di € 1.500.000,00 che non siano stati cooprodotti dalle televisioni nazionali ed equiparabili secondo il Mibact a film difficili.

2) Cinema Territoriale sul principio del local-global (storie locali per una distribuzione internazionale) attraverso:
a)  il decentramento delle commissioni del Mibact in macro regioni
TORINO x Piemonte, Vald’aosta, Liguria, Sardegna;
MILANO x Lombardia e Emilia Romagna;
VENEZIA x Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia;
FIRENZE x Toscana, Umbria, Marche;
ROMA    x Lazio, Abruzzi;
NAPOLI x Campania e Molise;
BARI      x Puglia e Basilicata;
PALERMO x Sicilia e Calabria.
b)  decentramento Rai per sfuggire all’influenza politica dei progetti;
qui immagino le sedi Rai decentrate che possono decidere anche di preacquistare il diritto di antenna oltre che ad offrire dei servizi legati alle loro potenzialità produttive, per intenderci la Rai di Udine non è la Rai di Torino.
c)  Film Commission funzionanti che si coordino tra di loro e burocraticamente (modelli e procedure uniformi) con il Mibact; 
il ruolo delle Film Comm. diventa fondamentale oltre che per i servizi che già conosciamo, nel sostegno al produttore per aiutarlo ad interagire  con sponsor del territorio, crowdfunding locale, amministrazioni comunali, promoz. del turismo (cineturismo) e finanziatori esterni grazie alla tax credit.
Le commissioni nelle macro regioni possono convivere IN MANIERA PARITETICA anche con una COMMISSIONE UNICA NAZIONALE.
Nella fase istruttoria l’essenziale è la sceneggiatura.

3) Abolizione del Reference System: 
– sistema di punteggio automatico che favorisce il finanziamento dei film dei soliti noti, dalla produzione, dal regista, agli attori fino alla troupe, bloccando di fatto il cambio generazionale.

4) Riforma del  Mibact, Direzione Generale del Cinema
a) abolizione dell’attuale sistema sviluppo progetti e al suo posto un concorso nazionale in cui si presenta solo un soggetto lungo e la relazione artistica dell’autore. La Commissione Unica Nazionale valuterà con meritocrazia i progetti di sviluppo.
b) tasse istanza in rapporto al budget del progetto;
Fino a € 1.500.000,00  la tassa è di € 200 per i lungometraggi, € 100 per i documentari e € 50 per i corti e sviluppo.
Fino a € 2.000.000,00  la tassa  è di € 600;
Fino a € 3.000.000,00 la tassa  è di €1.500,00 (importo progressivo)
Fino a € 5.000.000,00 la tassa è di € 3.000,00
Oltre €4.000,00.
c) le società che presentano progetti fino a € 1.500.000,00 possono avere un capitale sociale di 20.000 euro, 10.000 per chi presenta cortometraggi
d) semplificazione burocratica.
e) reintroduzione della formula produttiva che preveda la partecipazione ai costi di produzione, in misura non inferiore al 30 per cento dei rispettivi compensi, di  registi, soggettisti e sceneggiatori, attori e tecnici qualificati. Tale importo complessivo venga considerato tra le spese ammissibili ai fini della tax credit interna.
f) il film deve partire entro 12 mesi altrimenti scatta la revoca del finanziamento.

5) Tax credit film indipendenti: esterno fino all’68%, interno 30%.

6) Garanzie per Maestranze, tecnici e generici per il rispetto contrattuale della cifra concordata e sottoscritta dalle parti e segnalazione al Mibact in caso di elusione totale o parziale dell’importo che viene sospeso dall’erogazione fino alla risoluzione della contesa. Garanzia per il produttore indipendente: siccome stiamo parlando di un prodotto artistico a low budget se il collaboratore non asseconda le esigenze artistiche del film  (che non si può capire prima) il produttore indipendente  può interrompere il rapporto a fine settimana saldando le competenze maturate senza l’obbligo da parte del medesimo, di pagare le settimane mancanti come da contratto iniziale. Il produttore dovrà documentare o relazionare tutte queste mancanze motivando il provvedimento.

Distribuzione cinematografica:

7) Circuito Distributivo

AGENZIA Viene creata una Agenzia di distribuzione e promozione del cinema indipendente che si avvale di un circuito di sale che vi aderiscono, diffuso su tutto il territorio italiano.

Per il finanziamento dell’Agenzia ci si avvarrà di una UNA TASSA DI SCOPO DA NON FAR PAGARE AGLI ESERCENTI DEL CIRCUITO, MA A TUTTI GLI ALTRI E A TUTTE LE TV E PIATTAFORME VARIE SUI PROVENTI DERIVANTI DALLA PUBBLICITA’ INSERITA NEI FILM.

CIRCUITO

Le sale che aderiscono al circuito potranno essere: private, comunali, parrocchiali, associazioni di cultura cinematografica, cineclub,  di quartiere  che servono anche come centri di formazione, universitarie, occupate, sale gestite sul territorio regionale  dalle Film Commission.

Le sale aderenti otterranno un marchio che darà diritto ad un finanziamento diretto del Mibact per la proiezione di film indipendenti e una defiscalizzazione completa per motivi culturali.

Le sale per mantenere il diritto al marchio dovranno avere e mantenere uno standard di qualità.

PROGRAMMAZIONE

I film indipendenti compresi documentari e cortometraggi dovranno essere circuitati per almeno 6 mesi attraverso una multiprogrammazione con cambiamenti continui di programmazione giornaliera approfittando delle nuove tecnologie di proiezione.

Il Circuito tenderà ad essere il più possibile inclusivo anche di film a bassissimo costo che però devono mantenere un “livello tecnico” minimo, da sala cinematografica.

Le proiezioni  dovranno essere fatte in DIGITALE (DCP)standard internazionale 4k con schermo fisso,  non con videoproiettori e schermo mobile, questo per far in modo che il circuito non sia considerato inferiore.

DISTRIBUZIONE E PROMOZIONE

L’Agenzia programmerà i film su tutto il circuito, fornendo alle sale i manifesti pubblicitari, cartoline e questionari rivolti al pubblico per capire il gradimento dei singoli film, oltre alla creazione di un sito on line interattivo con il pubblico.

I produttori forniranno all’Agenzia tutto il materiale pubblicitario dei propri film: locandine, trailers…

L’Agenzia avrà accesso a trasmissioni Rai Regionale e Rai Nazionale per la promozione del singolo film indipendente e del circuito con interviste varie.

Verrà creata una rivista on line gratuita e cartacea da lasciare nelle sale del circuito al costo di 1 euro per promuovere i film e tutti gli autori con interviste, compresi cortometraggi, e documentari.

L’agenzia si coordinerà con tutti gli istituti culturali italiani del mondo che dovranno organizzare almeno una rassegna annua di  film indipendenti italiani (a questo fine, bisognerebbe sapere quanti finanziamenti ricevono e come li spendono). Con possibilità di invitare gli stessi autori.

DIRITTI SUCESSIVI

L’Agenzia potrà in accordo con i singoli produttori impegnarsi per vendere singolarmente o in pacchetti i film alle televisioni in primis, per il canale tematico della Rai e comunque a tutte le emittenti italiane nel rispetto delle quote di programmazione stabilite dalla legge.
8) Programmazione Obbligatoria di film  italiani ed europei nelle multisale prevedendo multe sostanziose per i trasgressori; 

Rapporto Rai e Cinema indipendente:
9) Rai Servizio Pubblico: 
a) Superamento di rai fiction e rai cinema come era precedentemente, un’unica Rai basata sulle Reti;
b) Quote di acquisto di film indipendenti, documentari e cortometraggi prevedendo multe sostanziose se non vengono rispettare da versare al Circuito;
c)  Trasparenza: pubblicazione on line dell’elenco dei diritti acquisiti anno per anno;
d) Trasparenza: registro on line dei film finanziati a tutti i livelli specificando le società beneficiarie;
e) Creazione di un canale tematico di film italiani compresi documentari e cortometraggi che hanno una scarsa visibilità;
f) Accesso democratico anche per  i produttori indipendenti (non raccomandati) portatori di contenuti innovativi.

10) Didattica:
a) Insegnamento in tutte le scuole di ogni ordine e grado della materia cinema (educ. all’immagine) con incarichi a esperti esterni;
b)Formazione dei giovani con finanziamenti europei;
c) Recupero di luoghi abbandonati, per sale cinematografiche di quartiere in cui si tengono corsi di cinema;
d)Roma capitale europea dell’audiovisivo con recupero di spazi ex mercati generali da affittare alle produzioni

(continua)

Articolo precedente:

Primi punti di attenzione per una Legge sul cinema

 

PERCHE’ I FILM ITALIANI NON ESCONO  (è un articolo di qualche tempo fa)

Continua la flagellazione degli autori italiani che hanno osato fare un film che non ha incassato, continuano le solite peraltro sterili polemiche sui finanziamenti pubblici al cinema con la demonizzazione giornalistica, da quale pulpito! (visto che i giornali sono tutti finanziati dallo Stato) di chi incassa pochi spettatori. Molti di questi film non usciranno e se usciranno faranno pochi euro perché il mercato è dominato dagli Usa. Su 100 film distribuiti 70 sono Usa, qualche europeo e resto del mondo, un 28% di italiani di cui 20 sono più o meno commedie e cinepanettoni, variazioni di commedie, qualche drammatico e uno o due documentari.

Oltre agli 81 film pronti ce ne sono più di 79 in post-produzione, cioè parliamo di 160 film italiani COMPRESE LE COPRODUZIONI senza contare i cortometraggi e i documentari.

Prendersela poi con i produttori è come sparare cannonate alle lucertole e comunque tra questi ce ne sono molti di indipendenti che tribolano e fanno sacrifici, talvolta pagano anche le sale per vedere il film uscire. E’ vero che ce ne sono 7-8 produttori – che grazie ai loro “appoggi” si sono beccati IN PASSATO un sacco di finanziamenti pubblici e talvolta sono stati più attenti a intascare i soldi che a far uscire i film, ma la stragrande maggioranza dei piccoli produttori ci mettono l’anima e se riescono magari con qualche sponsor a fargli una buona edizione (a differenza invece di quelli che pensano solo ad intascarsi i soldi e che fanno una cattiva edizione al film) sperano sempre fino all’ultimo in un miracolo, pure gli autori ripongono tante speranze ed aspettative nei loro film, tanti sogni a occhi aperti, tante illusioni, e se poi non se li fila nessuno a cominciare dei critici, inizia l’elaborazione del lutto che continuerà per parecchi anni e questo succede perché tutti ci dicono in coro: non c’è mercato, c’è solo Stato e lo Stato non fa il mercato e il mercato non può farsi stato e quindi la nostra produzione per essere assorbita e incassare dovrebbe essere di 30-35 film all’anno. Ma come si fa ad arrestare la grande ondata filmica e creativa quando ci sono un sacco di autori che producono autonomamente il loro corto e molte opere prime dignitose se non belle. Come facciamo? Vogliamo ricacciarli indietro e dirgli cambiate mestiere o invece farli vedere da qualche parte i loro film attraverso magari la creazione di un circuito off di sale cinematografiche decentrate e digitali e la creazione di una agenzia (con fondi misti, pubblici e privati) che sappia promuovere questi prodotti sia in Italia che all’estero, per venderli magari alle tv estere, o perché non sfruttarli direttamente su internet in videostreaming a un prezzo di 3 euro o farli vedere in tv nazionale e far votare la gente, idee ce ne sono basterebbe avere la volontà di fare qualcosa.

Tutti i produttori veri sarebbero disposti a tirar fuori 100.000 euro se una agenzia pubblicitaria (Filmitalia?!promuovesse il prodotto sia nei media italiani che all’estero) a questo proposito i film con poche chance potrebbero consorziarsi per spendere meno in inserzioni pubblicitarie.

Ma da qui a sperare che nel mercato “ristretto” del theatrical questi film possano incassare è come cercare la luna nel falò, A MENO CHE NON SI DECIDA – E QUESTA è RIVOLUZIONE, a far uscire il film Usa sottotitolati e quindi con l’handicap, praticamente si può stimare un acquisto di mercato di film italiani di altri 28 punti arrivando al 50%, poi però si incazzerebbero i doppiatori che vivono e mangiano bene con il cinema Usa.

Ma come si fa in altro modo a aumentare la quota di mercato quando ogni scena se non ogni singola inquadratura di film Usa costa milioni di dollari, (tanto loro dominano i mercati di tutto il mondo con i block busters).Con i soldi di uno in Italia ne fai cento. Cento più Cento………I film blockbasters saranno oggetto di un prossimo post dal titolo IL MONOPOLIO DELL’ALTO COSTO.

Giancarlo Sartoretto

Oggi il problema + sentito è la mancanza di un circuito per il cinema indipendente. Nel gruppo facebook CINEMA IN MOVIMENTO stiamo discutendo questo importantissimo punto DELLA DISTRIBUZIONE CINEMATOGRAFICA.

Distribuzione cinematografica:

AGENZIA

Viene creata una Agenzia di distribuzione e promozione del cinema indipendente che si avvale di un circuito di sale che vi aderiscono, diffuso su tutto il territorio italiano.

Per il finanziamento dell’Agenzia ci si avvarrà di una UNA TASSA DI SCOPO DA NON FAR PAGARE AGLI ESERCENTI DEL CIRCUITO MA A TUTTI GLI ALTRI E A TUTTE LE TV E PIATTAFORME VARIE SUI PROVENTI DERIVANTI DALLA PUBBLICITà INSERITA NEI FILM.

CIRCUITO

Le sale che aderiscono al circuito potranno essere: private, comunali, parrocchiali, associazioni di cultura cinematografica, cineclub,  di quartiere  che servono anche come centri di formazione, universitarie, occupate, sale gestite sul territorio regionale  dalle Film Commission.

Le sale aderenti otterranno un marchio che darà diritto ad un finanziamento diretto del Mibact per la proiezione di film indipendenti e una defiscalizzazione completa per motivi culturali.

Le sale per mantenere il diritto al marchio dovranno avere e mantenere uno standart di qualità.

PROGRAMMAZIONE

I film indipendenti compresi documentari e cortometraggi dovranno essere circuitati per almeno 6 mesi attraverso una multiprogrammazione con cambiamenti continui di programmazione giornaliera approfittando delle nuove tecnologie di proiezione.

Il Circuito tenderà ad essere il più possibile inclusivo anche di film a bassissimo costo che però devono mantenere un “livello tecnico” minimo, da sala cinematografica. Le proiezioni  dovranno essere fatte in DIGITALE (DCP)standard internazionale 4k con schermo fisso,  non con videoproiettori e schermo mobile, questo per far in modo che il circuito non sia considerato inferiore.

DISTRIBUZIONE E PROMOZIONE

L’Agenzia programmerà i film su tutto il circuito, fornendo alle sale i manifesti pubblicitari, cartoline e questionari rivolti al pubblico per capire il gradimento dei singoli film, oltre alla creazione di un sito on line interattivo con il pubblico.

I produttori forniranno all’Agenzia tutto il materiale pubblicitario dei propri film: locandine, trailers…

L’Agenzia avrà accesso a trasmissioni Rai Regionale e Rai Nazionale per la promozione del singolo film indipendente e del circuito con interviste varie.

Verrà creata una rivista on line gratuita e cartacea da lasciare nelle sale del circuito al costo di 1 euro per promuovere i film e tutti gli autori con interviste, compresi cortometraggi, e documentari.

L’agenzia si coordinerà con tutti gli istituti culturali italiani del mondo dovranno organizzare almeno una rassegna annua di  film indipendenti italiani (a questo fine, bisognerebbe sapere quanti finanziamenti ricevono e come li spendono). Con possibilità di invitare gli stessi autori.

DIRITTI SUCESSIVI

L’Agenzia potrà in accordo con i singoli produttori impegnarsi per vendere singolarmente o in pacchetti i film alle televisioni in primis per il canale tematico della Rai e comunque a tutte le emittenti italiane nel rispetto delle quote di programmazione stabilite dalla legge.

Giancarlo Sartoretto

 

 

 

 

 

Ieri 11 gennaio una delegazione di Cinema In Movimento ha avuto un incontro con il senatore Alberto Airola del Movimento 5 Stelle.

Si è parlato di varie questioni che riguardano il cinema (Alberto Airola prima di diventare Senatore della Repubblica ha fatto cinema e video lavorando a Torino e Roma e capisce bene i problemi del settore.

Difatti è stato un incontro proficuo in cui abbiamo parlato di Rai, della concessione in scadenza della scarsa trasparenza e del fatto che lavorano sempre le stesse società di produzione.

Poi ci siamo intrattenuti su alcuni aspetti del disegno di legge a firma Di Giorgi del Pd sul cinema.

Abbiamo fatto pervenire i primi 4 punti che abbiamo affrontato nel gruppo di discussione di Cinema in Movimento.

Eccoli:

DISCUSSIONE PUNTI ALL’ATTENZIONE PER UNA LEGGE SUL CINEMA E AUDIOVISIVO

 

1) Nuova definizione di film indipendenti:

sono film indipendenti tutti i film considerati difficili per il low budget, fino ad un massimo di € 1.500.000,00 che non siano stati cooprodotti dalle televisioni nazionali ed equiparabili secondo il Mibact a film difficili.

 

2) Cinema Territoriale sul principio del local-global (storie locali per una distribuzione internazionale) attraverso:

  1. a) il decentramento delle commissioni del Mibact in macro regioni

TORINO x Piemonte, Vald’aosta, Liguria, Sardegna;

MILANO x Lombardia e Emilia Romagna;

VENEZIA x Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia;

FIRENZE x Toscana, Umbria, Marche;

ROMA    x Lazio, Abruzzi;

NAPOLI x Campania e Molise;

BARI      x Puglia e Basilicata;

PALERMO x Sicilia e Calabria.

 

  1. b) decentramento Rai per sfuggire all’influenza politica dei progetti;

qui immagino le sedi Rai decentrate che possono decidere anche di preacquistare il diritto di antenna oltre che ad offrire dei servizi legati alle loro potenzialità produttive, per intenderci la Rai di Udine non è la Rai di Torino.

 

  1. c) Film Commission funzionanti che si coordino tra di loro e burocraticamente (modelli e procedure uniformi) con il Mibact;

il ruolo delle Film Comm. diventa fondamentale oltre che per i servizi che già conosciamo, nel sostegno al produttore per aiutarlo ad interagire  con sponsor del territorio, crowdfunding locale, amministrazioni comunali, promoz. del turismo (cineturismo) e finanziatori esterni grazie alla tax credit.

Le commissioni nelle macro regioni possono convivere IN MANIERA PARITETICA anche con una COMMISSIONE UNICA NAZIONALE.

Nella fase istruttoria l’essenziale è la sceneggiatura.

 

3) abolizione del reference system:

– sistema di punteggio automatico che favorisce il finanziamento dei film dei soliti noti, dalla produzione, dal regista, agli attori fino alla troupe, bloccando di fatto il cambio generazionale.

4) Riforma del Mibact, Direzione Generale del Cinema

  1. a) Abolizione dell’attuale sistema sviluppo progetti e al suo posto un concorso nazionale in cui si presenta solo un soggetto lungo e la relazione artistica dell’autore. La Commissione Unica Nazionale valuterà con meritocrazia i progetti di sviluppo.
  2. b) tasse istanza in rapporto al budget del progetto;

Fino a € 1.500.000,00  la tassa è di € 200 per i lungometraggi, € 100 per i documentari e € 50 per i corti e sviluppo.

Fino a € 2.000.000,00  la tassa  è di € 600;

Fino a € 3.000.000,00 la tassa  è di €1.500,00 (importo progressivo)

Fino a € 5.000.000,00 la tassa è di € 3.000,00

Oltre €4.000,00.

  1. c)Le società che presentano progetti fino a € 1.500.000,00 possono avere un capitale sociale di 20.000 euro, 10.000 per chi presenta cortometraggi
  2. d) Semplificazione Burocratica.

Il film deve partire entro 12 mesi altrimenti scatta la revoca del finanziamento.

La delegazione era composta da in ordine visivo:

  • Alessandro Verdecchi – produttore indipendente;
  • Massimo Spano – autore cinematografico;
  • Veronica Bilbao La Vieja – regista;
  • Il sottoscritto Giancarlo Sartoretto, editor;
  • Pierfrancesco Proietti, giornalista;
  • Paolo Scarlato, regista;
  • Bruno Cascio, direttore della fotografia;
  • Marco Bartoccioni, regista

Giancarlo Sartoretto

(continua)

 

 

Un altro incontro “fisico” nel meetup CINEMA IN MOVIMENTO in via Acciaroli e abbiamo parlato di:

1) progetto di Marco Bartoccioni

La Premessa

Che Roma sia storicamente la Capitale del Cinema Italiano è cosa nota a tutti, Qui hanno sede gli studi di Cinecittà (ormai praticamente privatizzati ), il Centro Nazionale di Cinematografia, l’Archivio Nazionale, il Ministero, la RAI… Qui nei decenni sono venuti in pellegrinaggio e spesso si sono fermati a vivere i Creativi Del Cinema così come le Maestranze.

La Fotografia

Cosa resta oggi di tutto questo? Migliaia di professionisti del settore e di maestranze a spasso, piccole e medie produzioni fallite o alla canna del gas e un’atmosfera da catastrofe post-atomica che deprimerebbe anche il più spensierato ottimista.
Eppure, anche se c’è stata nell’ultimo decennio una certa tendenza a de-centralizzare Roma resta a tutt’oggi la Città con il maggior numero di case di Produzione Cinematografica, il posto dove c’è la stanza dei bottoni dei finanziamenti pubblici e il luogo dove le grandi Major internazionali hanno i loro uffici di rappresentanza. Il posto insomma dove se vuoi “fare Cinema” in qualche modo devi vivere o capitare.
Scuole di Regia, Sceneggiatura, Produzione, Fotografia, Montaggio, Recitazione, Dizione, Scenografia, Animazione, Musica, Sound Design, Computer Grafica, Post Produzione… C’è di tutto! Col piccolo dettaglio che sono quasi tutte in mano a privati!

L’Idea

L’idea è quella di promuovere Roma come Capitale dell’audiovisivo Europeo.
L’avvento di internet e di nuove tecnologie in continua evoluzione stanno cambiando drasticamente in tutto il mondo le forme e i tempi della narrazione. I vecchi schemi sono ormai desueti e non si intravvede all’orizzonte nulla di preciso che lo possa sostituire. Come in tutti momenti di crisi, nel senso greco della parola, questo è un momento di cambiamento storico nel campo degli audiovisivi, nel quale idee, intuizioni e sperimentazione sono determinanti per realizzare prodotti fruibili da quel “Villaggio Globale” di cui tutti facciamo parte.
La proposta è quella di creare un centro unico della cinematografia dotato di Studios adeguati alle esigenze tecnologiche del momento e all’avanguardia rispetto all’offerta europea dove far convergere tutti quegli specializzati del settore che hanno dovuto emigrare per poter lavorare e dotarli di tecnologie all’avanguardia rispetto al resto dell’Europa.
I costi delle tecnologie sono oggi assolutamente abbordabili ed è il fattore umano quello che fa la differenza!
Gusto del bello, inventiva, genialità… sono queste le virtù che ci riconoscono in tutto il mondo e per le quali siamo ricercati!
Cinecittà purtroppo è stata ormai irresponsabilmente venduta a privati che la stanno trasformando in un parco giochi tematico per cinefili. Quello di cui Roma ha bisogno è dunque di una “Nuova Cinecittà”! Uno spazio di lavoro ma anche uno spazio aperto alla sperimentazione e alla ricerca di nuovi linguaggi.
Se intelligentemente organizzato e onestamente gestito, questo spazio è sicura fonte di entrate economiche per la collettività nonché fonte di occupazione e di reddito per tutti i creativi e gli specializzati del settore nonché per l’indotto!
A supporto di questa Macrostruttura sono da immaginare tante piccole realtà nell’ambito di ciascuna Circoscrizione che si occupino in primo luogo di formazione del gusto e della tecnica dell’audiovisivo e di conseguenza si occupino anch’esse di sperimentazione e di ricerca di nuovi linguaggi, con particolare attenzione al mondo di Internet e dei Nativi Digitali.
In queste realtà i professionisti del settore dovranno essere coinvolti a dare corsi di formazione professionale sulle varie discipline e arti del mondo dell’audiovisivo.
Le varie realtà create in ciascuna Circoscrizione produrranno così lavoro e reddito per gli specializzati del settore e formeranno nuovi professionisti da impiegare nella Macrostruttura che abbiamo chiamato per convenzione la “Nuova Cinecittà”.
Queste realtà dovranno inoltre dotarsi di spazi di coworking per permettere alle piccole realtà produttive di realizzare i propri progetti audiovisivi a costi competitivi anche utilizzando con contratti flessibili le professionalità che si andranno via via formando.
L’effetto di queste iniziative sarà quello di maggior offerta di lavoro specializzato, maggiore produzione di audiovisivi e la creazione di un polo d’attrazione internazionale per il settore cinematografico a Roma.
Gli spazi deputati a tali iniziative andranno ricercati fra gli immobili dismessi da riqualificare di proprietà del Comune di Roma.
I fondi per realizzare tali progetti dovranno essere finanziati attraverso l’utilizzo dei Finanziamenti Europei per la Formazione, per l’Animazione, per la Cultura… (L’Italia versa al fondo Europeo più di quanto non riesce a ricevere!). Dal Fondo Nazionale per la Cultura (Renzi ha ipotizzato 1 miliardo). Dai Fondi Regionali. E dai finanziamenti per Roma Capitale.
Se gestita in modo Onesto, Trasparente e Pluralistico l’intero progetto nel suo insieme potrà realisticamente andare a regime nel giro di 3 / 4 anni e potrà cominciare a produrre utili per la cittadinanza.
E’ Ora di ridare ossigeno e speranza al mondo dell’audiovisivo in quanto mezzo espressivo e arte dell’immagine in movimento!
Quale città meglio di Roma potrebbe simboleggiarne il rinascimento del Cinema Italiano?
Roma 30/11/2015