Passiamo invece ai finanziamenti indiretti che non valutano il progetto ma la capacità manageriale della produzione attraverso la compensazione dei debiti fiscali.

Naturalmente avendo nel progetto filmico nomi di prestigio, registi di grido è più facile ottenere il tax credit da investitori esterni (che non hanno niente a che vedere col cinema) mentre ci sono anche i vari tax credit interni per le imprese di produzione e distribuzione cinematografica, per gli  esercenti cinematografici, le imprese di produzione esecutiva e post-produzione (si tratta di tax credit interno dalla filiera cinematografica).

Il tax shelter invece riguarda gli utili cinematografici reinvestiti e non ha avuto molto successo come istituto.

Spero di aver dato qualche lume, rimane una materia in cui bisogna però anche avere competenza perché i vari disegni di legge si butteranno  sui vari istituti sulle percentuali senza che la gente fuori, capisca molto di tutto

Se noi pensiamo che un progetto costa 100 e solo 49 dovrà riguardare l’investitore esterno e di questo 49 solo il 40% potrà avere il Tax Credit, mentre il produttore potrà cedere fino al 70% degli utili, parliamo di cose da esperti, se poi 51% del 100 iniziale fa parte della quota produzione e su quel 100 iniziale ha diritto al 15% di tax credit interna, vediamo che l’affare si complica, mentre negli apporti del produttore è previsto anche eventuali finanziamenti diretti dal Mibact, altri Ministeri, Film Commission regionali, Comuni, constatiamo che la questione non è delle più semplici senza contare che nella CATEGORIA FILM DIFFICILI fino a 1.500.000 gli aiuti di stato possono aumentare fino all’80% del budget mentre per il film normali arriva al 50%.

GIAN E VERO SARTORETTO

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UN PO’ DI CHIAREZZA/2
UN PO’ DI CHIAREZZA
CRITICA…. DELLA RAGION CINEMATOGRAFICA
CINEMA E MEDIA….A FARE UNA LEGGE CHE SE RIMEDIA?
LA CRITICA AI DUE DISEGNI DI LEGGE SUL CINEMA DEL PD
CERCHIAMO DI CAPIRCI COSA VUOLE FARE IL PD con la legge sul cinema
Discussione punti all’attenzione per una LEGGE SUL CINEMA e l’audiovisivo
Primi punti di attenzione per una LEGGE SUL CINEMA

 

 

Nel post precedente abbiamo parlato di finanziamenti diretti sulla base di una valutazione del progetto da parte di una COMMISSIONE GIUDICANTE eletta dallo stesso MIBACT (Ministero Attività Culturali e Turismo) ma anche di ristorni governativi sulla base degli incassi (una percentuale che ritorna al produttore per tutti i  film di nazionalità italiana a prescindere dall’interesse culturale) e quindi possiamo parlare di finanziamenti automatici.

Nel primo caso l’impresa deve fare una domanda online (telematica) nelle tre sessioni annue (quadrimestrali) a gennaio, maggio e settembre, chiede l’interesse culturale e in subordine anche un finanziamento  e per la richiesta si paga una tassa al Mibact. Il finanziamento è una percentuale del budget (costi ammissibili): qualcuno chiede soltanto l’interesse culturale e paga una tassa minore.

Prima della legge del 1994 di Veltroni, le Commissioni erano formate da rappresentanti delle varie categorie (anche sindacali) che lavoravano nel cinema, dopo Veltroni sono diventate più ministeriali e contava molto l’influenza politica che tradotto vuol dire RACCOMANDAZIONE di serie A, B, C1 C2 CI LORO. Era una graduatoria di chi aveva il politico più potente e influente del momento e cosi è andato avanti il cinema diciamo “pubblico” ovvero statale ovvero italiano (visti i ristorni)  e naturalmente questo valeva (vale) anche alla Rai,  per cui una sceneggiatura giaceva impolverata in qualche scaffale di Piazza Adriana fino a quando una telefonata provvidenziale la faceva tirar fuori dal mucchio, anche da sotto, facendo lavorare l’inserviente in mezzo alla polvere. Qualche nome grosso, se non mi ricordo male Ricky Tognazzi, fu bocciato in una di queste commissioni del Mibact e impiantò un casino tale a livello mass-mediologico che da allora subentrarono i punteggi automatici in parte per ridurre la discrezionalità che cmq c’era sempre, ma molto più nascosta (però cosi si finanziavano sempre i soliti noti).

Sull’INt. Culturale il Mibact non ci dice niente, ci dice genericamente ciò che non deve essere: commerciale! E’ il gioco delle due carte, mancando  la terza carta il gioco si fa meno duro, quindi dice in “negativo” ciò che non è (e quindi ci può essere di tutto in positivo; ecco che le raccomandazioni rientrano dalla finestra).

Secondo noi invece dovrebbe essere l’interesse culturale che giustifica un finanziamento, SEPPUR RIDOTTO, ed è non solo per lo sviluppo dell’indotto keynesianamente parlando,  ma per uno sviluppo del Made in Italy nel senso (e anche nel dissenso) di personaggi che hanno fatto grande l’italia (non solo stilisti) e quindi eroi, naviganti e santi, luoghi, turismo e prodotti etc,. E’ una promozione della cultura italiana tout court, diversa da quella industriale, ma anche sperimentazione, di linguaggi, di idee, di generi.

Detto questo la domanda è: come dovrebbero essere strutturate le Commissioni?

Secondo noi, innanzitutto da esperti, come dice anche Marco Bartoccioni, faccio un esempio: se uno è specializzato in film horror, ne ha visti, schedati e analizzati una montagna  è in grado di decifrare alla luce anche di tutti gli “aggiornamenti” filmici, le potenzialità di quel progetto horror presentato al Mibact (noi siamo tra l’altro per il superamento del concetto di opere prime, seconde, di contorno, o giovanili come ctg panda), la Commissione però deve essere “Plurale” e quindi formata da un editor, un esperto di promozione cinematografica (se l’idea cioè potrà conquistare un pubblico) un film-maker, uno sceneggiatore: meno i critici cinematografici perché sono più capaci ad analizzare  la storia del cinema che in cinema del presente (a meno che non abbiano una potenzialità in questo senso).

La moltiplicazione delle Commissioni contenuta nei ns 10 punti aggiunge quella “concorrenzialità” tra Commissioni che è sempre mancata in Italia e che ha finito nell’unica Commissione Nazionale esistente, col creare una influenza “aggiunta” anche per chi diceva che non c’era neanche quella principale.

GIAN E VERO SARTORETTO

(continua)

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Discussione punti all’attenzione per una LEGGE SUL CINEMA e l’audiovisivo
Primi punti di attenzione per una LEGGE SUL CINEMA

 

 Quindi secondo il disegno di legge Franceschini testè licenziato dal governo sono previste poche imprese molto forti sul mercato, pochi autori consciuti attori famosi mentre gli altri dovranno cambiare mestiere.

Solo 15% di tutti sti soldi è destinato a finanziamenti selettivi attraverso la valutazione di 5 esperti.

Un motivo di dissenso però con La Brai sono i contributi alla carta stampata  e dell’editoria che sono diventati strategici nella manipolazione massmediologica e che sono utilizzati dai centri di potere.

Ci sono poi alcune questioni della Brai un po’ troppo ideologiche di quella cultura in nome della quali si aprono un sacco di rubinetti in cui si mantiene anche una mafia dei finanziamenti e dei privilegi partitocratici.

Su certe questioni si può essere post-ideologici e capire con disincanto quali soluzioni sono condivisibili e quali invece da combattere.

Spieghiamo alcune cose elementari

I finanziamenti statali al cinema italiano: quanti sono e quali sono

 

Soldi, che si spendono (non sempre bene) e soldi che si dovrebbero risparmiare. E’ un ritornello che spesso viene ripetuto nei dibattiti televisivi.

Alcuni costi, però, sono più nascosti rispetto ad altri più conosciuti come le auto blu, le province.

Facciamo un esempio. Chi va al cinema magari non se ne accorge ma all’inizio, nei cosiddetti titoli di testa, può capitare di vedere una scritta: “Film riconosciuto di interesse culturale” con il logo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali che sovrasta la dicitura.

Cosa significa? Perché un film come “La prima volta di mia figlia”, viene riconosciuto di “interesse culturale”?

Andiamo con ordine. Il Ministero, attingendo dal Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo), decide di sostenere economicamente i film italiani.

I PRINCIPALI FINANZIAMENTI.

I finanziamenti principali sono prima della realizzazione del film e dopo.

Il primo tipo viene stabilito dalla Commissione per la Cinematografia, composta da membri scelti dal ministero stesso. I commissari lavorano su base volontaria e non percepiscono alcun gettone di presenza.

La Commissione, prendendo visione della sceneggiatura del film, del cast e di tutti i particolari del film, decide di assegnare un punteggio discrezionale. Il massimo è 100 e, già per la sceneggiatura e il soggetto, il punteggio più alto è 45. Gli altri valori sono: componenti tecniche e tecnologiche (massimo 10 punti); qualità, completezza e realizzabilità del progetto produttivo (massimo 15 punti); punteggio automatico da 0 a 30.

Nel concreto, citiamo direttamente dal sito della Direzione Generale Cinema: «I progetti di nazionalità italiana che rispondano a requisiti di idoneità tecnica, qualità culturale o artistica e spettacolare sono riconosciuti di interesse culturale dalla Commissione per la Cinematografia. Su richiesta dell’impresa cinematografica produttrice, la stessa Commissione delibera anche l’attribuzione del relativo contributo al progetto riconosciuto di interesse culturale. Sono previsti contributi anche per lo sviluppo di progetti di film di lungometraggio tratti da sceneggiature originali o trattamenti (solo nel caso di documentari)».

EBBENE IL DISEGNO DI LEGGE DEL GOVERNO VUOLE ABOLIRE L’INTERESSE CULTURALE SOSTITUENDOLO CON PUNTEGGI E FINANZIAMENTI AUTOMATICI.

Giancarlo  Sartoretto

(continua)

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Discussione punti all’attenzione per una LEGGE SUL CINEMA e l’audiovisivo
Primi punti di attenzione per una LEGGE SUL CINEMA

 

DISCUSSIONE PUNTI ALL’ATTENZIONE PER UNA LEGGE SUL CINEMA E AUDIOVISIVO
Produzione Cinematografica
1) Nuova definizione di film indipendenti:
– sono film indipendenti tutti i film considerati difficili per il low budget, fino ad un massimo di € 1.500.000,00 che non siano stati cooprodotti dalle televisioni nazionali ed equiparabili secondo il Mibact a film difficili.

2) Cinema Territoriale sul principio del local-global (storie locali per una distribuzione internazionale) attraverso:
a)  il decentramento delle commissioni del Mibact in macro regioni
TORINO x Piemonte, Vald’aosta, Liguria, Sardegna;
MILANO x Lombardia e Emilia Romagna;
VENEZIA x Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia;
FIRENZE x Toscana, Umbria, Marche;
ROMA    x Lazio, Abruzzi;
NAPOLI x Campania e Molise;
BARI      x Puglia e Basilicata;
PALERMO x Sicilia e Calabria.
b)  decentramento Rai per sfuggire all’influenza politica dei progetti;
qui immagino le sedi Rai decentrate che possono decidere anche di preacquistare il diritto di antenna oltre che ad offrire dei servizi legati alle loro potenzialità produttive, per intenderci la Rai di Udine non è la Rai di Torino.
c)  Film Commission funzionanti che si coordino tra di loro e burocraticamente (modelli e procedure uniformi) con il Mibact; 
il ruolo delle Film Comm. diventa fondamentale oltre che per i servizi che già conosciamo, nel sostegno al produttore per aiutarlo ad interagire  con sponsor del territorio, crowdfunding locale, amministrazioni comunali, promoz. del turismo (cineturismo) e finanziatori esterni grazie alla tax credit.
Le commissioni nelle macro regioni possono convivere IN MANIERA PARITETICA anche con una COMMISSIONE UNICA NAZIONALE.
Nella fase istruttoria l’essenziale è la sceneggiatura.

3) Abolizione del Reference System: 
– sistema di punteggio automatico che favorisce il finanziamento dei film dei soliti noti, dalla produzione, dal regista, agli attori fino alla troupe, bloccando di fatto il cambio generazionale.

4) Riforma del  Mibact, Direzione Generale del Cinema
a) abolizione dell’attuale sistema sviluppo progetti e al suo posto un concorso nazionale in cui si presenta solo un soggetto lungo e la relazione artistica dell’autore. La Commissione Unica Nazionale valuterà con meritocrazia i progetti di sviluppo.
b) tasse istanza in rapporto al budget del progetto;
Fino a € 1.500.000,00  la tassa è di € 200 per i lungometraggi, € 100 per i documentari e € 50 per i corti e sviluppo.
Fino a € 2.000.000,00  la tassa  è di € 600;
Fino a € 3.000.000,00 la tassa  è di €1.500,00 (importo progressivo)
Fino a € 5.000.000,00 la tassa è di € 3.000,00
Oltre €4.000,00.
c) le società che presentano progetti fino a € 1.500.000,00 possono avere un capitale sociale di 20.000 euro, 10.000 per chi presenta cortometraggi
d) semplificazione burocratica.
e) reintroduzione della formula produttiva che preveda la partecipazione ai costi di produzione, in misura non inferiore al 30 per cento dei rispettivi compensi, di  registi, soggettisti e sceneggiatori, attori e tecnici qualificati. Tale importo complessivo venga considerato tra le spese ammissibili ai fini della tax credit interna.
f) il film deve partire entro 12 mesi altrimenti scatta la revoca del finanziamento.

5) Tax credit film indipendenti: esterno fino all’68%, interno 30%.

6) Garanzie per Maestranze, tecnici e generici per il rispetto contrattuale della cifra concordata e sottoscritta dalle parti e segnalazione al Mibact in caso di elusione totale o parziale dell’importo che viene sospeso dall’erogazione fino alla risoluzione della contesa. Garanzia per il produttore indipendente: siccome stiamo parlando di un prodotto artistico a low budget se il collaboratore non asseconda le esigenze artistiche del film  (che non si può capire prima) il produttore indipendente  può interrompere il rapporto a fine settimana saldando le competenze maturate senza l’obbligo da parte del medesimo, di pagare le settimane mancanti come da contratto iniziale. Il produttore dovrà documentare o relazionare tutte queste mancanze motivando il provvedimento.

Distribuzione cinematografica:

7) Circuito Distributivo

AGENZIA Viene creata una Agenzia di distribuzione e promozione del cinema indipendente che si avvale di un circuito di sale che vi aderiscono, diffuso su tutto il territorio italiano.

Per il finanziamento dell’Agenzia ci si avvarrà di una UNA TASSA DI SCOPO DA NON FAR PAGARE AGLI ESERCENTI DEL CIRCUITO, MA A TUTTI GLI ALTRI E A TUTTE LE TV E PIATTAFORME VARIE SUI PROVENTI DERIVANTI DALLA PUBBLICITA’ INSERITA NEI FILM.

CIRCUITO

Le sale che aderiscono al circuito potranno essere: private, comunali, parrocchiali, associazioni di cultura cinematografica, cineclub,  di quartiere  che servono anche come centri di formazione, universitarie, occupate, sale gestite sul territorio regionale  dalle Film Commission.

Le sale aderenti otterranno un marchio che darà diritto ad un finanziamento diretto del Mibact per la proiezione di film indipendenti e una defiscalizzazione completa per motivi culturali.

Le sale per mantenere il diritto al marchio dovranno avere e mantenere uno standard di qualità.

PROGRAMMAZIONE

I film indipendenti compresi documentari e cortometraggi dovranno essere circuitati per almeno 6 mesi attraverso una multiprogrammazione con cambiamenti continui di programmazione giornaliera approfittando delle nuove tecnologie di proiezione.

Il Circuito tenderà ad essere il più possibile inclusivo anche di film a bassissimo costo che però devono mantenere un “livello tecnico” minimo, da sala cinematografica.

Le proiezioni  dovranno essere fatte in DIGITALE (DCP)standard internazionale 4k con schermo fisso,  non con videoproiettori e schermo mobile, questo per far in modo che il circuito non sia considerato inferiore.

DISTRIBUZIONE E PROMOZIONE

L’Agenzia programmerà i film su tutto il circuito, fornendo alle sale i manifesti pubblicitari, cartoline e questionari rivolti al pubblico per capire il gradimento dei singoli film, oltre alla creazione di un sito on line interattivo con il pubblico.

I produttori forniranno all’Agenzia tutto il materiale pubblicitario dei propri film: locandine, trailers…

L’Agenzia avrà accesso a trasmissioni Rai Regionale e Rai Nazionale per la promozione del singolo film indipendente e del circuito con interviste varie.

Verrà creata una rivista on line gratuita e cartacea da lasciare nelle sale del circuito al costo di 1 euro per promuovere i film e tutti gli autori con interviste, compresi cortometraggi, e documentari.

L’agenzia si coordinerà con tutti gli istituti culturali italiani del mondo che dovranno organizzare almeno una rassegna annua di  film indipendenti italiani (a questo fine, bisognerebbe sapere quanti finanziamenti ricevono e come li spendono). Con possibilità di invitare gli stessi autori.

DIRITTI SUCESSIVI

L’Agenzia potrà in accordo con i singoli produttori impegnarsi per vendere singolarmente o in pacchetti i film alle televisioni in primis, per il canale tematico della Rai e comunque a tutte le emittenti italiane nel rispetto delle quote di programmazione stabilite dalla legge.
8) Programmazione Obbligatoria di film  italiani ed europei nelle multisale prevedendo multe sostanziose per i trasgressori; 

Rapporto Rai e Cinema indipendente:
9) Rai Servizio Pubblico: 
a) Superamento di rai fiction e rai cinema come era precedentemente, un’unica Rai basata sulle Reti;
b) Quote di acquisto di film indipendenti, documentari e cortometraggi prevedendo multe sostanziose se non vengono rispettare da versare al Circuito;
c)  Trasparenza: pubblicazione on line dell’elenco dei diritti acquisiti anno per anno;
d) Trasparenza: registro on line dei film finanziati a tutti i livelli specificando le società beneficiarie;
e) Creazione di un canale tematico di film italiani compresi documentari e cortometraggi che hanno una scarsa visibilità;
f) Accesso democratico anche per  i produttori indipendenti (non raccomandati) portatori di contenuti innovativi.

10) Didattica:
a) Insegnamento in tutte le scuole di ogni ordine e grado della materia cinema (educ. all’immagine) con incarichi a esperti esterni;
b)Formazione dei giovani con finanziamenti europei;
c) Recupero di luoghi abbandonati, per sale cinematografiche di quartiere in cui si tengono corsi di cinema;
d)Roma capitale europea dell’audiovisivo con recupero di spazi ex mercati generali da affittare alle produzioni

(continua)

Articolo precedente:

Primi punti di attenzione per una Legge sul cinema

 

Un altro incontro “fisico” nel meetup CINEMA IN MOVIMENTO in via Acciaroli e abbiamo parlato di:

1) progetto di Marco Bartoccioni

La Premessa

Che Roma sia storicamente la Capitale del Cinema Italiano è cosa nota a tutti, Qui hanno sede gli studi di Cinecittà (ormai praticamente privatizzati ), il Centro Nazionale di Cinematografia, l’Archivio Nazionale, il Ministero, la RAI… Qui nei decenni sono venuti in pellegrinaggio e spesso si sono fermati a vivere i Creativi Del Cinema così come le Maestranze.

La Fotografia

Cosa resta oggi di tutto questo? Migliaia di professionisti del settore e di maestranze a spasso, piccole e medie produzioni fallite o alla canna del gas e un’atmosfera da catastrofe post-atomica che deprimerebbe anche il più spensierato ottimista.
Eppure, anche se c’è stata nell’ultimo decennio una certa tendenza a de-centralizzare Roma resta a tutt’oggi la Città con il maggior numero di case di Produzione Cinematografica, il posto dove c’è la stanza dei bottoni dei finanziamenti pubblici e il luogo dove le grandi Major internazionali hanno i loro uffici di rappresentanza. Il posto insomma dove se vuoi “fare Cinema” in qualche modo devi vivere o capitare.
Scuole di Regia, Sceneggiatura, Produzione, Fotografia, Montaggio, Recitazione, Dizione, Scenografia, Animazione, Musica, Sound Design, Computer Grafica, Post Produzione… C’è di tutto! Col piccolo dettaglio che sono quasi tutte in mano a privati!

L’Idea

L’idea è quella di promuovere Roma come Capitale dell’audiovisivo Europeo.
L’avvento di internet e di nuove tecnologie in continua evoluzione stanno cambiando drasticamente in tutto il mondo le forme e i tempi della narrazione. I vecchi schemi sono ormai desueti e non si intravvede all’orizzonte nulla di preciso che lo possa sostituire. Come in tutti momenti di crisi, nel senso greco della parola, questo è un momento di cambiamento storico nel campo degli audiovisivi, nel quale idee, intuizioni e sperimentazione sono determinanti per realizzare prodotti fruibili da quel “Villaggio Globale” di cui tutti facciamo parte.
La proposta è quella di creare un centro unico della cinematografia dotato di Studios adeguati alle esigenze tecnologiche del momento e all’avanguardia rispetto all’offerta europea dove far convergere tutti quegli specializzati del settore che hanno dovuto emigrare per poter lavorare e dotarli di tecnologie all’avanguardia rispetto al resto dell’Europa.
I costi delle tecnologie sono oggi assolutamente abbordabili ed è il fattore umano quello che fa la differenza!
Gusto del bello, inventiva, genialità… sono queste le virtù che ci riconoscono in tutto il mondo e per le quali siamo ricercati!
Cinecittà purtroppo è stata ormai irresponsabilmente venduta a privati che la stanno trasformando in un parco giochi tematico per cinefili. Quello di cui Roma ha bisogno è dunque di una “Nuova Cinecittà”! Uno spazio di lavoro ma anche uno spazio aperto alla sperimentazione e alla ricerca di nuovi linguaggi.
Se intelligentemente organizzato e onestamente gestito, questo spazio è sicura fonte di entrate economiche per la collettività nonché fonte di occupazione e di reddito per tutti i creativi e gli specializzati del settore nonché per l’indotto!
A supporto di questa Macrostruttura sono da immaginare tante piccole realtà nell’ambito di ciascuna Circoscrizione che si occupino in primo luogo di formazione del gusto e della tecnica dell’audiovisivo e di conseguenza si occupino anch’esse di sperimentazione e di ricerca di nuovi linguaggi, con particolare attenzione al mondo di Internet e dei Nativi Digitali.
In queste realtà i professionisti del settore dovranno essere coinvolti a dare corsi di formazione professionale sulle varie discipline e arti del mondo dell’audiovisivo.
Le varie realtà create in ciascuna Circoscrizione produrranno così lavoro e reddito per gli specializzati del settore e formeranno nuovi professionisti da impiegare nella Macrostruttura che abbiamo chiamato per convenzione la “Nuova Cinecittà”.
Queste realtà dovranno inoltre dotarsi di spazi di coworking per permettere alle piccole realtà produttive di realizzare i propri progetti audiovisivi a costi competitivi anche utilizzando con contratti flessibili le professionalità che si andranno via via formando.
L’effetto di queste iniziative sarà quello di maggior offerta di lavoro specializzato, maggiore produzione di audiovisivi e la creazione di un polo d’attrazione internazionale per il settore cinematografico a Roma.
Gli spazi deputati a tali iniziative andranno ricercati fra gli immobili dismessi da riqualificare di proprietà del Comune di Roma.
I fondi per realizzare tali progetti dovranno essere finanziati attraverso l’utilizzo dei Finanziamenti Europei per la Formazione, per l’Animazione, per la Cultura… (L’Italia versa al fondo Europeo più di quanto non riesce a ricevere!). Dal Fondo Nazionale per la Cultura (Renzi ha ipotizzato 1 miliardo). Dai Fondi Regionali. E dai finanziamenti per Roma Capitale.
Se gestita in modo Onesto, Trasparente e Pluralistico l’intero progetto nel suo insieme potrà realisticamente andare a regime nel giro di 3 / 4 anni e potrà cominciare a produrre utili per la cittadinanza.
E’ Ora di ridare ossigeno e speranza al mondo dell’audiovisivo in quanto mezzo espressivo e arte dell’immagine in movimento!
Quale città meglio di Roma potrebbe simboleggiarne il rinascimento del Cinema Italiano?
Roma 30/11/2015

 

Vediamo un po’ anche gli altri quando parlano di politica cinematografica cosa dicono:

– Ugo Baistrocchi tecnico c/o il MIBACT nel n° di dic. Diari di Cineclub.

I dibattiti sono premesse indispensabili ad una riforma del cinema e dell’audiovisivo (cfr. “Quale riforma per il cinema italiano” di Stefania Brai pubblicato sul n. 33 – Novembre 2015 di Diari di Cineclub) Ringrazio Stefania Brai le cui critiche ad alcune mie considerazioni mi permettono di ancor meglio chiarire quelle che ritengo debbano essere, oggi, le premesse necessarie per una legge di riforma del cinema e dell’audiovisivo.

Una visione sistemica.

Un bambino di cinque anni, nato nel 2010, che ha imparato a leggere da solo, utilizzando una delle tante app gratuite disponibili per ipad, e che ha, probabilmente, già letto un centinaio di libri digitali e realizzato e montato un centinaio di corti, documentaristici e di finzione, se gli fosse capitato di leggere il mio contributo “Per una legge con cinquant’anni di meno” su Diari di Cineclub di settembre – cosa possibile ma altamente improbabile – avrebbe capito che la mia affermazione sulla capacità di un bambino di due anni si riferiva alla capacità di astrazione e di visione, mancante a chi finora ha deciso i destini del cinema italiano, di unificare cinema, televisione, videogrammi, videogiochi, ecc. sotto il concetto di “immagini in movimento”, rimanendo perfettamente consapevole delle differenze.

Astrarre non vuol dire appiattire né tantomeno negare le differenze che, invece, per un pensiero di tipo feudale sono essenziali, naturali, se non sacre, e devono essere mantenute e rispettate per garantire l’attuale ordine audiovisivo costituito, così ben descritto da Stefania Brai, e cioè:

  1. una proposta culturale largamente unificata il cui senso profondo è quello di un’accettazione totale dell’esistente, quasi della sua ineluttabilità, senza l’idea stessa di possibilità di cambiamento;
  2. un’offerta culturale sostanzialmente univoca (che) induce e genera una domanda omologa. Dove chiedi (e concepisci) cioè il solo modello che conosci e sul quale ti sei formato.

Solo una visione sistemica e consapevole dell’ecosistema culturale esistente può concepire una riforma del Cinema e dell’audiovisivo che invece di favorire e mantenere in piedi – come ben descritto nei due punti sopra riportati – un pensiero unico e un modello monopolizzato da politici apparenti, burocrati legislatori, produttori riproduttori e autori autoreferenziali, prenda atto delle molteplicità e diversità delle proposte culturali, elimini ogni superflua intermediazione e ogni inutile barriera alla produzione e diffusione culturale e, soprattutto, ogni ingiustificata limitazione all’accesso al bene

  1. Partecipazione di tutti all’organizzazione culturale Se Diderot e D’Alambert potessero visitare il mondo del 2015 rimarrebbero stupiti non tanto (non solo) per le conquiste tecnologiche ma nello scoprire che la Germania è un repubblica governata da una chimica eletta a suffragio universale, che gli USA sono il paese leader del Mondo e hanno un presidente nero, ma soprattutto che “(quasi) tutti sanno leggere e scrivere” e l’Encyclopédie del XXI secolo (Wikipedia) è compilata non da una élite di famosi esperti ma da una massa di sconosciuti intellettuali, che la mettono gratuitamente a disposizione di tutti gli esseri umani (e non) in 280 lingue “senza bisogno di alcuna autorizzazione”. Grazie all’intellettuatizzazione di massa stiamo passando dall’era industriale all’era della partecipazione, dove l’economia del dono e della condivisione, sempre esistita, sta modificando gradualmente e dall’interno i modelli capitalistico e socialista che governano le nostre economie.

Ma Stefania Brai dice che “tener conto in una legge “degli interessi, delle esigenze, delle aspirazioni… dei cittadini” non solo non è utile né moderno ma completamente sbagliato”. La ringrazio perché descrive in modo chiaro e preciso qual è stata, finora, l’ideologia che ha ispirato i legislatori e politici italiani, non solo nel campo cinematografico o culturale. Prigionieri dell’immagine del mondo in cui si sono formati credono veramente che la maggioranza dei cittadini abbia il livello intellettuale di un dodicenne e che debbano essere tutelati e guidati, oggi, da persone che vivono ancora nel secolo scorso e credono di poter fermare il tempo con inutili leggi, fatte nel proprio interesse non certo in quello dei cittadini. I sondaggi? Ma oggi i cittadini già manifestano i loro interessi, le loro esigenze e aspirazioni non tramite sondaggi ma con le loro idee, attività ed opere, promosse, pubblicate e diffuse senza bisogno di essere iscritti all’Anica o all’Anac, né del nulla osta di un qualunque Ministero.

I mezzi di produzione culturale non sono una conquista futura del “Sol dell’avvenire” ma sono già nelle mani delle masse intellettuali che non hanno bisogno dell’intermediazione di una casta di intellettuali-interpreti perché possono e fanno da soli, condividendo la conoscenza e le opere. E Gramsci, che scriveva in un’epoca in cui i suoi principi erano storicamente validi, avrebbe adattato le sue idee alla contemporaneità. Zavattini, che negli anni ‘50 voleva dare una cinepresa in mano ad ogni scolaro, oggi potrebbe vedere la realizzazione del suo sogno “sbagliato” e si batterebbe per estenderlo a tutti. Gli operai genovesi che finanziavano, “sbagliando”, i primi film di Lizzani con la “Cooperativa spettatori produttori cinematografici” – fallita grazie alla ostilità della Direzione cinema e all’indifferenza del Partito comunista di Togliatti – oggi potrebbero fare da soli i propri documentari e farseli finanziare con il crowdfunding da sconosciuti che condividono le loro idee.

Ma perché i sogni di Zavattini e degli operai genovesi divengano sempre più realtà quotidiana è necessario che una nuova legge sul cinema e l’audiovisivo tenga finalmente conto soprattutto delle loro aspirazioni, delle loro esigenze, dei loro interessi, e favorisca l’effettiva partecipazione di tutti in tutte le forme, e con ogni mezzo di diffusione, all’organizzazione culturale del paese ed elimini ogni superflua limitazione allo sviluppo della persona umana tramite la produzione e la fruizione di beni culturali audiovisivi.

Ugo Baistrocchi