Il D.M 22/2/2013 reca la normativa sulle quote obbligatorie di investimento per le reti televisive al netto di tgi, giochi, intrattenimento, pubblicità, ecc..

Può essere senz’altro un’occasione ghiotta per le sorti del cinema indipendente (da ridefinire il termine cinema indipendente) a due condizioni:

  1. che la normativa non sia troppo complicata e di difficile attuazione e quindi sostanzialmente burocratica e di conseguenza facilmente eludibile; ciò dipende anche dalle difficoltà di alterare conteggi o di applicare sofismi di comodo che ne alterino gli scopi;
  2. che ci sia veramente la meritocrazia, cioè che la scelta delle opere cosiddette “originarie” non venga effettuata per amicizia e quindi sarebbero sempre i 3-4 produttori detti indipendenti a usufruire di tuta la torta, ma sia una scelta che si basa sull’originalità del film medesimo- a prescindere dal produttore – nelle sue 4 fasi: produzione, finanziamento, pre-acquisto e acquisto e quindi con L’ISTITUZIONE DI UNA SPECIE DI CONCORSO.

Solo in questa maniera potrebbero usufruirne anche i piccoli e microproduttori che oggi si trovano in difficoltà sul lato distributivo perché i film indipendenti incassano poco, in quanto – come sappiamo -non entrano nei circuiti distributivi più importanti.

Per accedere ai circuiti distributivi che contano bisogna essere superraccomandati ( è meglio un prodotto sicuro tipo commedia con i soliti attori collaudati) piuttosto di un film che richiede una promozione + rischiosa e sono gestiti in maniera da non dare spazio agli INDIPENDENTI VERI, che perciò devono accontentarsi delle briciole.

Molti di costoro, sono ormai convinti che non serva più farsi distribuire e puntano direttamente sul circuito dei festival internazionali per tentare una vendita estera che diventa però sempre molto problematica.

Se si punta solo sui festival non c’è nessun ritorno economico se non d’immagine, per l’autore, mentre la distribuzione on line che poteva presentare un’utile alternativa al mercato theatrical, nella sua versione STREAMING, NON RIESCE ASSOLUTAMENTE A DECOLLARE, per la presenza di troppi prodotti piratati.

Per inciso sul versante della pirateria, Beppe Grillo, non ha mai dato il via libera alla Pirateria come ha affermato su “La Stampa” il presidente dell’ANICA (Assoc. dei Produttori) Riccardo Tozzi, che definisce l’Italia il “Paese dove il sostegno culturale alla pirateria è più marcato”. Beppe Grillo ha solo detto che bisogna ridurre i tempi dei diritti in sintonia con una dinamica sociale molto più veloce rispetto al passato, ma la socializzazione o meglio la condivisione di contenuti, se riguardano dei film in cui ci sono dei produttori e detentori di diritti viene tutelata a livello di sfruttamento, quindi condivisione si, ma non gratuita.

Sostanzialmente la forma-merce si applica a tutti i film professionali mentre i video “non commerciali” quelli dilettanteschi, possono essere socializzati dal web. Ricordiamoci che in streaming (sarebbe come se fosse un noleggio) non si paga più di € 3 per 24-36 ore, meno quindi dell’affitto fisico di un DVD.

Il problema però è + indiretto nel senso che la rete è piena di film gratis e quindi se non c’è un bisogno specifico di noleggiare quel film la gente preferisce vederne un altro senza pagare, per cui internet sta diventando il luogo del “gratuito” ecco perché l’alternativa sono le tv o le piattaforme tipo Netflix e le quote diventano strategiche per la produzione indipendente-indipendente.

Sartonet 15