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IL DISEGNO DI LEGGE DI GIORGI

19 Ottobre 2015

 

Vediamo più da vicino il disegno di legge DI GIORGI del PD che ha per scopo il rilancio e lo sviluppo dell’intera filiera cinematografica con sostegno di una iniziativa pubblica, il tutto allo scopo di conciliare la qualità del prodotto con le esigenze del mercato, il quale a sua volta  può garantire il pluralismo dell’offerta cinematografica ed audiovisiva. (Però in Italia a parte Sollima, solo le commedie incassano).

Il disegno si articola in 42 articoli.

Mentre all’art. 1 si parla di sostegno pubblico al cinema e audiovisivo che sono mezzi di espressione artistica, di formazione culturale e comunicazione sociale che contribuiscono alla definizione dell’identità nazionale e un fattore di attrazione di interventi industriali, di occupazione e turismo, all’art 2 lo Stato vuole garantire il pluralismo dell’offerta cinematografica, il consolidarsi dell’industria, la circolazione, la conservazione del patrimonio filmico, l’educazione all’immagine.

Per opera cinematografica si definisce quella destinata PRIORITARIAMENTE allo sfruttamento nelle sale cinematografiche, per opera audiovisiva quella di un sistema di diffusione diverso dalla sala cinematografica.

Il lungometraggio è superiore ai 75 minuti e si distingue dal cortometraggio perché è inferiore, comprendendo quindi al suo interno anche il  mediometraggio e per film d’essai s’intende l’opera filmica riconosciuta di particolare valore artistico, culturale e tecnico.

Poi per un po’ di artt. si parla del CENTRO NAZIONALE DEL CINEMA E DELL’ESPRESSIONI AUDIOVISIVE (vogliono che il cinema sia sempre più centralizzato rispetto a noi che preferiamo le periferie) in cui convergano le competenze del MIBACT  con un presidente, il consiglio d’amministrazione, il direttore, il comitato direttivo e i revisori (art.5)

All’art 8 si considerano le Commissioni per il cinema e l’audiovisivo che valutano e classificano i progetti e sono formate da 7 componenti che restano in carica per 12 mesi e nel periodo non possono esercitare le attività di impresa nel  settore.

Poi si considerano le risorse per finanziare il Centro (art9) e l’art. 10 che disciplina il PRELIEVO   DI SCOPO sul prezzo d’ingresso delle  proiezione nelle sale cinematografiche, soldi  che sono versati al CENTRO:  l’importo è  calcolato con una aliquota del 10%, allargato anche all’EDITORE di Servizi Televisivi, pari al  3% sul fatturato annuale, poi si disciplina il Registro del Cinema e dell’Audiovisivo, (art14) che garantisce la pubblicità e l’opponibilità a terzi di tutti gli atti delle opere cinematografiche.  A mio parere questo articolo aumenta dismisura la burocrazia. Con l’art 18 si vuole evitare la concentrazione d’impresa, l’art 19 autorizza l’esercizio della professione di gestore di sale cinematografiche, poi si parla dei  controllo dei ricavi di sfruttamento cinematografico (art23)  e i rapporti tra i gestori e i distributori, il Contratto di Noleggio e via producendo.

All’art 26 si disciplinano i supporti video, all’art 27 (poi anche l’art 29) obbligano le emittenti televisive alle quote cioè al 10% delle risorse proprie per la produzione e l’acquisto di opere filmiche di produzione italiana riservando una percentuale del 50% alla produzione indipendente (che è una cosa difficile da controllare e anche capire giuridicamente cosa vuol  dire produzione indipendente, perché se ha dietro la Rai è indipendente nella stessa misura .

L’art 30 disciplina l’Educazione all’Immagine, i docenti son formati con specifici corsi professionali presso le Scuole di Cinema.

I contributi automatici sono calcolati in percentuale sulla base degli incassi in sala, mentre i CONTRIBUTI SELETTIVI sono attribuiti previa valutazione da parte della commissione di cui all’art. 8.

I crediti d’imposta sno regolati dall’art. 33 che si applicano anche alle imprese nazionali di creazione e programmazione di videogiochi, tax credit al 25% per le sale che proiettano film d’essai.

C’è poi questa figura dei FUNZIONARI DI CONTROLLO che raddoppiano quelli della Siae, hanno libero accesso alle sale di proiezione cinematografica e possono (art34) redigere verbali,  sono tenuti al segreto professionale, c’è anche una commissione di controllo (art 37) che irroga sanzioni a piene mani alle persone fisiche e giuridiche che sono venute meno agli obblighi relativi al versamento del prelievo di scopo, o chi non ha l’autorizzazione a gestire un esercizio cinematografico ecc ecc.

Le sanzioni amministrative implicano: all’inizio il richiamo, poi una sanzione pecuniaria in rapporto al fatturato,  infine  la chiusura dell’impresa per un anno,   mentre a livello penale per chi ostacola le operazioni di controllo è prevista una ammenda da 750 euro a 7.500 euro, da 2.000 a 20.000 per chi non è autorizzato a proiettare film in pubblico,  con il sequestro dei supporti a stampa e con l’interdizione di esercitare l’attività cinematografica anche dei propri figli.

Questo il il disegno di legge a sommi capi, si cerca di controllare di più, aumenta però anche i livello burocratico delle carte.

Se devo dare un giudizio per me questo disegno di legge è assolutamente irrealistico e insufficiente, non descrive questo mondo e i 37 registi in quel momento stavano pensando ai cavoli loro….

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