DISCUSSIONE PUNTI ALL’ATTENZIONE PER UNA LEGGE SUL CINEMA E AUDIOVISIVO
Produzione Cinematografica
1) Nuova definizione di film indipendenti:
– sono film indipendenti tutti i film considerati difficili per il low budget, fino ad un massimo di € 1.500.000,00 che non siano stati cooprodotti dalle televisioni nazionali ed equiparabili secondo il Mibact a film difficili.

2) Cinema Territoriale sul principio del local-global (storie locali per una distribuzione internazionale) attraverso:
a)  il decentramento delle commissioni del Mibact in macro regioni
TORINO x Piemonte, Vald’aosta, Liguria, Sardegna;
MILANO x Lombardia e Emilia Romagna;
VENEZIA x Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia;
FIRENZE x Toscana, Umbria, Marche;
ROMA    x Lazio, Abruzzi;
NAPOLI x Campania e Molise;
BARI      x Puglia e Basilicata;
PALERMO x Sicilia e Calabria.
b)  decentramento Rai per sfuggire all’influenza politica dei progetti;
qui immagino le sedi Rai decentrate che possono decidere anche di preacquistare il diritto di antenna oltre che ad offrire dei servizi legati alle loro potenzialità produttive, per intenderci la Rai di Udine non è la Rai di Torino.
c)  Film Commission funzionanti che si coordino tra di loro e burocraticamente (modelli e procedure uniformi) con il Mibact; 
il ruolo delle Film Comm. diventa fondamentale oltre che per i servizi che già conosciamo, nel sostegno al produttore per aiutarlo ad interagire  con sponsor del territorio, crowdfunding locale, amministrazioni comunali, promoz. del turismo (cineturismo) e finanziatori esterni grazie alla tax credit.
Le commissioni nelle macro regioni possono convivere IN MANIERA PARITETICA anche con una COMMISSIONE UNICA NAZIONALE.
Nella fase istruttoria l’essenziale è la sceneggiatura.

3) Abolizione del Reference System: 
– sistema di punteggio automatico che favorisce il finanziamento dei film dei soliti noti, dalla produzione, dal regista, agli attori fino alla troupe, bloccando di fatto il cambio generazionale.

4) Riforma del  Mibact, Direzione Generale del Cinema
a) abolizione dell’attuale sistema sviluppo progetti e al suo posto un concorso nazionale in cui si presenta solo un soggetto lungo e la relazione artistica dell’autore. La Commissione Unica Nazionale valuterà con meritocrazia i progetti di sviluppo.
b) tasse istanza in rapporto al budget del progetto;
Fino a € 1.500.000,00  la tassa è di € 200 per i lungometraggi, € 100 per i documentari e € 50 per i corti e sviluppo.
Fino a € 2.000.000,00  la tassa  è di € 600;
Fino a € 3.000.000,00 la tassa  è di €1.500,00 (importo progressivo)
Fino a € 5.000.000,00 la tassa è di € 3.000,00
Oltre €4.000,00.
c) le società che presentano progetti fino a € 1.500.000,00 possono avere un capitale sociale di 20.000 euro, 10.000 per chi presenta cortometraggi
d) semplificazione burocratica.
e) reintroduzione della formula produttiva che preveda la partecipazione ai costi di produzione, in misura non inferiore al 30 per cento dei rispettivi compensi, di  registi, soggettisti e sceneggiatori, attori e tecnici qualificati. Tale importo complessivo venga considerato tra le spese ammissibili ai fini della tax credit interna.
f) il film deve partire entro 12 mesi altrimenti scatta la revoca del finanziamento.

5) Tax credit film indipendenti: esterno fino all’68%, interno 30%.

6) Garanzie per Maestranze, tecnici e generici per il rispetto contrattuale della cifra concordata e sottoscritta dalle parti e segnalazione al Mibact in caso di elusione totale o parziale dell’importo che viene sospeso dall’erogazione fino alla risoluzione della contesa. Garanzia per il produttore indipendente: siccome stiamo parlando di un prodotto artistico a low budget se il collaboratore non asseconda le esigenze artistiche del film  (che non si può capire prima) il produttore indipendente  può interrompere il rapporto a fine settimana saldando le competenze maturate senza l’obbligo da parte del medesimo, di pagare le settimane mancanti come da contratto iniziale. Il produttore dovrà documentare o relazionare tutte queste mancanze motivando il provvedimento.

Distribuzione cinematografica:

7) Circuito Distributivo

AGENZIA Viene creata una Agenzia di distribuzione e promozione del cinema indipendente che si avvale di un circuito di sale che vi aderiscono, diffuso su tutto il territorio italiano.

Per il finanziamento dell’Agenzia ci si avvarrà di una UNA TASSA DI SCOPO DA NON FAR PAGARE AGLI ESERCENTI DEL CIRCUITO, MA A TUTTI GLI ALTRI E A TUTTE LE TV E PIATTAFORME VARIE SUI PROVENTI DERIVANTI DALLA PUBBLICITA’ INSERITA NEI FILM.

CIRCUITO

Le sale che aderiscono al circuito potranno essere: private, comunali, parrocchiali, associazioni di cultura cinematografica, cineclub,  di quartiere  che servono anche come centri di formazione, universitarie, occupate, sale gestite sul territorio regionale  dalle Film Commission.

Le sale aderenti otterranno un marchio che darà diritto ad un finanziamento diretto del Mibact per la proiezione di film indipendenti e una defiscalizzazione completa per motivi culturali.

Le sale per mantenere il diritto al marchio dovranno avere e mantenere uno standard di qualità.

PROGRAMMAZIONE

I film indipendenti compresi documentari e cortometraggi dovranno essere circuitati per almeno 6 mesi attraverso una multiprogrammazione con cambiamenti continui di programmazione giornaliera approfittando delle nuove tecnologie di proiezione.

Il Circuito tenderà ad essere il più possibile inclusivo anche di film a bassissimo costo che però devono mantenere un “livello tecnico” minimo, da sala cinematografica.

Le proiezioni  dovranno essere fatte in DIGITALE (DCP)standard internazionale 4k con schermo fisso,  non con videoproiettori e schermo mobile, questo per far in modo che il circuito non sia considerato inferiore.

DISTRIBUZIONE E PROMOZIONE

L’Agenzia programmerà i film su tutto il circuito, fornendo alle sale i manifesti pubblicitari, cartoline e questionari rivolti al pubblico per capire il gradimento dei singoli film, oltre alla creazione di un sito on line interattivo con il pubblico.

I produttori forniranno all’Agenzia tutto il materiale pubblicitario dei propri film: locandine, trailers…

L’Agenzia avrà accesso a trasmissioni Rai Regionale e Rai Nazionale per la promozione del singolo film indipendente e del circuito con interviste varie.

Verrà creata una rivista on line gratuita e cartacea da lasciare nelle sale del circuito al costo di 1 euro per promuovere i film e tutti gli autori con interviste, compresi cortometraggi, e documentari.

L’agenzia si coordinerà con tutti gli istituti culturali italiani del mondo che dovranno organizzare almeno una rassegna annua di  film indipendenti italiani (a questo fine, bisognerebbe sapere quanti finanziamenti ricevono e come li spendono). Con possibilità di invitare gli stessi autori.

DIRITTI SUCESSIVI

L’Agenzia potrà in accordo con i singoli produttori impegnarsi per vendere singolarmente o in pacchetti i film alle televisioni in primis, per il canale tematico della Rai e comunque a tutte le emittenti italiane nel rispetto delle quote di programmazione stabilite dalla legge.
8) Programmazione Obbligatoria di film  italiani ed europei nelle multisale prevedendo multe sostanziose per i trasgressori; 

Rapporto Rai e Cinema indipendente:
9) Rai Servizio Pubblico: 
a) Superamento di rai fiction e rai cinema come era precedentemente, un’unica Rai basata sulle Reti;
b) Quote di acquisto di film indipendenti, documentari e cortometraggi prevedendo multe sostanziose se non vengono rispettare da versare al Circuito;
c)  Trasparenza: pubblicazione on line dell’elenco dei diritti acquisiti anno per anno;
d) Trasparenza: registro on line dei film finanziati a tutti i livelli specificando le società beneficiarie;
e) Creazione di un canale tematico di film italiani compresi documentari e cortometraggi che hanno una scarsa visibilità;
f) Accesso democratico anche per  i produttori indipendenti (non raccomandati) portatori di contenuti innovativi.

10) Didattica:
a) Insegnamento in tutte le scuole di ogni ordine e grado della materia cinema (educ. all’immagine) con incarichi a esperti esterni;
b)Formazione dei giovani con finanziamenti europei;
c) Recupero di luoghi abbandonati, per sale cinematografiche di quartiere in cui si tengono corsi di cinema;
d)Roma capitale europea dell’audiovisivo con recupero di spazi ex mercati generali da affittare alle produzioni

(continua)

Articolo precedente:

Primi punti di attenzione per una Legge sul cinema

 

Un altro incontro “fisico” nel meetup CINEMA IN MOVIMENTO in via Acciaroli e abbiamo parlato di:

1) progetto di Marco Bartoccioni

La Premessa

Che Roma sia storicamente la Capitale del Cinema Italiano è cosa nota a tutti, Qui hanno sede gli studi di Cinecittà (ormai praticamente privatizzati ), il Centro Nazionale di Cinematografia, l’Archivio Nazionale, il Ministero, la RAI… Qui nei decenni sono venuti in pellegrinaggio e spesso si sono fermati a vivere i Creativi Del Cinema così come le Maestranze.

La Fotografia

Cosa resta oggi di tutto questo? Migliaia di professionisti del settore e di maestranze a spasso, piccole e medie produzioni fallite o alla canna del gas e un’atmosfera da catastrofe post-atomica che deprimerebbe anche il più spensierato ottimista.
Eppure, anche se c’è stata nell’ultimo decennio una certa tendenza a de-centralizzare Roma resta a tutt’oggi la Città con il maggior numero di case di Produzione Cinematografica, il posto dove c’è la stanza dei bottoni dei finanziamenti pubblici e il luogo dove le grandi Major internazionali hanno i loro uffici di rappresentanza. Il posto insomma dove se vuoi “fare Cinema” in qualche modo devi vivere o capitare.
Scuole di Regia, Sceneggiatura, Produzione, Fotografia, Montaggio, Recitazione, Dizione, Scenografia, Animazione, Musica, Sound Design, Computer Grafica, Post Produzione… C’è di tutto! Col piccolo dettaglio che sono quasi tutte in mano a privati!

L’Idea

L’idea è quella di promuovere Roma come Capitale dell’audiovisivo Europeo.
L’avvento di internet e di nuove tecnologie in continua evoluzione stanno cambiando drasticamente in tutto il mondo le forme e i tempi della narrazione. I vecchi schemi sono ormai desueti e non si intravvede all’orizzonte nulla di preciso che lo possa sostituire. Come in tutti momenti di crisi, nel senso greco della parola, questo è un momento di cambiamento storico nel campo degli audiovisivi, nel quale idee, intuizioni e sperimentazione sono determinanti per realizzare prodotti fruibili da quel “Villaggio Globale” di cui tutti facciamo parte.
La proposta è quella di creare un centro unico della cinematografia dotato di Studios adeguati alle esigenze tecnologiche del momento e all’avanguardia rispetto all’offerta europea dove far convergere tutti quegli specializzati del settore che hanno dovuto emigrare per poter lavorare e dotarli di tecnologie all’avanguardia rispetto al resto dell’Europa.
I costi delle tecnologie sono oggi assolutamente abbordabili ed è il fattore umano quello che fa la differenza!
Gusto del bello, inventiva, genialità… sono queste le virtù che ci riconoscono in tutto il mondo e per le quali siamo ricercati!
Cinecittà purtroppo è stata ormai irresponsabilmente venduta a privati che la stanno trasformando in un parco giochi tematico per cinefili. Quello di cui Roma ha bisogno è dunque di una “Nuova Cinecittà”! Uno spazio di lavoro ma anche uno spazio aperto alla sperimentazione e alla ricerca di nuovi linguaggi.
Se intelligentemente organizzato e onestamente gestito, questo spazio è sicura fonte di entrate economiche per la collettività nonché fonte di occupazione e di reddito per tutti i creativi e gli specializzati del settore nonché per l’indotto!
A supporto di questa Macrostruttura sono da immaginare tante piccole realtà nell’ambito di ciascuna Circoscrizione che si occupino in primo luogo di formazione del gusto e della tecnica dell’audiovisivo e di conseguenza si occupino anch’esse di sperimentazione e di ricerca di nuovi linguaggi, con particolare attenzione al mondo di Internet e dei Nativi Digitali.
In queste realtà i professionisti del settore dovranno essere coinvolti a dare corsi di formazione professionale sulle varie discipline e arti del mondo dell’audiovisivo.
Le varie realtà create in ciascuna Circoscrizione produrranno così lavoro e reddito per gli specializzati del settore e formeranno nuovi professionisti da impiegare nella Macrostruttura che abbiamo chiamato per convenzione la “Nuova Cinecittà”.
Queste realtà dovranno inoltre dotarsi di spazi di coworking per permettere alle piccole realtà produttive di realizzare i propri progetti audiovisivi a costi competitivi anche utilizzando con contratti flessibili le professionalità che si andranno via via formando.
L’effetto di queste iniziative sarà quello di maggior offerta di lavoro specializzato, maggiore produzione di audiovisivi e la creazione di un polo d’attrazione internazionale per il settore cinematografico a Roma.
Gli spazi deputati a tali iniziative andranno ricercati fra gli immobili dismessi da riqualificare di proprietà del Comune di Roma.
I fondi per realizzare tali progetti dovranno essere finanziati attraverso l’utilizzo dei Finanziamenti Europei per la Formazione, per l’Animazione, per la Cultura… (L’Italia versa al fondo Europeo più di quanto non riesce a ricevere!). Dal Fondo Nazionale per la Cultura (Renzi ha ipotizzato 1 miliardo). Dai Fondi Regionali. E dai finanziamenti per Roma Capitale.
Se gestita in modo Onesto, Trasparente e Pluralistico l’intero progetto nel suo insieme potrà realisticamente andare a regime nel giro di 3 / 4 anni e potrà cominciare a produrre utili per la cittadinanza.
E’ Ora di ridare ossigeno e speranza al mondo dell’audiovisivo in quanto mezzo espressivo e arte dell’immagine in movimento!
Quale città meglio di Roma potrebbe simboleggiarne il rinascimento del Cinema Italiano?
Roma 30/11/2015

 

La produzione cinematografica italiana è stata emarginata a partire dagli anni ’80, i blockbuster Usa hanno ammazzato il mercato mondiale, basta cinema di genere italiano, solo commedie in una specie di suddivisione mondiale della produzione, ecco perché il cinema italiano se vuole sopravvivere deve rivolgersi alle tv e chiedere per prima cosa il rispetto delle QUOTE

Che vuol dire? Che le televisioni devono acquistare obbligatoriamente dei film italiani da trasmettere nei propri canali.

Il cinema italiano rappresenta il Made in Italy che è poca cosa rispetto al made in Usa, ma anche una delle componenti della cultura italiana nel mondo.

Era molto più potente negli anni 60-70 quando manteneva una influenza e una considerazione notevoli, ma poi ha dovuto subire una decadenza con un netto calo di mercato a partire dagli anni 80 dove abbiamo assistito, dopo una ristrutturazione del mercato internazionale, al dominio assoluto del colosso americano.

Negli anni 60-70 invece molti dei film italiani di genere, giravano il mondo non solo quelli western, chi non si ricorda il filone dei Tre Superman di Italo Martinenghi, era un prodotto artigianale a basso costo, oggi è impossibile, il mercato si è specializzato sulle grandi produzioni miliardarie made in Usa.

A quei tempi anche i produttori italiani facevano un sacco di soldi.

Attualmente più tristemente siamo di fronte a politiche tipo panda, in quanto si rischia quello che i sociologi chiamano colonizzazione culturale, ovvero sudditanza culturale nei confronti di un potere imperialistico, dove i contenuti e le storie appartengono ad un mercato globale che parla inglese e si imitano i modelli di comportamento dettati dalle mode consumistiche, modelli importati dall’industria dell’entertainment e ciò non vale solo per il cinema ma anche per la letteratura, lo standard degli autori USA diventa l’unica “forma che i lettori riescono ad apprezzare.

Gli attori americani sono gli unici divi dell’immaginario collettivo.

Allora si parla di quote minime di sopravvivenza del cinema italiano, quote malviste in Tv perché SE PROIETTANO TROPPI FILM rubano soldi ad altre attività soprattutto giornalistiche, insomma quote che fanno venire il latte alle ginocchia.

E’ vero che nella specializzazione mondiale dei mercati l’italia domina con la moda, ma la cultura non è una merce qualunque e se non viene preservata è destinata a morire vinta dal consumo “mercificato”. Siccome qualcuno ha detto che dalla cultura deriva l’identità d’un popolo, come fare per preservarla?

E’ impossibile modificare l’attuale mercato dei film se non con un intervento politico/autoritario anti Usa imponendo ad es. un limite alla distribuzione di film Usa, cosa che è semplicemente improponibile, a favore di quelli italiani, però è indubbio che gli esercenti hanno a disposizione troppi film che possono smontare uno appresso all’altro, c’è troppa abbondanza di materia che non viene valorizzata e quindi si verifica che troppi film vengono bruciati, perpetuando uno spreco, un potlach, difatti la tenitura è ridotta ai minimi termini, quindi ci sono dei film che guadagnano e tanti altri no ( il sistema ha anche tante perdite e fa acqua da tutte le parti).

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LA FABBRICA DEI PROTOTIPI

Perché il cinema è un’industria debole?

Rispondiamo dicendo perché ci sono confezioni e confezioni: è un vestito che il film indossa e che gli permette di fare la sua strada.

C’è il cinema con una confezione di serie A, che significa tante copie del film, forte distribuzione, imposizione del prodotto filmico tramite una pubblicità nei principali canali, gadget ecc..

Stiamo parlando di molto o quasi tutto il cinema Americano e delle Commedie Italiane + qualche autoriale italiano e tra i film europei, qualche francese.

In sostanza la confezione di serie A per gli investimenti effettuati DEVE superare almeno il milione di euro di incassi altrimenti è una delusione.

Poi abbiamo la confezione di serie B con tutti (meno) rispetto a quella di serie A: meno pubblicità, meno gadget, meno canali pubblicitari, meno promozione, è una confezione che vede molti prodotti da festival, film autoriali e risulta essere un successo se si arriva a incassare 800.000 euro, naturalmente parlo di Theatrical, solo sala.

La confezione di serie C invece riguarda la maggior parte del cinema indipendente italiano, piccoli distributori, poca pubblicità, 30-40 copie e si arriva ad incassi fino a 200-300 mila euro.

La 4 confezione invece è quella dei film sfigati , molti senza uffici stampa che è come dire è meglio non distribuirlo: poche copie in cinema particolari molti d’essai, nessuna pubblicità e così tutto passa sotto silenzio nell’indifferenza + totale e nonostante gli sforzi della produzione e del regista TUTTO SEMBRA GIA’ SCRITTO.

Molti di questi film alimentano festival minori, anzi escono in occasione di questi festival che però non portano a nessun guadagno.

E su queste confezioni che noi dobbiamo puntare i fari. Da ciò ne deriva l’esigenza di una attenzione maggiore di questi che possiamo chiamare prodotti che stanno più ai margini del mercato theatrical.

Una vera politica cinematografica li deve valorizzare in maniera che possa crescere tutto il sistema cinema e questa politica deve essere  recepita in qualche disposizione di legge che riesca a dare delle risposte anche al cinema indipendente,  una politica quindi semplicemente che vada all’incasso di questi film.

In soldoni ma anche in soldini si può dire (anche se occorre verificare) che il 50% del cinema prodotto spesso con enormi sacrifici personali è costretto all’invisibilità assieme ai suoi attori e quindi non viene remunerato a sufficienza anche economicamente, perché se incassi poco non lo puoi vendere in altri canali televisivi soprattutto alla Rai, a meno che tu non abbia delle conoscenze e relazioni particolari.

Peccato xchè la maggior parte di questi film a piccolo budget hanno un buon livello tecnico e un buon cast, si tratta di promuoverli tramite un “circuito alternativo” con delle modalità che abbiamo già definito nei precedenti post.

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Posso dire che in questi 25 anni le nuove leggi sul cinema si sono dimostrate tutte fallimentari, incapaci di rilanciare il cinema italiano, pur armate talvolta di buona volontà e di voler superare la dipendenza dalla tv.

Prima c’erano le categorie professionali che presiedevano le commissioni di cinema, poi è venuto Veltroni col suo braccio destro di cui mi ricordo il nome risorgimentale Oberdan Forlenza, che ha praticamente tolto potere alle stesse commissioni, dandolo non si sa bene a chi? Al Ministero?

Il processo di ventotizzazione (art28 della legge del ’65 n° 1213) è stato incrementato con l’aiuto di Veltroni, invece di piccole quote a tanti com’era auspicabile (era poi la produzione che doveva chiudere se era capace o era a posto con le banche) grandi quote a pochi, a quelli + raccomandati che si sono beccati i miliardi facendo finta di fare i produttori e approfittando delle amicizie altolocate. Tanto è vero che si diceva all’epoca che il produttore poteva essere creato dalla politica e dalla Rai sempre in sede politica.

Poi è venuto un periodo di incertezza in cui lo stesso Mibact è arrivato al grottesco di considerare d’essai i cinepanettoni, infine finanziando, un poco, quei progetti che avevano l’interesse culturale + alto (le opere terze dei famosi) e le opere prime e seconde (degli sconosciuti o semisconosciuti).

Ma di precisare – almeno all’inizio – cosa fosse sto interesse culturale (solo negli ultimi decreti quelli del luglio 2015, si dice qualcosa) neanche a pensarlo, ci poteva stare di tutto e quindi anche la raccomandazione  di ritorno.

Cosa vuol dire cultura e in specie quella cinematografica? Non stiamo parlando di salami o di pomodori o olive quella si chiama coltura, perché il Mibact non ha definito un campo in cui si potevano indirizzare  poi le sceneggiature, non so, faccio un es.: difesa della cultura identitaria vista anche come deposito storico di tante generazioni precedenti.

Quindi se il Mibact definiva cosa era l’interesse culturale e quindi implicitamente cosa voleva come committenza,  probabilmente ci sarebbero stati molti progetti interessanti.

Poi c’è un’altra questione come può un commissario che sceglie i progetti,  leggersi 200 sceneggiature all’anno, dovrebbe essere a tempo pieno dipendente del ministero, la domanda da farsi è: chi giudica o pregiudica scegliendo dei progetti, con l’ausilio di qualche aiutante di campo magari inesperto che ancora non ha capito cos’è il cinema?

Ritengo cmq che questo tipo di cinema debba essere a basso costo, con idee originali, storie forti che possono competere col cinema spettacolare.

Ma per non finire nella trappola della burocratizzazione ovvero diventare un  semplice prodotto d’intrattenimento bisogna che ci siano + POLI PRODUTTIVI  sia pubblici che privati attraverso il decentramento e la defiscalizzazione, si evita così un controllo CENTRALISTICO e si crea una CONCORRENZIALITA’ tra gli stessi poli produttivi perché i migliori, i + affidabili saranno quelli + considerati e in grado di partorire  film di interesse popolare ma anche della critica che attualmente è costretta a sputtanarsi per cercare qualche senso alto nei film di intrattenimento che solo un senso c’hanno….e che sappiamo tutti qual è, assecondando la pancia dello spettatore.

Ci vuole un circuito di sale gestite dai cineclub che devono assumere un ruolo decisivo per la distribuzione di un prodotto indipendente.

IL CINEMA INUTILE SENZA UNA SUA NECESSITA’ CULTURALE è quello che viene scelto con pressioni e condizionamenti di vario tipo rischiando di promuovere storie o non storie ANEMICHE, ANOMICHE, FLEBILI, BUONISTE con morale socialdemocratica incorporata e in cui sovente il culturale rischia di diventare una sfumatura di copertura.

Quindi terminiamo dicendo: POLICENTRISMO e COMMISSIONI di esperti che sappiano valutare la potenzialità della storia e anche la Rai dovrebbe decentrarsi per sottrarsi ad una certa pressione e influenza “Vaticana”.