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2 – IL COLLE DELLE FELCI

29 Agosto 2013

Una poesia dell’infanzia in cui si camminava nel COLLE della gioia

Ora io giovane e

semplice sotto i rami del melo

presso la casa sonora e felice come l’erba era verde,

la notte sulla vallata

radiosa di stelle,

il tempo mi faceva

esultare

e arrampicare d’oro

nel rigoglio dei suoi

occhi,

e venerato tra i carri ero principe delle città di

 

 

mele

e cera una volta io, il signore, che alberi e foglie

faceva scendere con orzo e margherite

giù per i fiumi di luce donati dal vento.

E com’ero verde e spensierato, famoso nei granai,

nell’aia felice, cantando ché la fattoria era casa,

nel sole che è solo una volta giovane,

il tempo mi faceva giocare

e essere d’oro nella grazia dei suoi mezzi,

e io ero verde e d’oro, cacciatore e pastore, i vitelli

cantavano al mio corno, le volpi sui colli latravano nitide e fredde,

e il sabba risuonava lentamente

sui sassi dei sacri torrenti.

E per tutto il sole erano corse, era bello, e i

campi

di fieno alti come la casa, i canti dei camini, era

aria

e un gioco bello e acqueo

e fuoco verde come l’erba.

E a notte, sotto le semplici stelle

mentre cavalcavo nel sonno le civette portavano via la casa,

e per tutta la luna sentivo, felice tra le stalle, i

caprimulghi

che volavano coi mucchi di fieno, e i cavalli

che balenavano nel buio.

E poi svegliarsi, e la fattoria, come un viandante bianco

di rugiada, tornava col gallo in spalla: tutto era

splendente, era Adamo e vergine,

il cielo si componeva ancora

e il sole cresceva tondo proprio quel giorno.

così dev’’essere stato dopo la nascita della luce

semplice

nel primo spazio roteante, gli incantati cavalli

caldi al passo

fuori dalla verde stalla nitrente

sopra i campi della lode.

E venerato fra le volpi e i fagiani presso la casa

felice

sotto le nuove nuvole e gioioso per tutto il tempo del cuore,

nel sole che sorge in eterno,

percorsi le mie strade spensierate,

i miei desideri correvano per il fieno alto come

la casa

e nulla m’importava, nei miei traffici azzurro-cielo, che il tempo permette

in tutte le sue sonore svolte solo poche canzoni

del mattino

prima che i bimbi verdi e d’oro

lo seguano senza più grazia.

Non m’importava, nei giorni bianco-agnello,

che il tempo

m’avrebbe condotto su nel solaio fitto di rondini per l’ombra della mia mano,

nella luna che sempre sta sorgendo,

né che cavalcando nel sonno

l’avrei udito volare insieme ai campi alti

e mi sarei svegliato nella fattoria scomparsa

per sempre dalla terra senza bimbi.

Oh quando ero giovane e semplice nella grazia

dei suoi mezzi,

verde e morente mi trattenne il tempo

benché cantassi nelle mie catene, come il mare.

il colle delle felci

Dylan Thomas

a cura di giancarlo sartoretto

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