logo

Blog

LA BRUTTA LEGGE CINEMA

11 Febbraio 2017

La legge Cinema Franceschini è stata approvato questo novembre alla Camera ed è talmente deficitaria da costituire un’altra di quelle leggi del passato governo Renzi che deve essere assolutamente modificata, altrimenti morirebbe completamente anche questo settore. Oltre ad una “cattiva scuola” Renzi ha pensato anche ad un “cattivo cinema”, ma la cosa che più colpisce è che di fondo il settore d’ora in avanti con questa nuova legge si baserà sull’assistenzialismo “paradossale”, chi incassa al botteghino avrà diritto ai finanziamenti automatici da parte dello Stato contravvenendo ai principi elementari di efficacia della spesa pubblica, la filosofia di fondo è quella di premiare con i soldi pubblici chi sul mercato è già forte magari imponendo tasse ai cittadini che non arrivano alla fine mese, senza contare che da sempre la Rete si oppone ai finanziamenti assistenziali allo Spettacolo (ben 400 milioni) visto che ci sono problemi molto più urgenti come la disoccupazione, il lavoro, la sanità, la casa, a nessuno interessa un settore ridotto a 20 imprese che diventerebbe con la nuova legge, assolutamente marginale e privilegiato. Abbiamo detto a più riprese che il settore cinematografico soprattutto quello indipendente te deve essere in grado di mantenersi da solo, potenziando la sua distribuzione nel mercato italiano.
Facciamo un esempio: attualmente ci sono 100 film prodotti in Italia in un anno, solo 20 incassano oltre il milione, 30 stanno sotto e 50 non incassano quasi niente.
Una legge come quella attuale con i finanziamenti automatici darebbe soldi ai 20 film (che poi sarebbero aiuti di stato mentre invece bisogna fare in maniera che siano gli altri 80 film a incassare, come? Creando questo circuito di 300 sale in tutta Italia finanziato con la TASSA DI SCOPO da far pagare ai maggiori media come Google, Facebook e Youtube e altre società di settore, e non con i soldi pubblici, evitando nel contempo che le risorse siano date a chi è già ricco.
Queste di seguito sono le principali modifiche auspicabili alla Legge 220 del 14/112/2016 – FRANCESCHINI-RENZI PER SALVARE IL CINEMA INDIPENDENTE:
1) all’art. 13 si deve inserire una Tassa di scopo del 10%, da applicarsi anche a Google, Youtube, Facebook oltre agli altri soggetti del settore e media televisivi e di telefonia, in quanto sono molti i film che compaiono gratuitamente in questi social distogliendo il pubblico dalle sale, che raggiunga la cifra di 400 milioni, che attualmente VIENE ALIMENTATA dallo Stato rinunciando alle proprie tasse di Iva e Ires nel settore, soldi quest’ultimi che invece potrebbero essere impiegati per altre questioni sociali;
2) sempre all’art. 13 aumentando la percentuale dei contributi selettivi, quelli che valutano i progetti, al 25%;
3) all’art. 20 è riconosciuto un credito d’imposta esteso alle distribuzioni pari al 60% per i film indipendenti;
4) agli artt 23-24-25 togliendo i contributi automatici in quanto Aiuti di Stato e inserendo al loro posto Rai Servizio Pubblico e Rai Servizio Pubblico 2.0 e Decentramento Rai Servizio pubblico nelle Macro Regioni;
5) all’art 26 si inserisce un comma , il 5° sul Cinema Territoriale e il decentramento delle Commissioni di selezione sui progetti nelle Macro Regioni (mantenendo anche una Commissione Nazionale);
6) all’art. 28 la creazione di un circuito distributivo del Cinema Indipendente con tanto di Agenzia di Promozione;
7) all’art. 34 la definizione delle quote, percentuali di acquisto del cinema europeo e italiano di cui al 50% quello indipendente italiano ed europeo, la definizione non tanto del produttore indipendente ma dei film indipendenti e una sanzione pari, in caso di non rispetto delle quote, del 10% dei fatturati delle televisioni sottratti eventuali acquisti di film indipendenti.
Oltre al Governo però bisogna fare una critica anche ai rappresentati istituzionali del Cinema, che hanno dimostrato nel tempo di essere solo autoreferenziali e molto spesso di farsi gli affari loro svendendolo il settore per qualche vantaggio personale e quindi di essere in continuo conflitto di interesse.
C’è da aggiungere anche che il cinema non è propriamente un’industria, almeno il cinema indipendente bensì artigianato, un motivo per cui a suo tempo nacque il CIAC (Coordiamento Italiano Audiovisivi Cinema nel 2006.
Infine diciamo una verità triste, triste triste come te, Cinema!. Le associazioni di autori non sono per niente democratiche, non ci sono elezioni interne, sono sempre gli stessi che si autoeleggono ormai da una vita e i “supposti e supposte” leaders si servono della politica di settore per fare il gioco delle parti o come sopra, non si deve fare politica per avere un finanziamento pubblico anche questa è una forma di corruzione: diciamolo!
Nel mio sito www.carofilm.net e nel gruppo facebook “cinema politica in movimento”ci sono i dettagli di questi articoli da modificare

Gian Sart

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Indietro