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NOMADLAND di Chloè Zao

31 Maggio 2021
E’ un buon film ma non mi sembra così memorabile da aggiudicarsi l’Oscar nonostante la bella prova di Frances McDormand, già aveva vinto a Venezia, un festival molto più sensibile ai film asiatici e in particolar modo cinesi, ma l’Oscar che di solito premia un altro tipo di cinema anche quando è indipendente, può essere il riflesso di tanti fattori concomitanti non ultima la pandemia e vincerlo favorisce un grande incasso di pubblico nelle sale, perché un titolo come l’Oscar ha sempre un potere sulle folle… dove si racconta di una profonda America alle prese con la crisi economica e dove la forza-lavoro è costretta ad emigrare da un luogo all’altro dell’Usa utilizzando van camperizzati o furgoni ultrausati e ogni tanto incontrandosi per qualche mercatino del baratto e raccontarsi le proprie esperienze degli ultimi mesi. E’ un mondo per vecchi anche se ogni tanto qualche giovane insegue miti naturalistici in trip cosmici e si avverte nel racconto cinematografico una certa desolazione e sradicamento di individui provati dalla crisi che cercano di sopravvivere nelle loro solitudini. Talvolta uniscono l’utile al dilettevole, si spostano da un luogo all’altro anche per riscoprire gli spazi della natura magari ripensando a vecchie utopie.
Ricorda l’esodo dei farmers nel romanzo Furore di John Stenbeck, ma li siamo nel 1939 e il viaggio degli ex contadini/proletari è solo per trovare un altro posto definitivo dove poter iniziare un nuovo lavoro, qui invece gli individui si muovono rinunciando ad una stabilità, ad una identità magari linguistica, anche un po’ alienante fatta di case, di risparmi ed investimenti, ma pur sempre rassicurante dove e’ più facile anche ricevere i sussidi di disoccupazione.
Forse questo tipo di film può piacere all’americano medio per il fatto che questi lavoratori non aspettano aiuti economici finanziatidalle tasse e averne favorito in sede di selezione, il successo.
Il buono di questo essere degli eterni “spostati” inquadrati nell’efficace road movie è che l’instabilità e il viaggio non fanno mai vedere la televisione accesa, che da una parte è una cosa bellissima perché si sfugge ad un certo condizionamento consumistico, dall’altra però c’è il disagio nel caso di malattie, di trovare medicine e farmacie, comunque un film del genere esalta il grande schermo per i paesaggi non certo le piattaforme che dimostrano di essere per certi film un ripiego.
Jean Sarto, Veronica Bilbao La Vieja e altri 3
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