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3 – LA TRASVERSALITA’ ECOLOGISTA

4 Dicembre 2013

Oggi mi viene sta riflessione FILOECOLOGISTA:

Cosa significa per gli ecologisti essere collocati a sinistra politicamente parlando rispetto al concetto dI trasversalità, sono due tesi opposte e inconciliabili, la trasversalità potrebbe portare a sostenere governi di centrodestra (vedi Saarland) magari per dare un’impronta verde alla politica conservatrice, ma potrebbe essere anche una copertura “ecologista”, a un governo conservatore e tradizionalista –

Ma oggi esiste ancora questa differenza tra destra e sinistra rispetto ai grandi problemi sociali, a come risolverli.

L’inquinamento non è ne di destra ne di sinistra è semplicemente una questione emergenziale CHE SI CONIUGA PERO’ CON LA QUALITA’ DELLA VITA che è una priorità nettamente progressista rispetto all’ideologia del mercato, senza contare che a volte la bellezza e il senso estetico si scontrano con l’ignoranza e l’indifferenza. Questo non vuol dire automaticamente che la destra sia mercato e la sinistra, stato, che la destra non abbia gusto e la sinistra, sofisticata, sarebbe una semplificazione un po’ balorda.

La trasversalità ecologista riguarda l’acqua, l’aria, la terra, l’alimentazione. Le malattie aumentano anche se i soliti “negazionisti” dell’affarismo becero che conquista molte posizioni politiche, affermano che non c’è nessuna prova a supporto di questa tesi. Questa opinione che mi ricorda in chiave grottesca certo positivismo d’accatto, per cui se non ci sono ancora morti bisogna che si manifestino per prendere provvedimenti e quindi   solo il disastro avvenuto costringe a reazioni, calza alla grande per tutti gli speculatori presenti nel territorio per arricchirsi quasi sempre con soldi pubblici, i quali minimizzano gli effetti negativi e plaudono attraverso l’ausilio dei max media, ai benefici collettivi e quindi aumenti di posti di lavoro, che si hanno per l’aumento di infrastrutture tipo bretelle, ponti, terze corsie, cemento armato contro i panorami disarmati, palazzi Export, Grande Velocità che stanno di fatto distruggendo il territorio e aumentando le esondazioni e i disastri che per questi speculatori sono sempre di origine naturale. Sembra che la ripresa economica passi attraverso queste grandi opere, e quindi l’aumento di capitalismo (auspicato da tanti per il benessere collettivo) dipende dai mega progetti pubblici quasi che le infrastrutture invece di essere strumenti di un capitale circolante con i suoi prodotti, diventi il fine di uno sviluppo capitalistico-statale.

Cmq bisogna convivere cn questo sfracello operato da speculatori privati in combutta con politici rampanti in nome di quello che si chiama modernismo? Ti dicono: bisogna rimodernare altrimenti si rimane indietro, le infrastrutture sono necessarie e poi diventano un volano per l’economia (l’econotua casomai!) che altrimenti diventa stagnante, insomma se non ci sono soldi pubblici qua non parte niente, è una confessione di impotenza autonoma del Capitalismo rispetto allo Stato che lo protegge e lo tiene in piedi, è diventato anche uno schema dove si combinano affari, finanza, progresso e falsa attenzione all’ambiente e fuori da questo schema si è considerati dei devianti pericolosi che vogliono distruggere il Paese Italia, non importa che in questo business entri la mafia (che entra guarda caso in tutto ciò che è pubblico) un male necessario da conviverci – ha detto qualcuno, e che così aumenti anche il deficit pubblico (un altro male necessario da conviverci) ogni tanto bisogna fare qualche manovra restrittiva verso la gente per rassicurare l’Europa che il deficit è sotto controllo, non importa che si verifichino sempre più malattie e spese sanitarie relative all’inquinamento per cui lo Stato spende di più di quello che riceve, creando altro deficit pubblico aggiuntivo, non importa che si rovini il paesaggio turistico ( i tanti bei luoghi d’Italia che spariscono a poco a poco grazie ad una bretella che si staglia nell’orizzonte infinito delle campagne): “business is business, il business uber alles…e non rompete il cazzo stronzi ecologisti, lasciateci lavorare che dobbiamo guadagnare, frignoni e un po’ cojoni… anzi completamente”.

giancarlo sartoretto

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