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2 – CINEMA, NATURA, CULTURA

6 Giugno 2013

Dai tempi di Shakespeare l’arte regge lo specchio alla natura, vi riflette, l’immagine ha bisogno della natura per acquisire senso, ma può anche manipolarla, farla apparire quale non è, magari in uno stato molto migliore di quello che è.

L’immagine fa parte dell’arte di manipolare e il cinema è soprattutto immagine, anche la Tv è immagine, ma nettamente più seriale….

La cultura intesa come attività dell’uomo in movimento,  pur affondando le radici nella natura,  riesce a distrugge la stessa natura da cui l’uomo è creato, ha il potere di modificarla, di depotenziarla, di addomesticarla.

Molti anni fa il Berlusconi costruttore diceva che bisognava diffondere l’idea di casa-giardino in tutto il pianeta, mentre i grandi parchi potevano accogliere gli animali selvatici (da vedere) pagando un biglietto. Il modello di “Milano 3” era da esportare nel mondo anche se costituiva il massimo dell’antropizzazione. Questa visione della natura contaminata da fogne, appartiene a un modello economico capitalistico in cui vige il principio secondo il quale occorre distruggere per costruire e alimentare il circuito della valorizzazione. Anche in un film documentario sull’american life di una ventina d’anni fa, un celebre cantante rock, il lieder dei Talkin Heads, il regista di questo documentario, mostrava come per gli americani un prato, un appezzamento, un campo siano inutili, ci vedono sempre qualcosa da costruire sopra.

La tendenza affaristica distruttrice che si nutre culturalmente anche del concetto di progresso considera il territorio come terreno in cui coltivare speculazioni più che un bene pubblico da gestire per il benessere collettivo, in questo caso per poter ripristinare con la nostra cultura un minimo di natura.

Per fortuna c’è della gente considerata “ipersensibile” o “neoromantica” che occupa alberi per non farli tagliare, (è il caso del bosco di sequoia), vuole un maggior rispetto per il paesaggio non solo per la salute, ma anche per la bellezza, considera le costruzioni quadratiche d’oggi, affiancate a quelle vecchie e antiche, brutte di per sé. E questo conflitto di visioni fa parte di una dialettica talvolta negativa sempre più difficile da gestire politicamente.

Il cinema certo non ha la forza né la pretesa di trasformare la realtà, non è soggetto di cambiamento sociale, semplicemente pone all’attenzione attraverso la sensibilità degli autori, problematiche ambientali come nei documentari in cui si riprendono territori ancora intatti, abitati da pinguini o da uccelli migratori, ovvero lo scontro di una persona soprattutto in certi lungometraggi, contro multinazionali senza scrupoli. Aumenta anche l’interesse per l’etologia (Lorenz e la scoperta di vari linguaggi) infine abbiamo avuto anche qualche film in cui la natura viene considerata in termini di utopia ecologista come ad es. IL PIANETA VERDE di Coline Serraut.

Sostanzialmente però l’economia la fa ancora da padrone e tanti sono quelli che considerano legittimi i posti di lavoro prodotti dall’economia inquinante, poiché i problemi della disoccupazione, la sconfitta della penuria, l’antidoto farmacologico contro la solitudine “industriale”che significa aumento della medicalizzazione sociale, sono i problemi dominanti, e poi l’ecologia che appare un po’ sofisticata, snob.

Però negli ultimi 20 anni la questione ambientale cresce, non proprio come coscienza, bensì come necessità: la prima nube tossica a Seveso fino al recente inquinamento del fiume Sacco attraversando inquinamenti chimici come ad es. quelli perpetrati da una multinazionale in India, l’uso dissennato di risorse, fa capire che ci deve essere un limite allo sfruttamento dell’ambiente perché alla lunga genera danni irreversibili difficilmente quantificabili se ad es. non si razionalizzano i consumi (privilegiando non i consumi individuali ma bensì i consumi collettivi) e non si limitano i costi sociali dell’economia privata o neoliberista.

C’è bisogno quindi di una difesa politica e sociale dell’ambiente in una fase storica in cui la natura non è più quella di mille anni fa: negli ultimi 20 – 30 anni sono nate forze politiche, sono cresciute associazioni a difesa della difesa della vita selvaggia (W.W.F., Greenpeace, Legambiente,ecc.)

by giancarlo sartoretto

 

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