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I NUMERI DEL CINEMA ITALIANO 2017

5 Settembre 2018

Nella Saletta Pavilion stracolma con gente in piedi, della 75°Mostra del Cinema di Venezia, Nicola Borrelli Direttore Generale del Mibac snocciola le slide velocemente alla presenza del Sottosegretario Sen. Lucia Borgonzoni e a Gianni Canova Direttore di 8 1/2 in veste di moderatore.

Non ci sono gli effetti della nuova legge in quanto i decreti attuativi dovevano essere ancora approvati, il dato visto però con poco favore è l’aumento dei film prodotti che salgono a 235 perché gli investimenti sono diminuiti da 344 milioni a 263, questo è un indice di impoverimento della produzione italiana.

Difatti molti di questi film si attestano sulla fascia del cinema povero da 200 a 800 mila euro di budget e quindi film anche se fossero interessanti, che hanno pochissima possibilità di essere distribuiti in sala in quanto il mercato italiano può assorbire un massimo di 40 film di produzione nazionale poiché si attesta a meno del 30%, mentre invece la fa da padrone il prodotto americano di grandi budget in quanto viene distribuito in tutto il mondo (almeno il 50% o giù di lì) e del cinema europeo da festival che attrae le sale d’essai, per il rimanente, anche perché i film europei vengono acquistati con pochi soldi e non essendoci più i minimi garantiti ormai da tempo, le possibilità per il cinema italiano sono ridotte ai minimi termini, poi c’è anche il problema della Rai che non investe nel cinema italiano non comprando più niente, e nessuno dei presenti che pubblicamente scoraggia questa produzione a basso costo, poi però vogliono investire sui giovani autori che pochi vedono e quindi si accorgono di loro. L’unica soluzione di fronte a questa sovrapproduzione di offerta di prodotti filmici sarebbe quella di creare un circuito di sale indipendenti come abbiamo più volte ribadito completamente defiscalizzate e con incentivi di programmazione se non si intraprende questa strada ci sarà sempre più depressione da sovrapproduzione, un classico del capitalismo fin dagli anni ‘20 del novecento.

Comunque sono diminuite anche le co-produzioni quindi meno internazionalizzazione, con calo vertiginoso dei Crediti d’imposta bloccati incredibilmente dalla legge.

Di questi 235 film 89% sono di sesso maschile, (74% fiction, 24% doc. e 1% Animazione) e prosegue un’inarrestabile declino della sala afferma Michele Casula rispetto al Salotto e tutti questi film almeno quelli che costano poco non hanno un merito sufficiente per farsi vedere in sala, come a dire se costano poco manco li vediamo, al di là della qualità del film e ciò è abbastanza allucinante se si pensa bene. Vista questa situazione di sovrapproduzione mandiamo un consiglio: piccoli produttori non fate i vostri film indipendenti, mettetevi insieme, costituite una rete d’impresa e invece di 80-100 film fatene una decina che possono essere almeno visti.

Bruno Zambardino dice giustamente di accrescere la visibilità dei territori, ma questo discorso rinvia al decentramento che l’attuale legge non sembra prendere in considerazione, mentre la sottosegretaria Lucia Bergonzoni pensa alla criticità e storture da modificare mentre le sale Polifunzionali fanno fatica a resistere in certe zone, buono il progetto di 3.000.000 per finanziare il cinema negli ospedali, parla anche di sale che devono essere rinnovate, il cinema italiano deve essere più competitivo, la sfida avviene anche nelle varie piattaforme e nelle finestre non deve intervenire lo Stato, favorire gli investimenti stranieri evitando magari l’effetto cartolina sull’uso delle location e poi i soliti problemi dei blockbuster estivi, però il sottoscritto ha potuto constatare che in pieno agosto, anzi nel giorno di ferragosto c’era un sacco di gente che vedeva i film nelle tre sale del cinema Edera di Treviso ed erano rassegne e film da festival.

Intanto il dibattito si avvia stancamente con la solita “musica” di sottofondo.

Gian Sart

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