IL CONSIGLIO SUPERIORE DEL CINEMA E DELL’AUDIOVISIVO, UN ANNO DI LAVORO
3 Settembre 2018Incontro all’Italian Pavilion – Sala Tropicana Conferenze dell’Hotel Excelsior, per arrivarci bisogna transitare per una saletta degli specchi in cui è facile inciampare così uno si intimidisce e ascolta in maniera succube i poteri del Cinema che si manifestano nella persona del Direttore Generale Mibac, Borelli.
Dopo la sua introduzione anzi presentazione della piattaforma che è ancora in fase iniziale interviene l’autore e sceneggiatore Rulli nella sua qualità di presidente del Consiglio, ma Petraglia dove sta? Non lo si vede da nessuna parte. La Legge 220 è ormai operativa però sui contributi automatici ci sono stati dei problemi: da un meccanismo premiale puro che tradotto significa (chi incassa) a un meccanismo più contaminato dalle qualità artistiche e comunque solo se il produttore fa un altro film dopo almeno 5 anni (prima erano 3) mentre nei vari punteggi “equilibristici” la parte economica cioè l’incasso, vale per il 60% mentre il 40% riguarda l’aspetto artistico-culturale. Non solo sala, ma anche altre piattaforme mentre rispetto al passato gli autori non hanno più contributi, quindi si va di male in peggiorando, d’altra parte i contributi automatici si stanno modificando perché rischiavano di reggersi sulle autodichiarazioni difficili per il Ministero da accertare, anche perchè l’incasso non giustifica una politica di settore e quindi l’esistenza dello stesso Mibac, per cui modificare certi aspetti degli automatismi diventa doveroso.
Pure la figura del produttore indipendente ha degli aspetti paradossali che sembra più un produttore dipendente dai poteri televisivi per aver diritto ad una programmazione televisiva, deve avere una library di diritti secondari (chi era in sala e anche i politici possono capire queste cose?) Rulli passa ai contributi selettivi e lì il problema è dei selezionatori di chi richiede il contributo, devono leggere un sacco di roba di tutti i tipi e quindi perdere il loro tempo professionale senza percepire niente, è chiaro che così fanno passare gi amici degli amici, quindi è meglio invece di 5 specialisti che leggono le sceneggiature, di farli diventare 5 x 5 con un gettone di presenza per un anno, rinnovabile.
Poi si parla di 70 punti per un film per essere considerato italiano, di valorizzare i film d’essai anche nelle multisala oltre che nelle sale d’essai e soprattutto riportare in sala i giovani che poi tutto sommato in sala ci vanno pure.
12 milioni sono stati deliberati dalla Legge per la scuola, ma bisogna saperli spendere creando dei modelli di formazione del cinema, il denaro quindi c’è, bisogna fare dei progetti.
Per quanto riguarda la censura cinematografica si pensa di introdurre anche la fascia dei sei anni di età.
Insomma ci sono vari problemi insieme ai tanti pubblici che vanno al cinema e Canova rettore dell’IULM ci anticipa di un incontro a Milano tra operatori anche internazionali, c’è un problema culturale è lui che parla di giovani che vanno al cinema perché comunque la sala deve essere al centro di qualsiasi discorso culturale, nella sala i personaggi vengono visti in grande di più dello spettatore e questo crea vicinanza ed emozione, fuori dalle sale il cinema diventa solo prodotto di intrattenimento di seconda fascia. L’autore Martinotti parla del Consiglio come la Corte Costituzionale ma Rulli gli risponde che ha un ruolo solo consultivo. E poi con qualche altro intervento specifico si concluse l’incontro.