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1 – IL CINEMA TERRITORIALE

20 Maggio 2013

FINANZIA UN FILM VINCI UNA CASA

SOLO NELL’AMBITO TERRITORIALE I L CINEMA ITALIANO INDIPENDENTE PUO’ AVERE SPERANZA DI USCIRE, ALMENO NELLE SALE LOCALI

Il Mibac in passato è stato al centro di roventi polemiche riguardanti soprattutto l’art. 28 quando veniva finanziata l’opera prima e seconda con criteri, diciamo poco trasparenti, i film raramente uscivano al cinema, gli autori potevano scegliersi i produttori e quindi diventavano loro stessi produttori spesso in una situazione di incompetenza totale, bastava conoscere qualcuno al Ministero e avevi i soldi che sulla carta dovevano rappresentare il 30% rispetto al budget, ma che veniva fatto proprio con quel 30% di finanziamento statale e trovando dei marchingegni soggettivi per dimostrarne 100.

Fu il finanziamento dato a Marina Lante della Rovere che come regista fece la sua opera prima e ultima, che scatenò il finimondo su tutti i giornali, ci fu un attacco mediatico senza possibilità di replica che investì tutto il settore e con l’acqua sporca si buttò pure il bambino, però i criteri clientelari non riguardavano solo l’art. 28, la stanza dei rubinetti era stracolma di personaggi vari e variegati, per cui dei film assolutamente mediocri che avevano avuto consistenti finanziamenti, venivano lanciati all’estero e in cui diventava importante chi riusciva ad avere questi finanziamenti e non sempre coincideva con la figura del produttore, c’erano un sacco di personaggi definiti mediatori d’affari che riuscivano a trovare la via giusta che quasi sempre era quella politica.

E’ chiaro che in questo contesto il beneficiario dei quattrini intanto si comprava una casa dopo un anno faceva un film con un produttore esecutivo che doveva anticipare i soldi, poi si vendeva la casa e restituiva l’importo( non sempre però è successo così, ma accompagnare i soldi con una speculazione immobiliare poteva anche salvaguardare il produttore rispetto ad eventuali perdite dovute al film) pero’ ci doveva essere anche un qualche dirigente di banca compiacente.

E veniamo ai tempi più recenti dove il Mibac è stato accusato dalle campagne giornalistiche de IL GIORNALE del padron Berlusconi, di sprecare fondi pubblici per fare dei film che non vede nessuno, quindi ultimamente anche il Mibac ha cambiato strategia e tende a finanziare i film che incassano (e che quindi non hanno bisogno di essere finanziati) perfino delle commedie così leggere che evaporano già in sala e dove l’interesse culturale non si capisce dove si sia nascosto… in qualche angolo buio, però cosi soldi tornano indietro.

Secondo me mentre il Mibac può continuare a esaminare i film per l’interesse culturale e per tutti gli adempimenti amministrativi relativi, i finanziamenti invece dovrebbero essere delocalizzati nel territorio allo scopo di creare un cinema territoriale, come? Si potrebbero fare delle commissioni decentrate nelle gradi città: Milano, Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria e Palermo, ristrette e composte da FILMAKERS e non da critici, che seguono il progetto dall’inizio alla fine cercando di valorizzarlo anche economicamente. Con questo tipo di concorrenzialità emergeranno le commissioni che lavorano meglio e che magari riescono ad attrarre le domande degli autori e a lanciare dei film culturalmente interessanti.

Si creano delle sinergie perché si possono inserire le film commission che potranno integrare i finanziamenti statali, qualche sponsor locale, la tax credit esterna di qualche investitore nel territorio, insomma potrebbe prendere piede un cinema che almeno riesce ad essere distribuito territorialmente.

by giancarlo sartoretto uno che quando parla è retto

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