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1 – IL CONVEGNO DI BOX OFFICE/2

9 Maggio 2013

FINANZIA UN FILM VINCI UNA CASA

Seconda parte convegno di box office

E passiamo all’intervento di Sergio Castellitto autore e attore cinematografico che parla subito di tragicità della crisi che investe la psiche collettiva, l’artista deve essere ottimista (di sinistra) e qui riprende un po’ l’intervento di Barbagallo e prosegue parlando della centralità della scrittura per il cinema, riprendendo l’intervento di Letta, di fronte a tanta velleità pseudo autoriale dove si manifesta spesso una finta profondità, mentre è cambiato il modo di usufruire il cinema da parte dei giovani (suo figlio non trova mai qualcuno con cui andare al cinema) e anche i giovani oggi vedono meno la sala, fanno più difficoltà a recarsi …rumori di disapprovazione in platea (sono tutti esercenti), dall’altra parte bisogna dire quel che succede non quello che si vorrebbe non succedesse, e poi fa un cenno anche al peggioramento della critica cinematografica della rete, stronca con facilità, parla male per vezzo intellettuale, una critica che stronca non ha ragione d’essere.

E’ il turno di Bonifacci uno sceneggiatore di successo, finalmente la scrittura ritorna al centro perché da lei dipende tutta la struttura del film, certo si può sempre trovare un regista che la rovina(aggiungo io), mentre la nostra commedia di successo è ancora troppo legata a personaggi comici televisivi, la commedia dovrebbe essere più di attore lo interrompe Castellitto citando Alberto Sordi e lo stesso Bonifacci ribadisce che la stessa commedia può trattare seppur con leggerezza e in chiave sentimentale importanti problemi sociali, che possono fare scattare aggiungo io, il rispecchiamento degli spettatori che fa ridere ma anche riflettere, invece la commedia italiana è più dominata dai comici. C’è il pericolo della omologazione delle sceneggiature, di fare film di pancia, bisogna trovare altre soluzioni fuori e oltre la commedia comica e questo può essere una criticità il punto debole, la tendenza a ripetersi creando una rigidità di scrittura e sappiamo anche che non tutti i personaggi comici della tv piacciono al cinema e cmq quelli affermati fanno un film ogni due anni e invece dovrebbero farne di più (con il rischio di fare flop), d’altra parte basta vedere la quantità di film che ha fatto Alberto Sordi. Dovrebbero mescolarsi più tra di loro, (i comici di successo) invece ognuno tende a fare la sua regia. Che poi tutto sommato – diciamolo – la regia del comico è piuttosto modesta.

Cosa dice Brizzi, anche lui invitato a parlare sul cinema di oggi, intanto accende il malcontento della sala, secondo lui il cinema sarà sempre meno di sala e più casalingo, forse la sala può recuperare se diventa interattiva, insomma dice quello che sente, e non dissente da quello che dice alla prima critica contraria e conferma che i giovani della sala se ne fregano, e noi che ci stiamo a fare, rispondono dalla platea, non è colpa mia io andrei al cinema ogni giorno, ogni ora, però tant’è, si ma non va bene così, non ci crei un’immagine per le sale, (dicono gli esercenti) io preferisco una sala per le immagini (ribadisce Brizzi) ma se non c’è mi arrangio anche a casa mia, si sa però che la casa è talvolta un luogo di depressione e difatti sono molti i giovani che ci cadono dentro, anche con il ritorno della violenza come conseguenza. Le serie televisive americane oggi sono più innovative dello stesso cinema Usa che va avanti con personaggi ed eroi ormai datati mentre critica la tv italiana la cui fiction è rimasta agli scheRmi degli anni 50. Il futuro sembra essere ancorato al connubio tv e internet, bisogna riconvertire l’arte ai nuovi media, ci può essere spazio oggi per la tv di alto livello e per un cinema con idee basato sui prototipi.

E infine Ambra Angiolini, la sala può essere archeologia e il cinema senza idee, la cosa peggiore è la prevedibilità, oggi si sono ristretti i tempi del divertimento domina il centro commerciale e un pubblico sempre più condizionato dalla mancanza di tempo che cerca il film meno impegnato e dove invece il piccolo film è isolato rispetto ad un tempo, questo tipo di società è responsabile di un certo gusto, io dal conto mio – prosegue l’attrice – devo ringraziare la tv che mi ha dato popolarità e quindi può essere una spinta importante, la gente si affida a cose semplici avendo poco tempo, come dire che se ci fosse una società comunista dove si lavora meno, la gente potrebbe andare a teatro e al cinema già di mattina e quindi ci sarebbe più spazio per un cinema intellettuale, ma il ritmo produttivo di questo sistema capitalistico crea solo cinema di superficie, però il cinema americano si discosta da questa analisi.

giancarlo sartoretto

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