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3 – IN NOME DI DIO ANDATEVENE!

3 Gennaio 2013

IN NOME DI DIO ANDATEVENE! è il titolo del post di Beppe Grillo del 1 gennaio 2013 parafrasando Olivier Cromwell nel suo discorso tenuto al Parlamento inglese nel 1653.

E’ chiaro che si riferisce a tutta la vecchia politica italiana consolidata in 60 anni di sfasci istituzionali. I partiti politici sono diventati corpi estranei che si sovrappongono alla società civile e creano un’organizzazione parallela di privilegiati e di parassiti che divorono le risorse pubbliche e che distruggono quasiasi tipo di economia. Non ci sono vie di scampo, la disamina è quasi crudele, l’attacco di Beppe è lirico, profetico, dimostrativo.

Lirico nei toni perchè non assume un linguaggio politichese, qualcuno l’accusa di essere populista invece è solo un‘orazione civile che assume i modi grevi della polemica e dell’indignazione, talvolta dell’invettiva contro una classe politica che nessun cittadino è più capace di reggere: “si credono intoccabili perchè garanti di interessi economici delle lobby del cemento, delle cooperative, dei concessionari, della Bce, delle banche internazionali, di Stati esteri. Vivono in un mondo a parte, fatto di studi televisivi, di giornalisti proni, di incontri istituzionali a discettare del nulla al quadrato con la rituale foto di gruppo, circondati da commessi, servi, maggiordomi, amanti.”

Sono loro che hanno disfatto l’economia, l’informazione, la giustizia, la scuola, il tessuto produttivo, lo stesso Stato e senza mezzi termini Grillo li considera parassiti, pidocchi, mignatte o figli di mignatte, zecche, virus che si spacciano per miracolosi medicinali mentre hanno  infettato il corpo della Nazione.

Certo Grillo va giù pesante, l’invettiva è contro tutti, non lascia porte aperte come di solito si fa la vecchia  politica,  ha l’accento profetico di chi crede fermamente in quelo che dice, che è giunta l’ora di un cambiamento profondo delle istituzioni, Grillo è anche dimostrativo, vuole cioè dimostrare che un’altra politica è possibile, senza soldi e col ricambio delle persone, di cittadini che si appropriano del loro stato sociale non delegando ai politicanti.

giancarlo sartoretto

Ma tutto questo è possibile? Siamo pur sempre in un mercato elettorale dove la gente è facilmente manipolabile (la manipolazione costituisce la dittatura della democrazia) e cmq è sottomessa anche per interessi materiali a questi stessi partiti, riuscirà la gente a diventare veramente  libera?

Al popolo, alle masse che non hanno voce, l’ardua sententia!

 

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