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LA COMMISSIONE CINEMA PER I FINANZIAMENTI SELETTIVI

3 Febbraio 2018

La Commissione per la Cinematografia prevista dalla Legge 220 col compito di selezionare i progetti ha già un dimissionario: il regista Avati e tutti i prodromi della vecchia politica che è dura a morire e che forse non morirà mai e questo perché?

1) non è possibile che si possano giudicare centinaia di progetti che poi sono sceneggiature di minimo 100 scene che costano almeno un anno di fatica senza contare che bisogna anche impostare il progetto e farlo avanzare burocraticamente, senza essere pagati essendo un lavoro di lettura che può durare parecchie settimane;

2) le commissioni a mio parere dovrebbero essere composte da chi FA CINEMA e ha una esperienza diretta nel campo: da un produttore, da un regista, da uno sceneggiatore, da un distributore e da un esercente e anche da un attore e direttore della fotografia, il numero ideale sarebbe di 7. Il critico è bravo a disvelare filosificamente a decostruire, ma si deve privilegiare chi è capace a fare un’impalcatura;

3) produttivamente molti se non fanno un film almeno annuale vengono sommersi dai debiti per cui col finanziamento del nuovo film si paga il vecchio;

4) in un contesto del genere riuscirà a farsi finanziare chi riusce a trovare un a strada d’accesso che è formata da tutta una serie di aspettative e “conoscenze” da sviluppare, (chiamale se vuoi raccomandazioni) che diventa spesso una “lotteria” più che una lotta.

Gian Sart

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