Sono stati proiettati due importanti documentari al Palazzo dei Trecento nell’ambito della Manifestazione Ascari e Schiavoni – Il razzismo coloniale a Treviso, mostra promossa a cura dell’Istresco, (Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea della Marca Trevigiana) la manifestazione si iscrive anche nelle iniziative della Giornata della Memoria e del Ricordo, il primo è quello di Anja Medved e Nadia Veluscek dal titolo “Burnt in Memoris – Storia e momoria dei villaggi bruciati dai nazisti e fascisti” riguarda l’occupazione dei balcani nel periodo 43-45 nei territori di Lubiana e dell’Istria (oggi Slovenia e Croazia) con una violenta azione nei confronti dei civili slavi colpevoli di proteggere e nascondere i partigiani comunisti, le reazioni soprattutto dei tedeschi furono particolarmente cruente, a questo proposito non c’è stato un gran dibattito anche tra i reduci italiani e il progetto espansionistico militare delle nostre truppe che non credevano in quella guerre, anzi si creò un’ empatia tra i soldati contadini e i partigiani contadini con memorie di quei fatti molto controverse. Il documentario dopo 70 anni è costituito dai racconti di uomini e donne ormai anziani che rivivevano i ricordi dei bambini di allora, procedendo lungo le emozioni di una memoria fatta di antichi volti ormai dimenticati: nonni, genitori, zii e di violenze subite, memoria che ritorna ancora viva a riaprire le ferite che erano state rimarginate a fatica nel corso del tempo, sono stati bruciati più di 250 paesi e ammazzate un sacco di persone.
Il documentario dura 67 minuti e l’autrice ci parla anche di un un nuovo modo di rappresentare i fatti al di là del “bianco e del nero” perché i carnefici erano anche vittime, in una rappresentazione distruttiva dove tanti eserciti venivano in loco uccidevano e se ne andavano, per gli abitanti era anche difficile capire tutto quello che stava succedendo. Il documentario costituisce un momento essenziale di testimonianza di “come” avvennero questi momenti tragici raccontati con descrizioni dettagliate, manca forse il “perché” che avrebbe potuto dire lo storico, soprattutto sul rapporto tra villaggi di contadini e partigiani che non sempre è stato un idillio neanche nella lotta partigiana italiana.
Il secondo documentario proiettato il 7 febbraio “If only Iwere that warrior. Un viaggio attraverso i ricordi dell’occupazione italiana dell’Etiopia, di Valerio Ciriaci è stato presentato dallo storico Alessandro Casellato e commentato alla fine da un altro storico: Livio Vanzetto.
Riguardano le vicende di Rodolfo Graziani, un generale fascista accusato di essere un criminale di guerra, addirittura macellaio, anche se alla fine l’amnistia di Togliatti gli ha fatto fare solo qualche mese di carcere, se non ché al generale, Affile un piccolo paese del Lazio, gli ha dedicato un monumento-sacrario-mausoleo con su scritto Patria e Onore.
Vanzetto invece ci parla dell’Etiopia del 2007 di Makallè, dei “tigrini” abitanti nella regione del Tigrai, cristiano-copti, che assomigliano un pò alla cultura rurale veneta come la devozione di San Todaro, un santo bizantino molto diffuso a Venezia. Gli italiani ancora oggi (2007) sono ben accetti differenziandoli però dai fascisti che hanno portato morte, lutto e dolore poiché la missione civilizzatrice intrapresa dalla propaganda fascista, finì coll’adoperare i lanciafiamme e Livio Vanzetto ci fa vedere tra le sue immagini, una caverna di ossa e scheletri.
Nel caso di Affile la magistratura ha condannato il sindaco e due consiglieri per apologia di fascismo anche di fronte all’indignazione dell’opinione pubblica, perché quel monumento è un obbrobrio e poi Vanzetto ci ricorda che all’origine cu fu il razzismo coloniale nella tanta decantata belle epoque, verso l’ Asia e l’ Africa cui si resero responsabili anche la Gran Bretagna, il Belgio, la Germania, gli Usa nelle Filippine, furono una delle cause preponderanti del razzismo della seconda guerra mondiale verso gli ebrei, gli zingari e altre minoranze come i gay.
Nel dibattito successivo una persona ha ” anche parlato di un film “Il Leone del Deserto” per la regia di Mustafa Akkad, 1981, con un cast internazionale sulla conquista della libia di Rodolfo Graziani e poi sul molto importante concetto di Memoria o Oblio l’assessora Cabino stigmatizza il fatto che ci voglia una giornata della memoria prevista dalla legge per ricordarsi della “banalità del male