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LE MURA DI TREVISO – CONVEGNO 14 OTTOBRE 2017 ateneo di Treviso

2 Novembre 2017

Treviso è sempre stata cinta da mura, è solo a partire dall’epoca napoleonica che ci sarà il declino: non ci sono più assedi, i cannoni diventano di lunga gittata.

Oggi le mura sopravvivono solo come elemento storico e turistico però secondo qualcuno, non dovrebbero ospitare concerti fracassoni estivi.

Degli studiosi si avvicendano e tengono relazioni, introduce l’avv. Riccardo Mazzariol dell’Ateneo di Treviso: le mura non sono solo un patrimonio storico, ma riguardano anche il nostro futuro, i trevigiani però sanno poco delle mura, dei suoi percorsi sotterranei , delle casamatte ecc, e lo scopo è anche quello di farle conoscere con il libro collettaneo dal titolo: “LE MURA DI TREVISO – Da frà Giocondo ad oggi, un viaggio lungo 500 anni” per i tipi di Chartesia Ed.2017.

Bruno De Donà introduce i vari relatori, inizia il sindaco Giovanni Manildo accennando a Treviso capitale della cultura nel 2020: le mura ci inducono ad alzare lo sguardo in alto e osservare il confine come soglia da oltrepassare, non da dividere, luogo quindi per potersi aprire sempre di più consapevoli della ns identità.

Ferdy Hermes Barbon studioso di simbolismi medievali così come nel Fondaco dei Tedeschi a Venezia ha rilevato alcuni segni, lo stesso è stato fatto per Ponte della Pria (ponte di pietra dove il Botteniga giunge in città superando le mura e dividendosi in tre cagnani). E’ importante osservare il linguaggio delle immagini e gli studi gliptografici.

Frà Giovanni Giocondo l’architetto che avrebbe progettato le nuove mura del ‘500 di Treviso più capaci di difendere la città con l’innalzamento di alcuni bastioni, risulta un personaggio, quasi sconosciuto. Si sa solo che era originario di Verona e comunemente definito “un architetto senza architettura”, dava solo indicazioni, ha lavorato in Italia e in Francia, ci sono documenti che lo riguardano nella Biblioteca Civica di Treviso, lui era stato assoldato dalla Serenissima non solo per la costruzioni di fortificazioni, ma anche perché c’erano problemi nella laguna indotti da un progressivo interramento della stessa causato dal fiume Brenta.

Da subito predispone le difese nell’entroterra veneziano, ma dopo il 1511 scompare dai documenti, si può ipotizzare un suo allontanamento da Treviso a causa delle proteste insorte dalle nuove spianate necessarie alla difesa e fortificazione della città che nella parte est della stessa, nei pressi di Madonna Granda, aveva distrutto monumenti storici e conventi.

La spianata per le nuove mura difensive doveva sacrificare degli immobili troppo a ridosso delle stesse, nel periodo in cui abitava a Treviso il frate era ospite nel complesso connesso alla chiesa di San Francesco.

Non tutti gli storici sono d’accordo su Frà Giocondo, sulle sue precise responsabilità dei lavori di fortificazione, fino ad arrivare a posizioni negazioniste, di chi affermava che il frate in parola non centrava niente.

E’ conservata una mappa di Treviso nella biblioteca di Firenze datata 1549 con le misure dei torrioni e delle porte, altra mappa antica è stata disegnata nel catasto napoleonico, in questa maniera si possono vedere tutti i torrioni della città fortificata, alcuni sono stati successivamente abbattuti

In seguito Frà Giocondo fu chiamato da Giulio II° a Roma per altri incarichi e probabilmente è deceduto nella città eterna, però non si sa dove sia seppellito.

La Gliptografia è lo studio dei segni pratici degli , ad esempio possiamo notare delle targhe a Ponte della Pria, pezzi di queste targhe sono stati abrasi dal tempo, ma si riconosce nella prima targa una scrittura incisa con un chiodo sulla calce fresca: un certo Promo D’Arezzo e la data del 1520 (si presume di fine lavori). Nella seconda targa viene chiamato come “Missère Promo D’Arezzo faecit” e nella sesta targa si cita la fine lavori con la rituale ganzega o zanzega sempre da parte di Promo D’Arezzo da Venetia.

Molti sono i segni dei tagliapietra, ad esempio anche nella porta San Tommaso abbiamo scritte abrase.

La seconda relazione è quella di Andrea Bellieni e si incentra su un programma di restauro – recupero, ci fa sapere che col doge Gritti vengono aggiornate le fortificazioni della Serenissima, apportando delle migliorie, delle innovazioni tecniche, a questo proposito la stessa si avvale di un grosso architetto: Michele Sanmicheli.

L’architettura militare era in continua trasformazione e le stesse mura medievali fortificate da Frà Giocondo ovvero D’Alviano (un generale condottiero) che si dice fosse (secondo alcuni) il vero ristrutturatore delle medesime, in quanto le precedenti erano diventate obsolete contro le nuove armi messe in campo, per cui l’innovazione tecnologica risultava fondamentale per non perdere le guerre.

Il relatore accenna al bastione di San Nicolò sugli anni ‘20 del 500 che era in grado di fermare gli attacchi dall’esterno grazie a tutte le innovazioni messe in campo, intanto Venezia ha recuperato i territori perduti grazie all’alleanza con Francesco 1° di Francia, mentre il doge Gritti tenterà una politica di equilibrio rispetto all’impero turco, anche se qualche anno dopo nel 1538, perderà la Morea (i suoi territori) per l’ambiguo comportamento di un condottiero come Andrea Doria.

Esigenze di “securitas” fanno si che Francesco Maria della Rovere diventi il nuovo governatore generale delle milizie venete, lui è originario d’Urbino.

Michele Sanmicheli era veronese come Fra’ Giocondo e da esperto di architettura militare avrà numerosi incarichi da parte della Serenissima, per la difesa delle postazioni strategiche, si occuperà anche di Treviso cn la costruzione dei bastioni, casematte, piazzaforti, cortine e tutto ciò per la difesa della città dalle incursioni nemiche.

Un’altra opera che pescava nell’antichità era “De Architectura” di Marco Vitruvio Pollione fu una opera in latino, tradotta proprio in quegli anni tra gli altri, da Daniele Barbaro, (precedentemente era stata tradotta anche da Fra’ Giocondo) con aggiunta di vari disegni, e tra questi troviamo un’altra pianta di Treviso dove si individua una cittadella tra i bastioni come punto di difesa per la sedizione interna, fronte sul Sile verso porta Altinia, (la strada per Venezia) era un bastione pentagonale con mura scaligere rivolte verso San Teonisto, la progettazione è del 1538-39 ,il bastione si chiama di Castelvecchio.

E’ la volta di un altro relatore, Simone Piaser architetto, appassionato di archelogia e quindi della cinta sotterranea che si sviluppa anche attraverso una evoluzione della forma cn i bastioni circolari, secondo i dettami di un pittore e architetto del tempo: Francesco Di Giorgio Martini, ci sono a questo proposito esempi di città come Corinaldo (Ancona)col suo bastione poligonale la casamatta, Gradisca col suo torriore d’Angolo, il torrione di San Tomaso col caminamento sotterraneo e sempre a Treviso il bastione poligonale di Santa Sofia a sud-est.

Un trattato importante è quello di Roberto Valturio (1405-1475) dal titolo DE RE MILITARI sull’arte militare.

Le due porte di Tv sono “fuori dal comune” e costruite tra il 1517-1518, quella di San Tomaso purtroppo ha subito lavori per parcheggi sotterranei che hanno distrutto i camminamenti. Piaser si raccomanda: occorre per il futuro la creazione di un piano di tutela integrale delle mura, dicendo nel contempo no ai parcheggi sotterranei del pattinodromo e questo deve essere chiaro! Come a dire: se qualcuno non se lo ricorda, se lo scriva!

La parola poi passa a Steno Zanandrea che ci intrattiene sui progetti ottocenteschi che mirano a demolire le mura in quanto ostacolo al concetto di modernismo, si creano i varchi e barriere tagliando pezzi di mura anche se fino al 1851 tutto era ancora rimasto come nel ‘500, inalterato, con le due porte rinascimentali, dopo nel 1851 vediamo il primo varco per l’accesso alla ferrovia diretto alla stazione, l’attuale via Roma (forse perché grazie al treno si poteva andare a Roma) poi successivamente (1857, 1864, 1906) abbiamo altri varchi e barriere Carlo Alberto a est, ci sono un varco ad ovest, un varco a nord, la barriera Calvi la barriera Fra’ Giocondo – Santa Bona Ex raffineria Zuccheri in città giardino piano regolatore del 1919, varco Manzoni, varco Piave, Santa Margherita, varco Filippini, 1933, Caccianiga, 1934, Bortone Gas, Gazometro.

Porta Altinia già nell’1800 è in uno stato di degrado, viene venduta nel 1869 a certo Lorenzon, a vedere il Comune si poteva pure demolire, eravamo negli anni ‘80 dell’Ottocento, per fortuna c’erano contrasti tra Demanio e lo stesso Comune però i sindaci di allora (come i sindaci di oggi) , stavano facendo grossi danni perché mancavano di prospettiva politica, non vedevano il futuro ed erano invece tutti concentrati nell’immediato e nei soliti problemi di sviluppo economico.

Una figura centrale dell’epoca fu Gian Giacomo Felissent, sindaco di Treviso e parlamentare, si battè per la costruzione della linea ferroviaria militare Treviso-Ostiglia che venne completata solo negli anni quaranta, cmq volle realizzare un ambizioso sistema tramviario, tenterà di dotare la città del primo piano regolatore. Era contro una certa inerzia che voleva combattere da posizioni progressiste, ma la sua attività venne soppiantata da Appiani e si trovò isolato politicamente al punto da andarsene a Milano e morire l’anno successivo non ancora sessantenne.

Nell’800 le due porte rinascimentali con l’influenza avuta dal risorgimento, si chiamavano Porta Cavour oggi Santi Quaranta e Porta Mazzini oggi San Tomaso.

In zona est a ridosso della mura avevamo anche un’attività legata ai bacchi da seta, una stagionatura di bozzoli, esisteva allora un progetto di riqualificazione del versante Nord e un progetto di trasformazione delle mura della città che dovevano essere rase al suolo.

Registriamo ancora un progetto Maglietta in zona San Tomaso e la zona est e un mercato all’ingrosso.

Passiamo a Umberto Zandigiacomo che parla di ambiente, conservazione, patrimonio storico- ambientale: “le mura stanno male ma potevano stare peggio a sentire le opere demolitorie in fieri”. Poi ci dice che sono patrimonio dell’Unesco certe opere di fortificazione del 1500-1600 e parliamo di “spianata, controscarpa, terrapieno, strada interna, fossato”, sia di proprietà pubblica che privata, che si trovano a Bergamo e progettate dall’ingegnere della Serenissima, Missère Cataro (1537-1623), molte altre opere della Laguna Veneziana hanno subito troppe variazioni per potersi fregiare di questo termine, così pure l’Arsenale.

Tra Varco Filippini e Fra Giocondo esisteva un vecchio mercato ortofrutticolo 1934-50, sostituito da un pattinodromo, attualmente parcheggio, è rimasta una casetta in piedi contornata da una ringhiera in ferro di dubbio gusto, infine il relatore auspica un piano graduale di restauro delle strutture storiche e del verde.

E’ la volta di Marina Tazzer assessora del Comune di Treviso nella giunta Manildo a dire la sua, da urbanista, parla del ruolo delle mura nel contesto urbano, dei bastioni a torrione, del castello e dello smantellamento di sue parti ai primi dell’800: milioni di pietre che sono state utilizzate per la costruzione di case e se qualcuno non poneva dei limiti sarebbero state letteralmente “mangiate” da nuove abitazioni, c’è anche una sdemanializzione e conseguente privatizzazione in atto.

Ci parla di vari progetti, all’inizio del ‘900, di ingegneri come Gregori e Carlo Pozza, progetti che avevano tutti in comune la soppressione delle mura come ostacolo allo sviluppo della città, (quindi bastava che ci fosse un pazzo, un Berlusconi di quei tempi per progettare una Treviso 2 con tanti bei condomini in mezzo al verde) ma per fortuna non hanno avuto seguito e poi dobbiamo pensare agli intenti speculativi di un Maglietta che voleva creare altre strutture per la difesa della città, in quanto esperto di fortificazioni e siamo arrivati al presente con un piano regolatore del ‘74 che è durato per 40 anni fino al 2014, (Piano Amati la cui prima stesura è del ’64, dal nome di un ingegnere goriziano morto nel ’77) mentre il PRG (piano regolatore generale) attualmente vigente e il PP (piano particolareggiato) ci parlano di massima tutela con il ricorso al restauro scientifico per gli edifici in corrispondenza del sistema murario.

Il PRG attuale è  quello più avanzato assieme ad un PAT (piano di assetto del territorio)  e un piano di interventi con 14 ctg di conservazione di natura storica, (abbiamo tutta la conservazione auspicabile e immaginabile) recupero delle strutture murarie là dove c’era un tempo  anche la fabbrica del ghiaccio.

Si parla di restauro e recupero delle mura con la bellezza di 1985 proposte operative e progettuali di restauro conservativo e filologico, piste ciclabili e ponti lignei nelle interruzioni del sistema murario per coprire i varchi, (quindi hanno lavorato gratis) per valorizzare una città piena di bastioni quello del Castello, quello degli Spiriti, della Morte vicino al liceo Canova, di San Marco con ripristino delle sorgive, un progetto da 50 milioni di euro che implica anche la ristrutturazione della Cannoniera , visti gli sprechi di soldi pubblici un progetto del genere si deve attuare se non altro per incrementare il turismo….insomma un piano tira l’altro ma è meglio andarci piano.

Gian Sart

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