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4 – L’HOMO DEMOCRISTIANUS caplo XIII°

24 Maggio 2013

FINANZIA UN FILM VINCI UNA CASA

L’homo democristianus – Pure le persone più trasparenti possono risultare vittime di macchinazioni soprattutto se chi le compie è un potente in grado di appoggiarsi ad amicizie altolocate.

Però bisogna stare attenti ai passi falsi che si trasformano in veri e propri boomerang e quindi controproducenti, chi infine non riesce più a dominare un intrigo si squalifica a vita.

Un soggetto molto potente può fare le debite pressioni perché un giornale non lo pubblichi, allora cercherà di ricattare il direttore e sono le testate di provincia a subire maggiormente questa eventualità.

Ma torniamo di nuovo alla trasversalità parlando di associazioni corporative nate per tutelare interessi di categoria. All’interno di questa associazione non vige alcuna forma democratica nella scelta o nell’elezione del leader e molto spesso nelle nomine intervengono gli stessi partiti in quello che tutti conosciamo come processo di lottizzazione.

I capi di queste associazioni se si accordano tra di loro possono fingere di fare una politica di settore, nella pratica si distribuiscono i ruoli e le parti per mantenere soprattutto influenze e vantaggi personali.

Ecco allora che con la trasversalità, i poteri personali creati in nome del settore, determinano un’alleanza ferrea per la spartizione delle risorse soprattutto influenze e vantaggi personali.

Le stesse associazioni per loro natura, pur essendo radicate in tutto il territorio nazionale sono proiettate verso il Centro del sistema diventando un interlocutore indispensabile nel luogo dove si prendono decisioni politiche.

Se la loro sede è unica nel Centro, quelli che stanno nella periferia si trovano svantaggiati fisicamente anche se l’organizzazione impone dei rappresentanti locali che porteranno le istanze a livello nazionale. Al loro interno vige un’organizzazione “verticistica” composta di pochi membri inamovibili e inossidabili che pretendono di rappresentare tutta la categoria ma che in effetti non sono disponibili a nessuna regola democratica.

L’associazione cercherà di rafforzarsi rispetto al potere politico presentandosi come un gruppo rappresentativo di interessi omogenei e organizzato per influenzarne le decisioni, la redazione di leggi, ma anche eventuali finanziamenti pubblici o provvidenze. In effetti agisce come una lobby che nel mentre si dice portatrice sana di interessi diffusi, privilegia soprattutto qualche interesse personale che si trova in una posizione di “rendita” politica o di pratica “mafiosa”.

Il potere cioè non è del gruppo, ma di qualcuno sul gruppo proprio per la scarsità di democrazia interna e di garanzie di trasparenza. Queste associazioni quindi, oltre a sclerotizzare un settore per l’insensibilità al rinnovamento interno, per la mancanza di regole e per la permanenza di clan al potere, ledono i principi di libertà personale perché costringono chiunque a passare attraverso ad esse o a misurarsi con esse, spesso come una possibile articolazione della controparte.

Le vere associazioni dovrebbero comunque rimanere fuori dalla distribuzione del potere promuovendo una politica di settore che può avere anche dei momenti pubblici e politici di confronto ma nell’ambito dei propri associati e soprattutto presentando una piattaforma largamente condivisa.

Così come le associazioni sono una fonte di potere personale per qualcuno a cui gli altri devono sottostare magari in un rapporto tutto clientelare, le lobby facilitano certe soluzioni legislative che però molto spesso sono a detrimento della chiarezza della legge.

A differenza di un tempo in cui le leggi erano generali ed astratte, oggi essendo “funzionali” e specifiche a singoli settori, determinano vantaggi o svantaggi anche grossi, fortune economiche o rovine; quindi partecipare alla redazione degli articoli di legge, spostare un comma, inserire una virgola dopo una parola, può capovolgere il senso dello stesso articolo rendendolo più ambiguo e indecifrabile, per cui ciò che si prescrive di fare in un precedente comma e che potrebbe essere dannoso per le lobby, viene reso complicatissimo in un coma successivo in modo che a livello burocratico la legge si blocchi e non venga applicata.

Una legge che disciplina vari interessi se non viene equilibrata dal governo di settore (ministro o sottosegretario) diventa un contenitore pieno di ambiguità e si rischia la sua inapplicabilità perché trova difficoltà reali a causa di uno spirito contraddittorio che la ispira e aleggia nel riflesso di troppi compromessi.

La legge così si appesantisce dagli interessi personali di qualcuno che prevalendo snaturano gli intenti della medesima, quindi le lobby nel mentre facilitano certe soluzioni e quindi rendono la legge “reale” sottraendola a qualche principio ideale e teorico, nel contempo anche la distorcono ai loro fini, al punto da farla diventare fin troppo reale.

Una società veramente libera non dovrebbe tollerare troppe associazioni che finiscono per condizionare le soluzioni politiche e corrompere qualsiasi nuova idea, qualsiasi possibilità di cambiamento, è vero che gli individui si associano per essere più forti, ma molto spesso paradossalmente diventano più deboli contribuendo a creare strutture burocratiche dominate da politicanti che pensano agli interessi propri o di carriera.

Esempio: chi ha un “progetto” da presentare in sede politica, deve passare per le maglie e quindi essere costretto ad iscriversi all’associazione, la quale da parte sua proteggerà non la qualità, ma i propri iscritti più influenti magari mediocri. Ciò vale per molti finanziamenti pubblici dove alla fine passano solo i progetti del clientelismo partitico o dell’associazionismo collaterale.

La corruzione avanza là dove la legalità è meno sentita e lo stato viene eroso da pratiche trasversali sistematiche, da reti che hanno come talpe, scavato gallerie dappertutto, la corruzione nasce come escrescenza per trasformarsi in bubbone malefico, si diffonde in quanto patologia della società che non sa cambiarsi e trasformarsi. Quando siamo di fronte a situazioni del genere o si cambia radicalmente il “personale” politico e quello di comando o il tumore si diffonde da intaccare in profondità il tessuto sociale, fino al punto che lo stesso stato si liquefa.

Se poi pensiamo che esista una corruzione diffusa indotta dai tanti compromessi che ognuno di noi è costretto a fare per sopravvivere o a subire nel corso dell’esistenza, noteremo i tanti nostri principi rimasti, diventare una pura crosta esterna che finisce col dissecarsi e cadere da sola.

In una società poi che fa della diffusione delle lotterie la speranza di un rapido cambiamento personale, fabbricando l’illusione di essere prescelti dalla fortuna mediante i tanti giochi televisivi o pubblici di massa, incoraggiando il facile guadagno, si sviluppa un virus di corruzione generalizzata in cui gli individui esistono in quanto giocatori e scommettitori e il denaro diventa l’unica fonte che dà un “significato esistenziale”.

Corruzione promossa dallo stesso stato il quale poi pretende che la gente lavori e si sacrifichi per pochi soldi. Se il mondo diventa una bisca ognuno punta la sua quota e riversa su questa attività tutte le sue frustrazioni e i suoi malcontenti trasformando i rapporti umani in rapporti di successo o di sconfitta. I soldi diventano un miraggio diffuso, il simbolo di una condizione umana e quando si fa una cosa in più si attende sempre una lauta ricompensa, un premio, ciò facilita la corruzione che fa decadere i costumi.

I giocatori in privato sono sempre esistiti ma che questa attività altamente educativa venga foraggiata dallo stato, il quale sotto questa forma fa pagare le tasse ai cittadini, dimostra il livello di “depravazione” a cui una società può giungere sfruttando le mancanze anche psicologiche degli stessi individui completamente ingabbiati in una nuova filosofia della miseria.

Il vuoto interiore verrebbe ricoperto da speranze di arricchimento che diventano illusioni in cui progettare il proprio successo, che non è più neanche effimero ma solo virtuale e tutto si regge su quei pochi sorteggiati con cui identificarsi perennemente, trasformando la vita sociale in una specie di lotteria in cui consumare tutte le proprie aspettative. homo democristianus

by giancarlo sarstoretto

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