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PREMIO LUCIANO VICENZONI 3a EDIZIONE

10 Novembre 2017

Si parla tanto di commedia italiana in crisi che non incassa più, lo dice con convinzione il regista Enrico Vanzina, perché si ritrova in una tavola rotonda a discuterne cn Francesco Massaro, regista, Francesco Bonsembiante poduttore, e il critico Denis Brotto.

Ci dice Denis Brotto che una volta la commedia italiana per cui andavamo forti nel cinema, rappresentava dei veri conflitti, poi c’è stata una specie di omologazione e la commedia non era più cosi efficace e capace di attrarre la gente al cinema .

Però giustamente ribatte Vanzina, rappresenta il genere più importante del cinema italiano con in testa l’ineguagliabile Germi e quella commedia ha gettato un grande sguardo sulla società nei suoi vezzi e vizi, ogni nazione europea ha le sue caratteristiche di commedia, ad es. quella francese è sofisticata, l’inglese è black, la spagnola più sarcastica, l’italiana ha un retrogusto amaro, ma tutte prendono corpo dalla commedia viennese degli anni ‘30, i cui grandi autori emigrarono in America per evitare il nazismo, lanciando la grande commedia Usa.

La commedia italiana come detto, parte da un soggetto drammatico, abbiamo un esempio in un film di Mario Monicelli e in Steno: “GUARDIE E LADRI” un dramma trattato con leggerezza, ma rappresentato con coinvolgimento comico, anticipa i temi della nostra società, coivolge grandi attori, grandi sceneggiatori.

Questa commedia italiana dopo la stagione del neorealismo tra gli anni ‘50-’60 e ‘70 ha furoreggiato tra il pubblico, raggiungendo un grande successo, attenzioni e premi cinematografici, invece poi negli anni ‘80 è stata superata da Celentano e Pozzetto, e rappresentava un ritorno ai “telefoni bianchi”, rimane sganciata dalla realtà e i personaggi diventano stereotipati.

In mezzo arrivano talenti come Verdone, Nuti, Benigni, Troisi, che però lasciano fuori i grandi sceneggiatori e registi, (fanno tutto da soli) con film autoreferenziali, parlano di loro stessi, si autodirigono con uno sguardo della realtà egocentrica, infine continua Vanzina, “arrivano i miei film come “ECCEZIONALE VERAMENTE” mettendo insieme cast compositi, “SAPORE DI MARE” che raccontava l’Italia riaprendo la possibilità di fare i film sulla realtà, ma tanta ideologia ossessivamente presente in quegli anni spinge a fare film d’autore, solo alcuni si salvano come Virzi che entra nel campo della commedia amara e operaia che trae dal sociale, mentre Genovesi per parlare d’oggi, è uno degli ultimi, (non si capisce il senso) ma non c’è un’immagine dell’Italia che viene rappresenta dai giovani autori: è una commedia sempre uguale a se stessa, con gli stessi attori che girano eternamente lo stesso film dove si parla sempre d’amore cn i soliti prevedibili effetti.

L’analisi di Vanzina è nettamente commediocentrica, il grande cinema non è certamente frutto di una ideologia (magari di sinistra) e molto spesso rifiuta i canoni della commedia, ma d’altronde noi siamo un popolo di commedianti e la comedia ci “riflette”.

Non ha parlato di Moretti, ma è da comprendere tra gli autoreferenziali, attualmente ribadisce, la commedia sta così così, incassa poco, il bello è che tutti i ragazzi non sembrano capire quello che funziona in Italia e continuano a mandare soggetti di film (di genere) che ormai possono essere prodotti soprattutto in Usa.

Interviene laconicamente Francesco Bonsembiante: “purtroppo abbiamo poche sceneggiature valide, la maggior parte sono mediocri e la gente non va più al cinema”.

Lo interrompe Vanzina che snocciola dei dati crudeli sugli ultimi incassi: i film italiani hanno incassato in tutto 6 milioni, “It” tratto dal grande libro di Stephen King, il film Usa, in pochi giorni ha fatto altrettanto.

Francesco Bonsembiante non può parlare che del suo film visto che tutto il resto è deprimente: “L’ORDINE DELLE COSE” di Andrea Segre, ha avuto 500.000 euro dal Ministero (ah però mica pochi, ma era una grandissima sceneggiatura- aggiunge) e € 600.000 dalla Rai, un bel film che però in sala ha incassato meno di 300.000 euro.

Il Bonsembiante ritorna sulle sceneggiature che gli arrivano: “sono scontate”: “noi alla Jole Film ne leggiamo 40-50 al mese.

Dopo Bonsembiante abbiamo Francesco Massaro e purtroppo ci dice una triste verità che in questa sala capiscono in pochi: la Tv rovina il cinema perché condiziona tutte le storie, ma con tutte le scuole di cui siamo dotati come mai abbiamo sceneggiature così mediocri? Sono le scuole che sono mediocri, verrebbe da dire?

A parte il fatto che le scuole costituiscono un grosso business, si spendono grosse cifre per i tanti corsi forse succede questo dice il regista perché gli autori ci arrivano troppo presto, dovrebbero accumulare esperienza al di fuori, spesso manca il fuoco creatore.

Certo se manca nessuna scuola te lo può dare anche se le fai tutte. Poi Brotto parla del regista emiliano Zanasi con il bel film “NON PENSARCI” che però è molto scaduto quando è diventato serie televisiva.

Risale in cattedra Vanzina tratteggiando il grande sceneggiatore Vincenzoni: “Luciano che cucinava per Billy Wilder, è un onore per me organizzare un concorso in suo nome”, cmq aggiunge Bonsembiante: “i soggetti vincitori verranno letti anche da una rete di piccoli produttori locali”.

Poi interviene Luigi Cesaroni l’organizzatore che ha tenuto i rapporti tra i giovani autori e la giuria.

Altri della giuria: Ettore Caniello che dirige un festival “in cui gli sono giunti + di 3.000 video”, Nicola De Cilia che ultimamente ha scritto un libro “Scandalo Bianco”, Chiara Andrich di Sole.Luna Doc. Festival, Lorenzo Reggiani critico, Francesco Targhetta poeta, Teresa De Gregorio funzionaria regionale

Sono stati letti 107 soggetti di cui 92 a tema libero, 15 di ambientazione veneta, 14 finalisti sezione generale e 3 sezione veneta e abbiamo così i due vincitori: Paolo Ruggieri legge le motivazioni. Il primo, Giulio Rizzo ha già vinto da poco il premio Solinas e quindi è confermato come scrittore cinematografico di belle speranze, il titolo della sceneggiatura: 13/BARRATO e Gianni Bigato che ha scritto un soggetto per la sezione veneta dal titolo: “LA SERENISSIMA RIVOLTA”.

Brindisi finale con selfie istituzionale, tra il sindaco Manildo e l’assessore Franchin, il quale ha fortissiamente voluto questo premio, siamo a Treviso.

Gian Sart

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