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1 – TUTTI I NUMERI DEL CINEMA ITALIANO

17 Aprile 2013

FINANZIA UN FILM VINCI UNA CASA

Si è svolta ieri  nella biblioteca “Crociera” presso il Mibac di via del Collegio Romano, il convegno annuale a cui hanno partecipato Riccardo Tozzi, presidente delle imprese cinematografiche (Anica), Angelo Barbagallo presidente dei produttori, Richard Borg, presidente distributori, Nicola Borrelli Direttore Generale per il Cinema (Mibac) e Antonia Pasqua Recchia, come segretario generale del Mibac. Insieme hanno dato tutti i numeri del cinema italiano

Ecco i numeri: i film italiani prodotti nel 2012 – compresi i documentari – sono 166, di cui 36 coprodotti con altri Paesi esteri, 16 in stato minoritario e 20 maggioritario. La produzione è pari ad un investimento di 500 milioni di euro, 350 a capitale italiano e 150 straniero  (pari a 5 film di successo americani). 36 di questi 166 film hanno un costo massimo di 200.000 euro e qui una gaffe spaventosa di Borrelli e Barbagallo, il primo ha detto che sono poco culturali e il secondo che non valgono praticamente niente da un punto di vista  tecnico,  e che sono prodotti indipendenti di scarsa qualità.

Tiè cinema indipendente che ti autoncensi perché pendi poco. E i documentari dove li mettiamo? Probabilmente sono quasi tutti documentari per i quali si spende una cifra molto inferiore rispetto ai film di fiction, possibile che non lo sappiano! In secondo luogo se questo è il pregiudizio verso film a basso costo che hanno la stessa dignità di ogni altro film, non conviene più dire (parlo dei loro autori) che costano poco (magari con orgoglio) altrimenti le loro idee non varranno niente: costano poco!) Quindi per loro sarà sempre chiuso il mercato e potranno essere utilizzati solo in rete (e li non si fa un euro neanche per sbaglio).

25 film costano tra i 200.000 euro e gli 800.000, quindi sono a low budget, insieme agli altri 36, fanno 61 film, mentre quelli che superano 800.000 fino a 3.500.000 sono 44, maggiore di € 3.500.000 sono 24 per cui alla fine dei 129 film completamente prodotti in Italia, 68 sono quelli validi secondo i nostri due e gli altri non contano niente, non hanno detto questo ma l’hanno pensato, per far capire come l’Anica e il Mibac giudicano il cinema indipendente a basso budget, ma poi interviene Tozzi a confermare che si fanno i film sempre più a meno soldi, che tristezza per il cinema italiano, ma dico io, se la distribuzione praticamente non esiste, come si fa a spendere un sacco di soldi e pensare di recuperarli? Chi ce li dà, lo Stato a sfondo perduto.

Mentre sempre più significativo è l’apporto del Tax Credit esterno, (79 film finanziati) con la possibilità per gli investitori non di cinema, di finanziare dei film avendo in cambio le agevolazioni fiscali pari al 40% del capitale apportato, che  è in scadenza al dicembre 2013 e non si sa se verrà rinnovato. Se non lo fosse, creerebbe ulteriori problemi al settore e tutti vorrebbero invece che fosse un provvedimento stabilizzato.

Di questi 166 film, 56 sono stati finanziati con un contributo per interesse culturale, se vediamo le cifre corrispondono ai film prodotti in Italia e ritenuti validi cioè 68, esclusi i film autoprodotti che non hanno ricevuto una lira: 19 finanziati come opere terze e 37 come opere prime e seconde, 7 film hanno avuto un sostegno europeo di Euroimages (coproduzioni). Se vediamo invece le delibere del 2012 per film che verranno conteggiati nel 2013 o 2014 ci sono stati 35 film per opere terze e 51 film per opere prime e seconde.

Secondo i produttori, vengono spesi troppi soldi per le opere prime e seconde e pochi per le opere terze, in particolare Tozzi afferma che i diritti di antenna (il finanziamento delle televisioni dei film) di Rai e Mediaset, sono diminuiti del 50% (comme apporti individuali) e questo comporta un budget molto più basso e problemi di reperimento di altre risorse.

Si assiste così ad una frammentazione di risorse, film fatti male destinati al fallimento. Borelli del Ministero difende il finanziamento delle opere prime e seconde che devono far emergere nuovi talenti, però poi Tozzi controbatte che la maggior parte di questi non arriva alla opera terza, (forse qualcuno non sceglie bene chi e cosa finanziare) quindi lanciare tanti giovani  significa anche illuderli per un mercato che non c’è (questa si che è tristezza!).

Barbagallo che non è dammeno in fatto di tristezza, nel suo intervento manifesta la paura dei tagli (qui non si mangia più) per fortuna ci sono le quote (l’obbligo delle tv a investire appunto con quote annuali sul cinema) qualcuno vorrebbe anche sulle fiction, ma se siamo sommersi dalle fiction! Mentre auspica che i contributi arretrati come fondi che lo Stato deve ritornare ai singoli produttori per effetto degli incassi che hanno fatto, vengano riconosciuti all’interno dei debiti pregressi della P.A., quindi non solo prestazioni o forniture ma anche contributi che cmq sempre crediti sono e che lo Stato deve onorare.

Borrelli constata che mentre un tempo il Mibac finanziava film che non erano visti, oggi invece finanzia film che vengono visti (ma aggiungiamo noi, anzi io, quando sono commediette, non dovrebbero essere finanziati – dov’è l’apporto culturale?). Cioè il Ministero si è più indirizzato verso il mercato anche per effetto delle campagne di stampa come quelle de IL GIORNALE di qualche anno fa in cui si diceva che vengono finanziati film amici degli amici, che non incassano una lira. Di questa acqua qua come direbbe Bersani, Veltroni ne sa qualcosa. (Continua)

giancarlo sartoretto

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