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1 – TUTTI I NUMERI DEL CINEMA ITALIANO/3

19 Aprile 2013

FINANZIA UN FILM VINCI UNA CASA

Continua Tutti i numeri….

Interviene Sciarra dei 100 Autori (associazione sindacale dei registi famosi) e con linguaggio “misterico” da adepti, dice che bisogna criticare il colosso Usa come se non lo sapessimo, si raccomanda un reintegro del Fus, (grazie al cavolo chi non lo vorrebbe) il rinnovo del Tax Credit (auspicabile da chiunque) e un sistema di incentivi per le sale rispettando le quote europee. Il cinema italiano ha meno soldi rispetto a quelli che servono, bisogna trovare i soldi con la vendita delle frequenze televisive, ma una parte di quei soldi devono andare agli autori (non si capisce come, (della serie ci dividiamo il gruzzolo). Per finire dice che mancano al tavolo delle trattative chi sta facendo attualmente un grosso business (Chi è?).

Un altro intervento difende il cinema d’essai: è importante lavorare sui giovani anche per effetto delle nuove tecnologie.

Un giornalista chiede come mai l’uscita di 7 film italiani tutti insieme, non costituisce  un  massacro?

Risponde Barbagallo dicendo cripticamente che siccome non li vuole nessuno, mettendo insieme pubblico, sale, distributori, è meglio levarceli come il mal di denti anche perché una ragione c’è: concorrere al David di Donatello, che per i film è senz’altro più bello. Barbagallo: “col mio film (di Lo Cascio ndr) giriamo nei vari festival, secondo gli esercenti il film ha qualcosa di troppo complicato per la sala cinematografica, io replico leggermente  indignato, ma se lo capisce anche mio figlio piccolo che non frequenta le sale cinematografiche?!” Della serie: Il pubblico ci manca e sul ponte sventola bandiera bianca. Che dire?  Si parla sempre dei propri film in evidente conflitto di interessi, così non si fa politica cinematografica, ma tant’è l’Italia costuma così.

Risponde De Laurentiis: la restrizione del mercato è dovuta alla Pirateria, ci vuole un mercato più protetto e Lucisano il capo della IIF, inveisce: ma dove sta il Ministero, manda i suoi funzionari in vacanza in giro per il mondo ai vari festival col pretesto di interessarsi di cinema? Qui interviene quasi sdegnata per l’accusa, la Pasqua Recchia. Noi non andiamo in vacanza, siete voi che volete sempre soldi da noi (e allora lasciateceli godere in qualche viaggio). Altro problema è che la Rai non programma i suoi film italiani con un orario certo. Interviene dal pubblico Mario Mele, critico cinematografico, che appunto critica arrabbiandosi che c’è troppa pirateria, assistiamo ad un crollo dell’84% del guadagno, bisogna passare alle sanzioni, il video demand è ridotto del 20% mentre si registra un analfabetismo cronico di ritorno del cinema in pieno declino del Paese. Che disastro!

Tozzi gli dice di non agitarsi troppo, perché per tanti la pirateria non è poi così grave in quanto manifesta – secondo certi intellettuali (e registi che si nascondono – aggiungo io) – la libertà di espressione in rete. La proprietà non è più un furto.

Anche Barbagallo sempre più affranto, quasi piangente,come un salice,  parla di un calo del 30%.

Poi è la volta di un giovane emigrato in Francia che esalta gli aiuti francesi (noi sembriamo una colonia) li si parla di 800 milioni di investimenti ed esistono vari aiuti, sia per lo sviluppo delle sceneggiature, che per lo sviluppo dei film, ma le commissioni sono di professionisti dello spettacolo statali e non governative, un modo edulcorato per dire che non sono in mano ai partiti come in Italia. Difatti è stato subito tacciato come provocatore dalla Pasqua Recchia che deve salvaguardare le logiche partitiche.

Un giornalista chiede a Tozzi di una piattaforma online di cinema via internet, organizzata dall’Anica che può reperire facilmente i film dei vari produttori, ma Tozzi nicchia, sembra che non ne sappia proprio nulla.

Per quanto riguarda le sale, 3150 sono già digitalizzate e 1449 no, di cui 356 monoschermi (sale a rischio) 156 2 schermi, altri centoecc. 3 schermi, 102 a quattro schermi, 221 a 5-7 schermi e 219 più di 7 schermi.

Interviene la Pasqua Recchia per una doverosa difesa d’ufficio circa l’attività del Mibac, aggiungendo poi alcune considerazioni prettamente ministeriali:

  1. C’è la paura di accantonamenti sui capitoli di spesa operati dal Sicoge del Mef (Sistema di contabilità telematica del Tesoro) che vuol dire tagli improvvisi (si sta sul chi va là);
  2. bisogna onorare gli impegni fuori bilancio, cosa vuol dire? Gli impegni dovrebbbero essere sempre previsti nel bilancio, è che non c’è la cassa per pagarli, cmq si tratta di prestazioni e forniture fatte al di fuori degli impegni di bilancio (per motivi non programmabili) debiti che dovranno essere riconosciuti (da estendere eventualmente anche ai contributi);
  3. i talk-show sono tossici, si invitano tra di loro (i politici) a spese nostre;
  4. gradimento del pubblico (manipolato) fino a che punto è veramente tale?
  5. occorre ribadire la linea culturale, il monitoraggio delle opere prime, no alla distribuzione dei fondi a pioggia;
  6. no alle spese improduttive del Mibac per la presenza di fastidiose lobbys;
  7. l’ innovazione tecnologica è indispensabile;
  8. sale di prossimità come luoghi di aggregazione, le multisale ormai crescono nei centri commerciali (le monosale dovrebbero crescere dentro ai centri sociali, non è una cattiva idea, aggiungo io) ma dove sono i centri sociali?;
  9. per la Pirateria bisogna passare alle sanzioni attraverso un impegno politico trasversale e sconfiggendo la demagogia;
  10. promozione del cinema italiano all’estero con gli Istituti di Cultura, (ma quelli dicono che non hanno soldi e allora che ci stanno a fare funzionari pagati 10.000 euro al mese? (E’ meglio chiuderli)

Quindi diamo credito a questi dieci punti, considerati dal Segretario Generale del Ministero, ma se vogliano far rinascere il cinema italiano secondo me bisogna puntare, (come ho detto in un altro articolo) sul decentramento del finanziamento). Altrimenti i pochi, la casta del cinema, fanno come gli pare e mangiano solo loro.

giancarlo sartoretto

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