1 – UN ALTRO MUSEO A CINECITTA’? NON E’ POSSIBILE!
21 Luglio 2014Cinecitta’
potrebbe diventare un posto da museo del cinema italiano, così pensa il ministro Dario Franceschini, un luogo multimediale e attrattivo anche per i giovani; l’occasione per esternare questo intento, come ci dice Edoardo Sassi su “Il Corriere della Sera”, sono stati i 90 anni di “Luce” in mostra: si tratta di un suggestivo “C’era una volta l’Italia” una sorta di immenso affresco-ritratto della nazione attraverso una selezione di straordinarie immagini e video conservate negli archivi dell’Istituto fondato nel 1924 come “L Unione Cinematografica Educativa” da cui l’acronimo Luce (a quei tempi bisognava educare la gente alla rivoluzione fascista e il Luce era uno dei suoi strumenti di propaganda) e tutto questo materiale, un allestimento costruito come una scenografica gigantesca, capace di restituire via via un mondo sparito di storie, volti, luoghi oltre che interessante, risulta a volte struggente come un vecchio album di famiglia con le pagine delicatamente girate.
Ma se il Luce diventasse il fulcro di un museo multimediale e Cinecitta’ divenisse ESCLUSIVAMENTE un luogo di memoria degli ultimi 90 anni, vuol dire che il cinema è già morto e sepolto, che piano piano si sta trasformando in qualcosa d’altro, peraltro questa soluzione fa il paio con il desiderio di una speculazione con tanto di resort di lusso da costruire in altri spazi interni di Cinecitta’ e sfruttare luoghi della memoria dei tempi che furono, da far vedere ai turisti.
Quindi il Cinema -Museo è un modo per uccidere definitivamente il cinema nel suo luogo sacro Cinecitta’, con tanto di legittimazione della speculazione immobiliare attraverso l’integrazione di quello a “ cielo aperto” costruito magari su finti teatri di posa.
Io penso quindi che sia una grande “stupidaggine” e in linea con la “morte annunciata” del cinema, dell’esaltazione del come eravamo e non del come siamo (messi male) oggi in cui il cinema vivo arranca nel mare magnum del “cinema unico” quello delle commedie tutte uguali a se stesse e dove anche gli studi di Dinocittà dono stati trasformati in un parco tematico peraltro con duecentocinquantamilioni di euro investiti.
Siamo sicuri che ritorneranno (spero che abbiano fatto seri studi di marketing).
E’ questo che vogliamo o invece una Cinecitta’ della produzione indipendente a costi competitivi aprendo il mercato non solo alle solite commedie ma anche al cinema di genere italiano?
Ma che te lo dico a fare? Sembrano tutte cose ovvie eppure ormai il “cinematografaro” non le dice più, perché esausto come l’olio vecchio delle auto, di ripetere cose giuste, sensate e razionali.
Oggi i film italiani che hanno incassato sono tutti spaventosamente simili e riguardano soprattutto le commedie, invece i film drammatici, melodrammatici, horror, poliziotteschi, thriller, fantastici, sociali, documentari, rimangono al palo, e dopo esser stati prodotti non vengono ben distribuiti “vivendo” dentro ad una sorta di “confezione” povera, senza promozione.
Rimane il fatto che la politica però, soprattutto quella istituzionale, non dovrebbe incoraggiare la museificazione del cinema e la stessa Cinecitta’ non dovrebbe tirare a campare…questo a dire che anche la ns politica non è capace di alzare più niente se non i costi del suo mantenimento.
Cosa ci dice il maestro Georgiano OTAR IOSSELIANI in una sua intevista su Cinecitta’ News: – che il mercato è peggio della censura per “la tragica caduta di qualità e mancanza di pensiero del cinema contemporaneo pieno di clichè….il pubblico oggi allevato da Hollywood è abituato allo schema banale in cui il male è sempre sconfitto dal bene proprio l’opposto di quello che accade nella realtà”.
E di cui la Rai è degna rappresentante in Italia con le sue fiction rassicuranti ed “educative” da rivoluzione “catodica”, che te lo dico a fa? Come le ultime polemiche ci rivelano.
CORRUZIONE DEL GUSTO insieme alla CORRUZIONE DELLA SOCIETA’ e quando la corruzione si diffonde bisogna ammazzare il vitello grasso…in senso simbolico ovviamente…
Infine il ns grande Georgiano ci dice che preferisce non fare film piuttosto che ritornare in Georgia e prendere denaro dal Governo che potrebbe essere utile ai giovani autori…anzi non sarebbe morale…la ns generazione del cinema non l’ha mai pensata così, che sia poco morale?
giancarlo sartoretto