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1 – AL VIA LA CEMENTIFICAZIONE DI CINECITTA’

7 Gennaio 2014

Ci dice Gabriella Gallozzi sul’Unità di qualche settimana fa: quasi un anno dalla firma dell’accordo seguito alla durissima vertenza di cinecittà studios culminati con l’occupazione degli storici stabilimenti, tutti i buoni propositi messi in campo si sono arenati. l’IDEA DI CEMENTIFICAZIONE CONTINUA….

La sinistra ha fatto la sua bella figura, si è esposta nell’occupazione simbolica contro la cementificazione ha messo incampo le sue armi…intanto è passato un pò di tempo, colmati i clamori, i bravi sinistrorsi mediatici occupati in altri vicende, e alla fine ritorna la sagoma come in un film horror di lui panzerotto cicciotello, che lascia l’ombra come nelle scenografie espressioniste. Chi è questo lui? Ricorda un albero sempreverde, come il suo potere? Un buono pasto alla mensa di cinecittà per chi indovina.

Se non si fa nulla per attrezzare e rimodernare gli stabilimenti nessun rilancio sarà mai possibile spiega Alberto Manzini della Cgil e i tavoli di lavoro al Mibac intanto sono saltati…e come in un film metafisico sopravviene il silenzio che adesso si avverte camminando tra i viali di cinecittà, un silenzio pieno di solitudini e attese, la gente sembra muoversi in punta di piedi, le auto tra i viali corrono silenziose, dovrà succedere pur qualcosa? Uno scoppio improvviso, un rumore vilento, un grido umano, no tutto rimane metafisico, Cinecittà una grande piazza dechirichiana, perfino il cerchio (raffigurato nel quadro) gira muto nell’erba prendendo però velocità come in un film horror già troppe volte visto.

Stallo totale o smobilitazione? L’Abete non paga l’affitto degli Studios da molti mesi, anni addirittura, mentre chiede al Mibac -che gestisce il luogo – la riduzione del canone (attualmente di due milioni settecentomila euro annui) mentre lo stesso marchio di Cinecittà a quanto sembra, ha fruttato al gruppo imprenditoriale & co. oltre 600 milioni di fatturato, allora perché non cambiare locatore se lamenta una perdita del 70% dal 2009-2011, vuol dire che non sa impiegare al meglio lo stabililmento, mica è obbligatorio che sia quel gruppo industriale a gestire Cinecittà, ci saranno altri grossi produttori di cinema o industriali? Bisogna dire che in questo senso non aiuta certo la recente digitalizzazione delle sale per cui i laboratori di sviluppo e stampa sono in uno stato di abbandono come la pellicola, ma a nostro parere Cineccità doveva accorgersi prima di questo cambiamento tecnologico e magari percorrerlo in anticipo, ma chi comanda sembra sia più interessato ai parchi a tema con tanto di montagne russe e con l’intento di far diventare i tecnici dei bravi giostrai.

Se così è allora dobbiamo recitare, in una specie di de profundis, l’omelia C’ERA UNA VOLTA LA HOLLYWOOD SUL TEVERE quella che aveva promosso il cinema dei grandi autori, ma anche di peplum, western, horror e poliziottesco all’amatriciana, cinema proiettato nelle sale dei quattro angoli del globo, come dice Francesco Prisco su IL SOLE 24 ORE.

Oggi come tutti sanno, il peso specifico del cinema italiano è nettamente diminuito anche perché rispetto agli anni ’60 è cambiato il mercato con un sempre più netto strapotere dell’industria americana e la crescita di cinematografie locali che fino a quarat’anni fa non esistevano. Oggi di fronte a questa caduta libera le istituzioni cinematografiche italiane cercano di rattoppare alla meglio puntando a rilanciare l’export verso i Paesi emergenti e incoraggiando in contemporanea gli investimenti sul suolo italico tramite il tax credit. Si riuscirà nell’intento?

Le tre chiavi di lettura nella consistenza attuale del nostro cinema sono l’export, le coproduzioni e l’attrazione di investimenti.

Sul primo versante afferma Francesca Medolago Albani citata nell’art. di Francesco Prisco, muoviamo poco, 10 milioni di euro all’anno, proprio ‘na miseria, segnali incoraggianti si percepiscono invece sul fronte delle coproduzione, nel 2012 l’Italia ha partecipato a 37 film in partnership contro i 23 del 2011, con 156 milioni investiti dagli stranieri delle cooproduzioni, mentre nel 2012 sono 14 i film stranieri girati in Italia che hanno chiesto di accedere al credito d’imposta per un investimento di altri 84 milioni, in questo caso agisce il tax credit grazie al decreto legge Valore Cultura di qualche mese fa, convertito nella legge 112/2013, che ha dapprima riportato gli incentivi fiscali a 90 milioni per farli salire a 110 a partire dal 2014.Ma questi interventi costituiscono un trend o sono episodici? E’ più facile la seconda che hai detto, cmq non disperiamo.

Difatti secondo Marino, il sindaco di Roma, la chiave è defiscalizzare per riportare le produzioni a Cinecittà. mentre il ministro Bray ha affermato che Cinecittà è parte del mosaico della città eterna…speriamo che non diventi un mausoleo in onore di un morto a cielo aperto come temono le maestranze.

I numeri ufficiali sui lavoratori di Cinecittà sono scritti nell’ultimo bilancio depositato da Cinecittà Studios il 31 dicembre 2012: 123 unità a tempo indeterminato, 3 nuove assunzioni, 5 dimissioni, un licenziamento, 7 cessioni di contratto e 5 addetti in media a tempo determinato.

Confrontando il dato con quello degli anni passati, emerge una lenta erosione anche del numero di lavoratori. Dieci anni prima, nel 2002, Cinecittà contava un personale di 246 unità, di cui 140 operai, 99 impiegati e 7 dirigenti. La crisi purtroppo morde e le tensioni sindacali, soprattutto negli ultimi anni, si sono acuite. Il 6 luglio del 2012 esplode una protesta più rumorosa delle altre; i sindacati indicono uno sciopero di cinque giorni, e Cinecittà viene occupata dai lavoratori, alcuni dei quali salgono persino sui tetti dei teatri di posa.

Alla fine dell’anno, il 21 dicembre del 2012, l’azienda sottoscrive un accordo di solidarietà biennale con decorrenza dal 14 gennaio 2013 fino al 13 gennaio 2015. L’accordo prevede una riduzione oraria del lavoro nella misura massima del 40% per la quasi totalità del personale. Rimane a Cinecittà Studios la possibilità di intervenire sulle ore lavorate in caso si manifestino nuove e maggiori esigenze produttive.

Ma il nodo più critico, attualmente, riguarda i circa 90 ex-dipendenti di Cinecittà Digital Factory (società del Gruppo costituita nel 2009 e specializzata nella post-produzione) che sono stati ceduti alla Deluxe, altro gruppo sempre attivo nello stesso business. Deluxe ha avviato un processo di razionalizzazione interna che l’ha portata a chiudere lo stabilimento di Mentana e a mettere in mobilità oltre 100 lavoratori. Una decisione industriale che oggi rischia di coinvolgere anche gli ex di Cinecittà Digital Factory.

giancarlo sartoretto

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