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3 – LA SINISTRA E’ RIMASTA INDIETRO

4 Febbraio 2014

Noi ribadiamo che nessuno deve rimanere indietro, aiutiamo la sinistra a sviluppare un percorso virtuoso in modo che si salvi dalla scomparsa, le andiamo incontro, nel deserto della politica.

Ecco dei principi con i quali può combattere assieme al Movimento 5 Stelle e riprendersi dallo smarrimento.
Non riesce più a sviluppare un progetto di cambiamento, almeno uno straccio di cambiamento, suoi adepti ce l’hanno sempre in bocca ma non lo trasformano neanche in cibo (se non per pochi) i loro dirigenti con pensioni d’oro e vitalizi a josa.
Un progetto di trasformazione che non può viversi dal di dentro per la presenza di gerarchie obsolete e molto spesso francamente ridicole, eppure la sinistra è suddivisa in dirigenti (quasi tutti piccolo borghesi) e gregari (operai e impiegati) un sistema elitario mutuato direttamente dall’ottocento, anche Lenin era un piccolo borghese ma era nato nel 1870.

I gregari di sinistra sono molto attenti al dibattito, informati su quel che succede, intransigenti con gli errori degli altri, con chi è fuori dal partito o dagli schemi che il gregario di sinistra ha adottato fin dalla gioventù, ma molto indulgenti con i propri compagni di partito, che hanno una “testa grossa così”, si sono fatto un “mazzo grosso così”, non vedi quanto sono intelligenti? come parlano bene, quando ci arriverai tu al loro livello, è inutile che ci provi.

In sostanza i dirigenti sono di una altra pasta, sanno parlare, sanno evitare, sanno star zitti quando è il momento, sono coraggiosi quando conviene, quando c’è il momento, questo mito del dirigente è preso direttamente dal concetto di partito rivoluzionario di Lenin, in un periodo storico in cui la polizia zarista poteva uccidere qualsiasi oppositore e per essere dirigente dovevi possedere un carattere di ferro e una scaltrezza unica per evitare tutti i traditori.

Il dirigente ha una funzione importante anche nella nomenclatura stalinista, perché è un portatore di “linea” tra il popolo e non deve farsi condizionare da qualche difetto fisico, da qualche problema psicologico, da qualche dubbio amletico, il dirigente deve sposare in pieno la certezza rivoluzionaria la dogmatica vincente e la fedeltà piccolo-borghese ai valori della famiglia che in questo caso diventa proletaria, che alla fine prevarrà e si creerà la rivoluzione anche questa proletaria.

Guai ad avere dubbi, diventerebbe debolezza (sempre) piccolo-borghese, il dirigente rivoluzionario è superiore a tutti gli elementi della classe da cui proviene, ha una moralità superiore, appartiene all’élite che però si confonde con il popolo, pur essendone estraneo nei costumi e nei comportamenti diventa amico esterno e il popolo li vede come soggetti preparati, superiori, ..nonostante il comunismo conclamato, perché sanno recitare i testi della grande letteratura, perché parlano in latino e perché hanno cultura, conoscono il teatro, l’arte ecc…il popolo a sua volta è abbastanza ignorante a parte qualche autodidatta.

E cosi è stato per buona metà dell’altro secolo, piano piano le cose si sono un po’ annacquate, i partiti socialisti perdono la loro purezza ideologica, fanno sparire le falci e i martelli al loro posto mettono personaggi come Craxi nella parte di falce che taglia l’erba del passato e Martelli nel ruolo di ragazzo di bottega e il compagno di base un po’ si stanca, vede che i dirigenti sono tutti arrivisti, che si disinteressano della Comunità e allora per rimanere nel ruolo di gregario comincia a chiedere favori su favori: i socialisti iniziano a tracciare la nuova strada, buttano la falce e il martello che rappresentava l’eredità di un passato ingombrante a volte filostalinista, si rappresentano come moderni partiti che difendono il lavoro e il progresso.

Abbiamo sotto gli occhi di tutti il fallimento del comunismo che si è dimostrato – anche se nelle sue diverse versioni – più o meno libertarie, solo una bella utopia impossibile da applicare tra gli umani di questa terra, perché dopo un po’ il cambiamento viene preso a cazzotti dalle ambizioni individuali trasformandosi in una burocrazia e una classe piccolo-borghese che finisce con il vessare il popolo. Mao che è stato un leader e un dirigente comunista illuminato ha detto che bisogna ribellarsi anche ai leaders stessi, portando di fatto il caos nella nomenclatura comunista (l’anarchia comunista) però in qualche maniera ha voluto dare una prova di onestà.
Noi oggi abbiamo a che fare con una sinistra ex radicale che teorizza la rivoluzione “scientifica”, cioè per parlare bisogna studiare tanta teoria, perché bisogna adoperare strumenti scientifici attraverso analisi sofisticate della realtà, appunto è tutta scienza per far sviluppare al popolo (masse spente) coscienza, attraverso la conoscenza dei propri mezzi, eppure incredibilmente alla fine tutto si è ridotto in una stanca ripetizione dei soliti rituali, la sinistra ha finito con l’incidere sempre il solito disco ripetitivo: masse, potere, dominio, demonio (versione cattolica), banche, monopoli, guerre del grande capitale, disarticolazione, aggregazione, principe collettivo, economia politica della Costituzione, coscienze separate, l’operaio sociale, partito non separato dalle masse, le masse non separate dal partito, argomenti su cui hanno speculato per decenni il fior fiore dei filosofi accademici trasformando le università in centri di coscienza comunista (diamo soddisfazione a quelli de IL GIORNALE) per cui il sapere alto è dalla parte dei comunisti che non possono non avere ragione, e si promuovevano convegni costruiti per la politica del cambiamento, e far crescere nuovi linguaggi contro quello dei padroni e avanti di questo passo.

Cmq bisogna conoscere la filosofia, e tutti a studiare filosofia, bisogna leggere Marx in tedesco per capire quello che veramente voleva dire, e tutti a a studiare Marx in tedesco per capire le contraddizioni principali e quelle secondarie, il rapporto tra socializzazione dei mezzi di produzione e contraddizioni in seno alle forze produttive, poi dopo un periodo di stanchezza, di oscillazione e di ricaduta verso percentuali da prefisso telefonico da parte dei partiti comunisti arriva lui, uno di Genova che ci dice che la politica non è una cosa complicata (la fanno complicata per dominarci avrebbe detto Brecht) basta essere cittadini e non delegare a nessuno, due mandati e poi basta con la politica dei professionisti che una volta erano ideologici e che adesso si nascondono dietro all’ideologia magari per farsi i cavoli di Bruxelles loro se non per arricchirsi, o entrare nei media e fare i vip ricercati non dalla polizia, che la politica non è una cosa complicata, che tutti i cittadini possono capirla…
Ma nooo non può essere così! E allora io tutta questa filosofia che ho imparato a fatica con termini complicatissimi e che oggi non è più di moda, a chi la insegno? No, non può andare assolutamente così, io potevo diventare un leader di sinistra mediatico, avere una grande influenza, magari quando sparavo una cazzata tutti mi ascoltavano estasiati, anzi riflettevano sulla mia cazzata come se fosse un alto concetto filosofico e tutte queste forbite analisi sono state elucubrate dal fior fiore di menti della mia generazione, che non hanno portato mai a niente, a cambiamenti, di costume, di forme, di desideri, e questo fatto ci fa dire, come mai l’intellettualità è così scaduta in poco tempo?…Non è possibile che succeda dopo che c’hanno investito intere generazioni sopra?! Ma, ma, ma dove andremo a finire!.
Purtroppo non avrei mai voluto essere presente a questa caduta libera: bisogna dirlo: il cambiamento non è mai avvenuto, neanche lontanamente o forse, forse, io sono, nel linguaggio comunista, un disfattista…. ai posteri….ori l’ardua sententia.

giancarlino

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